Inter-Napoli, day after tweet

Una volta il crucifige è per uno, una volta per l’altro, stavolta evidentemente per Nagatomo, protagonista di un infortunio tecnico simile a quello già registrato a Southampton in Europa League, ma comunque la rigiri questi non ne vincono una manco per sbaglio. Anzi, manco la pareggiano, malgrado la sventolata mezza settimana di ritiro per salvare la faccia davanti ai tifosi, manco fossimo alla gloriosa Cavese. Ormai anche i più recalcitranti avranno capito che il giocattolo si è rotto da un pezzo. Io che sono maligno, dico da Torino-Inter 2-2, quando i nostri baldi giovani, dopo la solita raffica di vittorie, hanno preso atto che il sostanzioso premio economico per il terzo posto non sarebbe mai arrivato, perché Roma e Napoli continuavano a non sbagliare un colpo. Poi da quando qualche ex giocatore mi confidò che in certe situazioni meglio ‘sentire’ un dolorino che prenderti i fischi di San Siro, non credo neppure più a certi infortuni, ma non sarà certamente il caso di Miranda, per carità. Fortunatamente, nella caduta dalla scala a Pioli, battutona (!), di pianerotto in pianerottolo, siamo quasi al piano terra. Stavolta però, dopo il disastro di Nagatomo, possiamo pure far finta che gli altri, incapaci di un tiro in porta e di nulla che mi ricordi, a parte qualche sgroppata solitaria di Candreva, non siano poi così colpevoli, a cominciare da Joao Mario, oltre 40 milioni di costo ma non di proprio di temperamento. Il portoghese ha sempre la giustificazione di essere fuori ruolo anche quando non stoppa un pallone manco  per sbaglio, perché ora pare che il pallone rimbalzi meglio nella propria zona preferita. Non salvo nessuno, se non Handanovic, di cui qualche ebete continua a dubitare: senza di lui, anche stavolta, sarebbe finita peggio. In ogni caso, tolte le minoranze, 47.043 spettatori con la Sampdoria, 79.341 col Milan, 57.075 col Napoli: i veri ‘eroi’ di questa ennesima disgraziata stagione interista sono i tifosi, che non ascolto da ‘dirigenti’ senza la benché minima idea di come possa funzionare un club calcistico, ma ai quali va la mia massima ammirazione per la loro incrollabile passione, anche verso chi non la merita. Questa sconfitta in realtà mi dà meno fastidio di tante altre, perché il Napoli è chiaramente superiore, costruito meglio e più collaudato. Non è un caso che sia l’unica squadra, come mi ricorda lo statistico Pasquale Somenzi, alla quale l’Inter quest’anno non ha segnato un gol. Sinceramente non ho altro da aggiungere su questa partita perché, anche rivedendola, non vi è nulla che mi abbia colpito se non la sciatteria con cui ci si trascina in campo aspettando la fine del campionato. Pioli, dopo aver dato le dimissioni, respinte, ha preso ovviamente a ‘delirare’ in conferenza-stampa ma è un film che ho già visto con Mazzarri, Stramaccioni, Ranieri e con chiunque dopo qualche mese all’Inter sembra sempre invecchiato di cinque anni. In ogni esistenza bisognerebbe darsi degli obiettivi, anche minimi, ma credo di scrivere al vento. L’obiettivo potrebbe essere quello di provare ad arrivare almeno a pari punti col Milan ritrovandosi davanti ai cugini per miglior differenza reti, come da regolamento, ammesso che i nostri non riescano nell’impresa di prendere una decina di gol nelle ultime quattro partite. Sarebbe comunque opportuno andare in Europa League, anche attraverso l’ultima porticina disponibile, un po’ per dimenticare lo scempio dell’edizione di quest’anno, un po’ per dare uno schiaffone a quella mentalità stupida e italiota per cui meglio non fare l’Europa se non è Champions, come se restandone fuori fosse scudetto sicuro il prossimo anno. Un modo di pensare che ormai non dovrebbe aver cittadinanza nemmeno nei più infimi bar di periferia, ma che invece vede allineati molti soloni dell’informazione nostrana. All’estero ci ridono dietro.  L’altra gettonatissima opinione è che cominciando troppo presto l’Europa League, manco fosse per sorteggio, si perderebbero i soldi delle ricche tournée asiatiche o americane. Eppure si potrebbe tranquillamente andare coi titolari, come da contratto, a prendere i soldi dai cinesi o dagli americani oltre ai soliti 5 o 6 gol dal Top Club Europeo di turno e mandare riserve e Primavera ai primi turni di Europa League in Turkmenistan. Tanto, si dovesse uscire subito, sarebbero tutti contenti comunque. Ci vorrebbero allora due allenatori? Perbacco, ce ne vengono in mente tre o quattro a settimana, sarà mica un problema ingaggiarne due al volo! Mal che vada, li si caccia dopo sei mesi.  Come prima, più di prima…t’amerò!

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