Scudetto unico, anche per me!

20240428_235925Voglio partire dall’ultimo frame che ho davanti agli occhi di una delle più belle giornate vissute dall’Inter nella sua Storia.
L’ultima immagine sono io, per una volta, sul balcone di un mio caro amico, per nulla calciofilo, nel suo studio in Piazza del Duomo. Non a lato però, come la Terrazza21. dalla quale si è affacciata l’Inter, ma proprio di fronte alla Madonnina, beato lui!
In quell’attimo avevo appena concluso la mia cronaca dell’arrivo dei pullman dell’Inter in Duomo, in onda contemporaneamente su Telelombardia e sul mio canale Youtube gianlucarossitv. Dopo aver parlato a braccio per quasi sette minuti, mi sono visto riflesso nel vetro della finestra sul balcone. In quell’istante ho compreso di vivere in prima persona una pagina unica di Storia. Non fraintendetemi: veleggio verso i 60 anni, di cui 38 passati a fare il cronista televisivo e di trionfi dell’Inter ne ho raccontati parecchi, tra cui otto Scudetti. Ma questo è stato unico. Non solo perché è stato l’ultimo e perché ha coinvolto centinaia di migliaia di persone, ma per aver superato come intensità di vissuto personale persino il primo che avevo raccontato, sempre in giro per Milano, quello di Giovanni Trapattoni e dell’Inter dei Record 1988-89.
Il primo Scudetto, soprattutto se lo vivi da cronista a poco più di 22 anni, non si scorda mai, ma questo è stato ancor più bello.
Punto e a capo.
Più bello anche per le 13 ore in cui sono stato coinvolto in prima persona, senza risentire di alcuna fatica, dal pasillo de honor dello sportivissimo Torino prima della partita fino all’interminabile dopogara, seguendo in scooter i due pullman in parata da San Siro a Piazza del Duomo, fino all’alba di un nuovo giorno. Se chiudo gli occhi, rivedo ogni tappa e per brevità cito solo le principali: Piazzale Lotto, Piazza Firenze, Corso Sempione, l’Arena, Viale della Liberazione, dove si trova la Sede Inter che ha riunito un numero impressionante di tifosi, poi Piazza della Repubblica, Via Turati, Via Manzoni, Piazza della Scala fino a Piazza del Duomo. I due pullman ci hanno impiegato sette ore per arrivare al capolinea, ma chi c’era sa bene perché. A passo d’uomo? Eufemismo!
E siccome per una volta voglio parlarvi di me e di come l’ho vissuta, da Dio, ovviamente, vi racconto i tre momenti-clou che mi resteranno nel cuore per sempre. A costo di peccare un po’ di protagonismo, certo, ma anche l’ego ogni tanto vuole la sua parte.
Il primo momento è stato in Viale della Liberazione quando, impegnato in dirette televisive a raffica, ero perennemente circondato dal grande popolo di cui faccio anch’io orgogliosamente parte: il popolo interista!
Lì, tra un coro e l’altro, ognuno sempre più assordante, mi è tornata in mente la scena-cult de ‘Il Gladiatore’, quando Russel Crowe, alias Massimo Decimo Meridio, esclama: «Al mio segnale, scatenate l’Inferno!» Ho sempre sognato di trovare il contesto giusto per ripetere questa frase e così, a ogni collegamento, l’ho riproposta, divertendomi come un pazzo per la risposta sempre più coinvolgente del popolo interista, il mio popolo!
Prima di passare al momento successivo vi confesso che ad un certo punto ho temuto più che per me per i bimbi che quasi mi venivano lanciati tra le braccia, quasi per benedirli in diretta tv, manco fossi Papa Francesco: poco più che neonati, bimbi piccolissimi, infanti già nerazzurri! E ringrazio Dio che nel casino magno di abbracci, pacche e spintoni non me ne sia cascato a terra qualcuno.
Il secondo momento è stato sul balcone di Piazza Duomo: per farmi sentire nel frastuono infernale urlavo così forte nei collegamenti da essere riconosciuto dai tifosi sottostanti, in una piazza in cui non sarebbe potuto cadere uno spillo. Allora ho fatto anch’io la mia parte, prima che arrivassero in calciatori, arringando la folla a godersi il Trionfo.
Il terzo e ultimo momento sono stati tutti i sei minuti e 14 secondi del racconto in diretta e a braccio dell’arrivo dei pullman: chi lo ha visto in diretta e chi lo continua a rivedere sul mio canale YouTube mi ripete che ogni volta gli si accappona la pelle dall’emozione e, credetemi, per chi fa il mio mestiere da una vita, non esiste complimento più bello.
E quindi, oltre a viva l’Inter, Campione d’Italia DoppioStellata, stavolta dico Grazie Inter per l’emozione che mi ha fatto vivere!»
Perché più scrivo di getto e più mi rendo conto che tra gli otto Scudetti raccontati questo è proprio il più bello!