Inter Nos 4

Pubblicato su San Siro Calcio, domenica 19 ottobre 2014

IL PUNTO TECNICO – In una manciata di giorni è cambiato il mondo! Alla vigilia della quinta giornata l’Inter veniva accredita come sicura pretendente al terzo posto finale alle spalle di Juventus e Roma. Solo una settimana dopo, complici le due pesanti sconfitte consecutive con Cagliari e Fiorentina, la squadra nerazzurra si è ritrovata decima in classifica con sette gol sul groppone in due partite, altro che miglior difesa, attacco atomico, Mazzarri finalmente leader e via sognando.
In campo ognuno ha preso ad andar per conto suo, con tanti bei saluti al muro dei buoni propositi inaugurato quest’estate ad Appiano!
Cosa sia successo all’improvviso resta un mistero, ma i rumours non sono mancati. Gole profonde hanno raccontato di un duro confronto tra Mazzarri e la squadra proprio alla vigilia della trasferta a Firenze, con alcuni giocatori che avrebbero preso le distanze dal percorso tecnico-tattico intrapreso, anche e soprattutto sui metodi di preparazione. E con quello che poi si è visto a Firenze, in effetti c’è poco da stare allegri.
Ora, passata la bufera, meglio darsi tutti una bella calmata e tenere i nervi saldi.
Beppe Baresi ha provato a ricomporre la frattura tra tecnico e squadra, perché la situazione non può così irrecuperabile già ai primi di ottobre, a nemmeno un sesto di stagione.
Purtroppo il rapporto tra Mazzarri e l’Inter, inteso come ambiente, non è mai scattato e probabilmente non scatterà mai. L’estate scorsa sarebbe stato opportuno non allungare il contratto del tecnico di San Vincenzo, ma ormai la frittata è fatta.
Ora è il momento di ricucire i rapporti, per il bene di tutti, almeno fino a fine stagione. Poi si vedrà.
Quello che resta incredibile è come all’Inter, storicamente, riescano a perdere fiducia anche tecnici più che corazzati da carriere importanti. Walter Mazzarri ultimamente è sembrato scosso come un tecnico alle prime armi. Inoltre, non essendo mai stato un grande oratore, alcune sue uscite pubbliche hanno ulteriormente rivelato il suo stato confusionale.
Eppure nella sua vita di tecnico un’identità di gioco c’è sempre stata: le sue formazioni magari non hanno mai divertito, ma sono sempre state molto affidabili.
Prima dell’Inter, insomma, nessuna delle sue squadre aveva sbracato. E adesso il match contro il ‘suo’ Napoli potrebbe anche essere cruciale, al di là delle rassicurazioni di facciata. Sfortunatamente Mazzarri ci arriva con la squadra afflitta anche da infortuni importanti.
La speranza è che il pubblico di San Siro sia paziente, perché buttar via tutto già ad ottobre non avrebbe penso. Alla fine ci perderebbe solo l’Inter.

IL PUNTO SOCIETARIO – In altri tempi Massimo Moratti sarebbe intervenuto prontamente, magari a gamba tesa, più sul tecnico che sulla squadra, ma ora c’è un’altra proprietà.
Erick Thohir, che è cresciuto lontano da certe logiche e lontano dall’Inter vive, non pare proprio avere la mentalità tipicamente italiana del ‘diamo una scossa e cacciamo l’allenatore’.
Occorrono certamente provvedimenti rigorosi per rimettere la barca nerazzurra in linea di galleggiamento, ma non è detto che, al di là dell’antipatia dei tifosi interisti per Mazzarri, la soluzione stia davvero nella sua rimozione. A Firenze, tanto per citare l’ultimo esempio, lo spirito dei calciatori è sembrato quello della partitella di calcetto tra amici e le colpe dell’allenatore non bastano come alibi.
Tra l’altro contro un cambio tecnico depongono pure le arcinote questioni economiche.
Nel momento più delicato Thohir ha telefonato a Moratti per fare il punto sull’involuzione della squadra e sulla posizione di Mazzarri, che ora deve dimostrare di avere ancora in pugno la situazione e di aver capito i problemi.
E se Moratti sarebbe stato più interventista, Thohir pare voler evitare soluzioni drastiche.
Tra l’altro, scartate per ovvi motivi le ipotesi più affascinanti ma anche più costose, Mancini su tutti, restano le alternative low-cost come Guidolin o la bandiera Zenga, che però non convincono, soprattutto pensando ad una squadra che è stata costruita cercando di soddisfare il più possibile i desiderata di Walter Mazzarri.
Chi preme per il cambio immediato di guida tecnica non ha ancora compreso che Thohir non è Moratti. Nessuno di quelli che in Italia parlano e scrivono di Thohir lo conosce davvero.
Intanto il Presidente indonesiano, per alleggerire la tensione, nel suo andirivieni tra continenti ha buttato in pasto ai tifosi la tipica dichiarazione di mercato: “La difesa è a posto, anche il centrocampo va bene con giocatori importanti come Kovacic, Medel ed Hernanes – ha detto – In questo momento non posso dire su quale posizione o ruolo ci concentreremo. Potremmo aver bisogno di un centrocampista o di un attaccante bravo sui palloni alti, ma dobbiamo ancora valutare”.
Mettersi a parlare di mercato già ai primi di ottobre spostando il tiro dai problemi è il chiaro sintomo di qualcosa non funziona.
E infatti…

 

 

 

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