No tengo dinero
Tengo Scudetto, ma no tengo dinero!
No tengo dinero. Dopo la vittoria del 19° Scudetto, il vecchio hit dei Righeira è purtroppo tornato attualissimo in casa Inter.
Fatti i doverosi elogi a Suning, prima proprietà straniera a conquistare un titolo in Italia, per essersi affidata ad un establishment fantastico con Beppe Marotta, Lele Oriali, Antonio Conte e il suo staff che hanno reso finalmente vincente un’ottima rosa, ora è giunto il tempo di dare risposte certe sul futuro alle domande che da mesi chi segue l’Inter dalla notte dei tempi e ne ha cuore il suo futuro pone.
Da mesi vado dicendo e scrivendo: prima lo Scudetto, poi la chiarezza! Con tutta la calma del caso, per carità, magari rinunciando una buona volta a promesse impegnative e proclami impossibili da mantenere, da sempre una certa costante di questa proprietà, tornata finalmente a Milano e alla sua complicata realtà dopo sette interminabili mesi di assenza.
Tutti i Top Club hanno gravissimi problemi economici e hanno provato con un colpo di mano a cancellare i lunghi anni di malagestione con la Superlega. Ma è andata male. Anzi malissimo, per ora. Ci riproveranno, questo è logico, ma non in tempi brevi. In più, a causa del Covid, ognuno sta rompendosi la testa come fosse un salvadanaio ma non ci sono soldi.
L’Inter sta tentando la strada della collaborazione con i suoi ‘dipendenti’ più costosi, attraverso colloqui personalizzati perché rinuncino ai soldi spettanti, almeno a due mensilità, per le quali più avanti si vedrà. Secondo fonti piuttosto attendibili, a Conte non verrà proposto alcun taglio o dilazione.
Perché lui abbia già fatto sapere che non se ne parla neppure o perché dopo quello che ha fatto e quello che si ha in mente di chiedergli per il futuro non fosse proprio il caso, fate voi.
L’importante, come ho sempre detto, è parlare chiaro ai protagonisti e ai tifosi. Spiegare che più che fare programmi sulla seconda stella o lanciare assurde suggestioni di mercato come l’immagine della sagoma di Lionel Messi proiettata sul Duomo solo l’estate scorsa, qui per ora c’è da tirare la cinghia. Qui c’è da sperare di riuscire a confermare i big e di tenere Antonio Conte, che la proprietà l’ha vista ricomparire in carne e ossa con il Presidente Steven Zhang a Scudetto imminente dopo che per oltre metà stagione era stata, guarda caso, un’ombra cinese.
Conte, come ogni allenatore, sogna dopo questo straordinario Scudetto di completare l’opera vincendo in Europa ma credo che potrebbe pure accettare anche programmi più sobri, a patto che stavolta sia la stessa proprietà a metterci la faccia, senza chiedergli l’impossibile. Se il rafforzamento dell’Inter dovrà passare più da Dimarco e Salcedo, tanto per fare un paio di nomi a caso, che da Marcos Alonso e Kanté, lo si dica chiaramente. A lui, come ai tifosi. Non escludo che Antonio Conte, che ha già fatto capire di non morire dalla voglia di muoversi ancora, possa perfino trovare interessante il progetto di scovare altri Bastoni, tanto per fare il nome di colui che quest’anno si è distinto per crescita esponenziale più di ogni altro.
Certo, dopo un capolavoro come questo 19° Scudetto, tutto si aspettavano i giocatori, tranne di dover rinunciare a quel che gli spetta o di doverlo prendere chissà tra quanto tempo.
Inutile però continuare a perdere tempo in pistolotti moralistici: siamo tutti d’accordo che gli stipendi nel calcio sono esagerati, totalmente fuori logica con la pandemia, ma se a parole tutti dicono di rendersi conto della situazione mondiale, nei fatti è un’altra storia, soprattutto perché se noi umani abbiamo fatto tutti qualche sacrificio, chi fa calcio professionistico e non ha mai vissuto nel mondo reale, non so se sia davvero disposto seppure di fronte ad un’emergenza terribilmente reale come il Covid19 e che ha toccato pure loro, a tornare sul Pianeta Terra.
Onestamente non so come andrà a finire. So però che la rinuncia ai Premi-Scudetto da parte dei giocatori Campioni di Italia, come assicurato da qualche comico, non esiste proprio. E non tanto perché, a ben vedere non sia neppure giusto, ma perché non sarebbe comunque una rinuncia ma, ben che vada, un’accettazione a incassarli nei nuovi contratti per farli ricadere nel prossimo bilancio. E’ il caso di Bastoni, il cui Premio-Scudetto verrà spalmato sul prossimo contratto. Poi però ci sono tutti gli altri, con i contratti in essere e che dopo lo Scudetto in tempi normali sarebbero stati tutti rivisti verso l’alto.
Ma di quanti milioni ha bisogno Suning, che il socio di minoranza, che sia fondo o partner continua a cercarlo ancora senza trovarlo? Chi dice subito 30 e poi altri 50, chi dice almeno 70 e il doppio per un futuro davvero stabile. Non lo so. Non so quantificare. Non so neppure se e quali sacrifici in termini di calciatori dovranno affrontare. Basta solo comunicarlo ufficialmente e il popolo interista capirà. Si incazzerà, questo è sicuro, ma capirà. Da Campioni d’Italia, il petto diventa tricolore e si respira, anzi si sospira meglio.
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