Inter Nos 10

Pubblicato su San Siro Calcio, domenica 9 febbraio 2014

IL PUNTO – Il punto sull’Inter? Altro che punto, qui ne occorrono tre di punti. E subito. Almeno contro il Sassuolo a San Siro. Dopo l’ennesima sconfitta nel derby d’Italia, la marcia della squadra di Mazzarri si è fatta tragica. Ora «marcia o muori», come recita il motto della Legione Straniera. Per il tecnico nerazzurro intanto si è chiusa la settimana certamente la più difficile da quando è alla guida dell’Inter. Al di là della poca qualità della rosa, almeno fino al mercato di gennaio, Mazzarri è finito sul banco degli imputati perché nel 2014 la sua Inter, compresa la Coppa Italia, ha giocato sei partite senza vincerne nemmeno una, rimediando quattro sconfitte e due pareggi. Se il campionato fosse iniziato quest’anno, l’Inter in classifica sarebbe ultima assoluta, con due soli punti. Dopo la vittoria nel derby, i nerazzurri hanno segnato la miseria di due gol nelle ultime quattro partite e nelle ultime dieci Handanovic ha subito addirittura 15 gol, finendo imbattuto solo in due occasioni. E’ la peggiore partenza di sempre nella storia dell’Inter. Tutto si è fatto troppo brutto per prendersela solo con i giocatori. Evidentemente anche il tecnico si è incartato nei suoi timori di variare moduli e schemi e il gioco brioso d’inizio stagione è stato smarrito. Fortunatamente, proprio mentre il tecnico cominciava a traballare mediaticamente e nell’opinione pubblica, il neo-Presidente Erick Thohir è uscito allo scoperto, intervenendo con un comunicato sul sito ufficiale: “Mazzarri è la base delle scelte di oggi e con lui nascerà l’Inter del futuro”, una dichiarazione di pubblica stima che di fatto blinda il tecnico, apparentemente non solo per questa stagione. Ed è proprio quello di cui in certi momenti qualsiasi allenatore, anche se navigato come Walter Mazzarri, aveva bisogno per ripartire di slancio.

LA SQUADRA – Walter Mazzarri, dal canto suo, è pronto a ridisegnare l’Inter, dopo aver perso le staffe nell’intervallo di Juventus-Inter. Chi c’era assicura di averlo sentito urlare a squarciagola negli spogliatoi. Ora le scuse sono finite per tutti e a fine gara in sala-stampa il tecnico non ha mancato di condannare pubblicamente certe disattenzioni, come quella di Nagatomo sul raddoppio della Juventus e quella di Kovacic sul primo gol bianconero, attacco che tra l’altro gli ha procurato altre critiche per non aver pubblicamente ‘protetto’ il giovane talento croato. Ma Mazzarri deve aver deciso che qui la carota non basta più e che bisogna passare al bastone. Con tutti, indipendentemente dalle qualità tecniche personali.
nel frattempo, il mercato ha portato Hernanes, D’Ambrosio, Botta e…Guarin. La rinascita interista deve partire proprio loro e il tecnico è pronto a inserirli subito in un nuovo 3-5-1-1.
Hernanes sarà l’uomo della qualità, indipendentemente da dove verrà sistemato in campo, viste le sue qualità da centrocampista totale. Col Brasile ha già giocato davanti alla difesa, anche se nell’Inter di oggi nessuno sa calciare in porta come lui. A Danilo D’Ambrosio toccherà invece il compito di rianimare un centrocampo completamente svuotato di energie. Oltre che come polmone sulla fascia destra, in luogo di Jonathan, tornato inguardabile, D’Ambrosio può anche agire da laterale destro nella difesa a tre. E in rampa di lancio c’è finalmente anche Ruben Botta, rientrato dal prestito al Livorno, dove era stato parcheggiato a giugno per smaltire l’infortunio al legamento crociato. Il 24enne Botta che di nome fa Ruben come Sosa e di maglia ha preso il 20 di Recoba, due miti dei tifosi interisti, dovrebbe rilevare Kuzmanovic. In più c’è da recuperare Fredy Guarin, ora che è stata firmata la tregua fino a giugno. Lavorare bene di qui a fine stagione conviene soprattutto a lui per il Mondiale in Brasile e per poter tornare eventualmente sul mercato, forte di un’offerta in contanti che fino all’ultimo giorno di gennaio non è mai arrivata.
In attacco, con Milito in condizioni ancora precarie, servono invece i gol di Mauro Icardi, al quale è stato fatto capire una volta per tutte che è pagato per fare il calciatore, non il playboy su Twitter. E c’è sicuramente da rigenerare Rodrigo Palacio, che anche contro la Juve si è mangiato almeno due gol facili. Dov’è finito il cecchino dei primi tre mesi di campionato? E’ logico credere che certi errori del Trenza delle ultime gare si spieghino con la fatica di dover giocare costantemente isolato là davanti. Ma ora Mazzarri ha uomini più adatti ad aiutarlo. Se tante volte Palacio è stato il salvatore della patria nerazzurra, ora da troppo tempo non fa più la differenza. Non vincere contro il Sassuolo, ancor prima dei problemi di classifica, porterebbe la squadra a perdere fiducia, forse definitivamente, com’è successo l’anno scorso quando l’Inter di Stramaccioni raggranellò solo 19 punti nelle 19 gare del girone di ritorno e chiuse ad un mesto nono posto in classifica, dove oggi Mazzarri ha addirittura 7 punti meno del suo giovane predecessore. A conforto delle capacità dell’attuale tecnico interista emerge però un altro dato: l’anno scorso al Napoli Mazzarri aveva di questi tempi due punti in più di quanti ne ha oggi Benitez alla guida della squadra partenopea più forte dai tempi di Maradona. Certi conti insomma è sempre bene farli a fine stagione.

LA SOCIETA’ – Erick Thohir, per conto della società, la sua parte l’ha fatta firmando l’assegno per vestire di nerazzurro Hernanes, il vero botto dell’ultimo mercato. I soldi non ci sono ma, se serve si trovano, sembra averci spiegato il magnate indonesiano con il suo primo colpo di mercato, valutato tra i 15 e i 20 milioni di euro, bonus compresi. La cifra esatta in ogni caso la sapremo solo dal bilancio.
Ora a Thohir, che continua a dare la sensazione di considerare questa stagione come l’ultima della gestione Moratti e non la prima del nuovo corso, si chiede di fare chiarezza in società, ingaggiando al più presto un uomo di personalità con ampi poteri calcistici.
Intanto è stato scelto il nuovo direttore finanziario: il manager statunitense Michael Williamson tra pochi giorni si trasferirà per tre anni a Milano.
Con Marco Branca invece si starebbe discutendo la sua buonuscita dopo dieci anni da uomo-mercato Inter con alterna fortuna. Non a caso Branca è gradatamente sparito dai radar proprio nei giorni di calciomercato, ma ha un contratto a tempo indeterminato e il suo taglio comportà un esborso non indifferente. Anche Marco Fassone, assai poco popolare tra i tifosi per i suoi trascorsi bianconeri, non ultima la gaffe di farsi fotografare con una maglietta anti-Inter, si spera stia per lasciare il club. Dovrebbe invece restare, anche se non si capisce ancora bene con quale ruolo, l’attuale DS Piero Ausilio, al quale è toccato chiudere con una conferenza-stampa ad Appiano Gentile l’emergenza mediatica di questi giorni.
Thohir ha comunque preso tempo: dopo aver calmato i tifosi in rivolta con Hernanes, ha rafforzato decisamente la posizione di Walter Mazzarri. L’ultimo comunicato di Thohir al proposito è stato inequivocabile:  “Stiamo vivendo un anno di transizione nel quale l’obiettivo principale è quello di gettare le basi per il nostro futuro” – ha dettato al sito ufficiale il presidente indonesiano, invocando “pazienza” per  “costruire la squadra del futuro” attorno a Mazzarri, presentato come “uno dei migliori allenatori italiani”. Insomma per la rinascita nerazzurra Thohir sembra puntare decisamente sull’attuale tecnico. E a proposito di futuro, dall’Inghilterra, sponda Manchester United, assicurano che da giugno il 32enne difensore Nemanja Vidic sarà nerazzurro, anche se il suo agente Silvano Martina frena.
Intanto le banche premono su Thohir per ricevere le opportune rassicurazioni finanziarie, a fronte dell’impegno per 250 milioni di euro, 75 destinati all’aumento del capitale sociale e 180 a copertura di parte dei debiti contratti durante la gestione Moratti. Il ritardo potrebbe però essere dovuto solo a motivi tecnico-burocratici, tant’è che Thohir avrebbe già acquistato anche la quota pari al 17% del socio Rosan Roeslani, impegnato in un contenzioso legale con la Bumi, società di cui era amministratore delegato.
Malgrado le smentite, non si esclude inoltre l’ingresso nell’Inter anche del solidissimo gruppo indonesiano Bakrie, attivo in svariati settori, dall’estrazione di carbone, olio e gas alle telecomunicazioni. In tal caso la potenza economica del club sarebbe indiscutibile.

 

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