Argentina: Argentinos Junior, le origini del mito

di Andrea Ciprandi da http://andreaciprandi.wordpress.com

Una delle sorprese in positivo dell’inizio del campionato argentino è certamente l’Argentinos Juniors di Caruso Lombardi. Salvatosi dalla retrocessione appena un paio di mesi fa espugnando il campo del campione entrante, il Newell’s, in un torneo che dopo appena quattro giornate ha già visto cadere due volte Boca e River così come il San Lorenzo, dato per favorito, quest’ultimo addirittura due consecutive dopo un inizio a tutta birra, il cosiddetto Bicho Colorado ha spiccato il volo dopo una sconfitta all’esordio e guida momentaneamente la classifica. Fra le sue vittime, tra l’altro, proprio il San Lorenzo di cui il suo allenatore è un ex contestato, e in trasferta con un perentorio 3-0.
L’occasione è propizia per tracciare un breve profilo del club fondato nel 1904 che quindi quest’anno compie 100 anni di storia e che, forse sorprendentemente per gli appassionati meno attenti, più di tutti ha contribuito a dar lustro al calcio argentino. Campione a sorpresa nel 2010, vinse i suoi precedenti due titoli nazionali nel biennio ’84-’85, conquistando quindi una Copa Interamericana ma soprattutto la Libertadores del 1985 per poi cadere soltanto ai rigori nell’Intercontinentale contro la Juventus di Platini. La sua epoca d’oro, infatti, risale agli anni Ottanta. Ma non solo per gli allori, quanto per lo straordinario lavoro svolto con le giovanili che, a ragione, sono conosciute come il Semillero del Mundo ovvero il vivaio presumibilmente più prestigioso di tutti – a maggior ragione considerando le pochissime risorse economiche.
Dalla Scuola Calcio dell’Argentinos sono usciti campioni assoluti. Maradona basterebbe per tutti, ma non sarebbe sufficiente a rendere onore a un lavoro complesso che si è protratto per anni e che ancora oggi continua alacremente. Oltre al Pibe de Oro, infatti, sono prodotti del Bicho anche due altre stelle, gli ex milanisti Claudio Borghi e Fernando Redondo, e due ex c.t. dell’Argentina quali Pekerman e Batista; per per venire ad anni più recenti e rimanere nell’ambito di chi ha avuto più successo in campo internazionale, poi, Sorín e Coloccini ma soprattutto Cambiasso e Riquelme.

Niente di più sbagliato, quindi, considerare rappresentanti originali del Boca proprio Maradona e Riquelme, per esempio. Con la maglia rossa dominata dal motto ‘mens sana in corpore sano’ infatti Maradona debuttò anche da professionista: fu il 20 ottobre 1976, quando aveva 15 anni, e nel corso di quel suo ciclo durato 5 anni sarebbe arrivato a segnare 116 reti. Riquelme invece venne prelevato per mano del Boca direttamente dal vivaio, ma è innegabile che l’imprinting resta dell’Argentinos. Mai, quindi, si dovrebbero considerare con approssimazione le vicende di un calcio giovanile che è stato in grado di forgiare generazioni eccezionali capaci di vincere ben 6 Mondiali Under 20 e che, ovviamente, di quanto fatto alla Paternal cioè la sede dell’Argentinos ha enormemente beneficato.
Per i più distratti, comunque, c’è il nome dello stadio a chiarire la grandezza di questo club che nell’attributo ‘Juniors’ trova un azzeccato elemento d’identità: Diego Armando Maradona.

 

 

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