Inter Nos 18

Pubblicato su San Siro Calcio, mercoledì 8 maggio 2013

VIA TUTTI? IMPOSSIBILE – Ed eccoci alla terz’ultima recita di una stagione da dimenticare al più presto. Reduce da 6 sconfitte nelle ultime 8 partite, un ruolino di marcia da squadra-materasso in qualsiasi campionato, l’Inter ospita stasera a San Siro una Lazio appena rinvigorita dai cinque gol di Miro Klose nel 6-0 al Bologna. L’ultima cinquina in una partita di Serie A l’aveva realizzata Roberto Pruzzo in Roma-Avellino 5-1 nel campionato 1985-86.
Di buono per l’Inter c’è solo che peggio di così sarà difficile fare in futuro, dopo una stagione maledetta da tutto e che, a meno di clamorosi colpi di scena, vedrà i nerazzurri fuori da qualsiasi palcoscenico europeo, situazione che non si verificava dalla stagione 1999-00. I resti dell’Inter sono ormai allo sbando e i tifosi non vedono l’ora di calare il sipario su un’annata da non credere se non l’avessimo vista, il cui manifesto, come ha detto Milito, resta il gravissimo infortunio di Capitan Zanetti ed il bello è che, mentre El Principe lo ricordava, stava pure lui in infermeria insieme ad un’altra dozzina di compagni.
Soffermarsi nell’analisi stagionale solo su infortuni, sfortuna e decisioni arbitrali sfavorevoli sarebbe però sbagliato e riduttivo. Come e più dell’anno scorso, quest’anno si è lavorato troppo male per cavarsela con le scuse di rito. Si è lavorato male a tutti i livelli, in campo e in società, oltre che naturalmente sul mercato, sulla preparazione e a livello medico. L’augurio è tutto ciò possa servire di lezione per l’anno prossimo, imparando sulla propria pelle dagli errori a raffica per evitare di ripeterli in futuro.
Il ‘via tutti’ che in questi casi diventa la parola d’ordine di ogni tifoso comprensibilmente esasperato è però irrealizzabile. Non ci sono più i soldi per rivoltare la società come un guanto e fare tabula rasa comporterebbe tra dismissioni e liquidazioni costi non più sopportabili al giorno d’oggi. Resta impensabile stravolgere una rosa di 20 giocatori, ma è ancora più impensabile fingere che sia capitato tutto per caso.

IL NODO TECNICO – Per rifondare, da qualche parte bisogna pur cominciare. E visto che qui non si vendono merci, ma si gioca a pallone occorre occuparsi subito della questione allenatore. Con14 sconfitte l’Inter ha eguagliato i precedenti record negativi ma è ancora il tempo per batterli. E dopo ogni rovescio, il copione è sempre lo stesso: Stramaccioni si complimenta con gli avversari “affrontati regolarmente nel loro miglior momento di forma” e prova sempre a tirar su di morale se stesso e i suoi “perché per un tempo ce la siamo giocata alla pari”. Il giorno dopo, di solito, Moratti conferma sempre Stramaccioni “perché con tutto quello che è capitato, più di così lui non può fare”. Il problema è che cominciano a non crederci più nemmeno loro, i protagonisti, perché al di là di quest’ultimo periodo senza interi reparti, quest’anno l’Inter non ha mai mostrato un gioco convincente e nemmeno  un’identità, anche quando si sono vinte un po’ di partite.
“Il finale di stagione dignitoso” che aveva chiesto Moratti ha lasciato il campo all’abitudine alla sconfitta e anche a Napoli, contro una squadra senza dubbio più forte ma oggettivamente senza motivazioni enormi, visto che il secondo posto dei partenopei è virtualmente in cassaforte fin dal successo della Juve sul Milan, si è finiti sotto dopo soli 165 secondi di gioco. Ora, nessuno chiedeva a una squadra senza attaccanti di ruolo e con una panchina di tutti Primavera di battere il Napoli, ma intanto sette giorni prima si era perso pure col Palermo, che rischia seriamente di retrocedere e che ha incassato 47 gol a fronte dei 49 subiti dall’Inter!
Ovvio che in uno scenario del genere la fiducia più volte ribadita dal Presidente a Stramaccioni non venga presa per oro colato e che le voci sui possibili candidati alla panchina nerazzurra non possano proprio spegnersi: ai soliti Mihajlovic, Blanc e Mazzarri, ora si sono aggiunti anche Montella e Guidolin, ma oltre ad individuare una volta per tutte il tecnico della prossima stagione, c’è anche da rifare la squadra.

LA NUOVA INTER – Oltre ai cinque nuovi acquisti già perfezionati in largo anticipo, Andreolli, Campagnaro, Laxalt, Icardi e Botta, fuori sei mesi per infortunio, nella lista della spesa per la nuova Inter ci sono un difensore centrale, un laterale destro, un centrocampista e una o due ali offensive. Il centrocampista dovrebbe essere Nainggolan del Cagliari, un esterno offensivo potrebbe essere il Papu Gomez del Catania, ma continua a non essere considerato una prima scelta. Per il resto si sta sondando soprattutto il mercato dell’Est e contemporaneamente si cerca di capire se ci possano essere occasioni a prezzi di saldo sul mercato spagnolo.
A tal proposito, è bene precisare che a certe ‘bombe di mercato’ ormai non credono più nemmeno i sognatori più incalliti. Immaginare un’operazione che possa coinvolgere Handanovic e ora Fabregas, prima era Sanchez, è più che mai folle. Cesc Fabregas è costato quasi 40 milioni al Barcellona, che tra l’altro non risulta nella sua storia recente aver mai speso 30 milioni per un portiere. Quando hanno fatto un investimento pesante, a Barcellona, hanno sempre puntato su un calciatore di movimento, mai su un portiere. Con questo non è escluso che la recentissima missione di Piero Ausilio in Spagna non possa portare novità soprattutto per quanto riguarda qualche seconda linea del Barcellona, come il laterale destro Martin Montoya, chiuso in azul-grana da Dani Alves. Un altro potrebbe essere il difensore centrale Marc Bartra, ma bisogna capire su quali basi e con quale formula il Barcellona sia disposto a trattare, visto che ad acquistare certi giocatori in contanti l’Inter non ci pensa proprio. Anche perché non può permetterseli. A prima vista il mercato sembrerebbe procedere verso un modulo diverso da quello visto quest’anno, verso un 4-3-3 più equilibrato e Stramaccioni ha comunque partecipato attivamente alla prima fase della campagna acquisti. Intanto, da qualche tempo, si segnala, la scomparsa dai radar delle interviste di Marco Branca, anche in quelle pre-partita dove spesso e volentieri il dirigente nerazzurro compariva, almeno quando le cose andavano bene. Al suo posto da qualche mese parla sempre il vice Piero Ausilio. Che sia anche questo il segnale di un possibile divorzio? Difficile crederlo. L’arrivo di un nuovo dirigente, Leonardo è sempre bravo a proporsi, è quasi scontato, ma non per questo è sicuro l’addio di Marco Branca.

 

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