Inter Nos 15

Pubblicato su San Siro Calcio, domenica 6 maggio 2012

PARMA-COTTI? – Peggior viatico della bruciante sconfitta di Parma per il derby numero 279 non poteva proprio esserci. D’altronde, non c’è allenatore che tenga se lo si pone alla guida una squadra comunque superata. Con la sconfitta del Tardini, la 13.a in campionato, l’Inter ha salutato definitivamente il terzo posto, possibile ora solo per puro calcolo aritmetico. Ancora una volta è stato dimostrato che per affondare l’Inter quest’anno basta agire in velocità, come ha fatto la squadra di Donadoni, con Marques, Giovinco e con l’ex Biabiany. Di buono c’è che anche il Milan non sta attraversando il suo momento migliore, ma è evidente che le motivazioni delle due milanesi sono agli antipodi. C’è comunque qualcosa di antico nella sconfitta di mercoledì sera, la prima di Stramaccioni: pensandoci bene, è stata proprio il fedele ritratto dell’anonima stagione nerazzurra, fatta di alti e bassi, di rincorse cominciate e presto interrotte, di gambe che non girano più, di fiato sempre più corto e di errori individuali a raffica. Il pastrocchio di Lucio, intestarditosi a portar palla da ultimo uomo fino a farsi uccellare in pressing da Giovinco, non è poi tanto lontano da quello di Ranocchia in Inter-Bologna, da quello di Samuel in Inter-Siena o da quello di Chivu in Marsiglia-Inter, tanto per citarne solo alcuni. E parliamoci chiaro: il passivo al Tardini avrebbe potuto essere anche peggiore se Julio Cesar nel finale non avesse risposto a dovere.
In fondo chiudere senza terzo posto non è poi così ingiusto, se rivediamo come in un film l’intera annata nerazzurra ed, in questo caso, non si può certo dire che il calcio, per quanto strano, non abbia una sua logica. Ora però c’è il dovere di chiudere dignitosamente la prima vera brutta stagione da molto tempo a questa parte e bisogna farlo giocando questo derby come Dio comanda. Almeno col cuore. Con le gambe forse è chiedere troppo.

IL DERBY DEI RIMPIANTI – Che questo rischi di passare alla storia come il derby dei rimpianti è assodato. Il rimpianto rossonero è enorme rispetto a quello nerazzurro, perché giocoforza lo scudetto conta molto di più di un piazzamento in zona Champions. Nei numeri il campionato è ancora nella mani della Juventus: la squadra di Conte è ancora padrona del proprio destino e solo lei può perderlo. La papera di Buffon mercoledì sera col Lecce potrebbe risultare ininfluente se la Juventus, in campo a Trieste nel Nereo Rocco fasciato di bianconero, stasera superasse il già promosso Cagliari e l’Inter non ciccasse il derby.  A questo proposito i nerazzurri sono chiamati ad una prova di orgoglio, perché il terzo posto se n’è andato a Parma e resta solo la possibilità di garantirsi un posto nell’Europa meno nobile, l’Europa League. Poi sarà comunque mercato, perché la squadra del Triplete, perlomeno in alcuni suoi titolari storici, è arrivata anche oltre il suo naturale capolinea. Nel derby di andata, il 15 gennaio scorso, l’Inter, ancora allenata da Ranieri, raccolse una vittoria insperata alla vigilia giocando una partita tatticamente ineccepibile. All’epoca il successo nella stracittadina rappresentò la sesta vittoria consecutiva delle sette della gestione del tecnico romano, quando ancora ci si cullava nell’illusione di un prepotente  inserimento nella lotta per lo scudetto. Da allora tutto è cambiato e l’Inter ha finito per avvitarsi su se stessa nel campionato più anonimo degli ultimi anni.
Resta in ogni caso l’obbligo morale di congedarsi dai propri tifosi con una prestazione di livello, a prescindere dal risultato finale.

IL PRIMO (E ULTIMO?) DERBY DI STRAMACCIONI – Ripensando alle ultime Stracittadine, dal punto di vista nerazzurro, non può non balzare all’occhio un fatto singolare, per non dire sconcertante. Nelle ultime 6 sfide con il Milan, sulla panchina dell’Inter si è sempre seduto un tecnico diverso: Mourinho, Benitez, Leonardo, Gasperini, Ranieri ed ora Stramaccioni, al suo esordio. Il miglior augurio per il giovane tecnico, prelevato a sorpresa dalla Primavera da Moratti in persona per gestire l’emergenza della prima squadra è che questo suo primo derby non sia anche l’ultimo. Perché, per dirla tutta, ancora non si è capito davvero se Andrea Stramaccioni abbia convinto il Presidente ad affidargli l’Inter prossima ventura. Fino alla sconfitta di Parma, lo ‘Strama’ aveva raccolto il lusinghiero bottino di 14 punti in 6 partite, con una media decisamente superiore a quella di Ranieri. La batosta al Tardini ha però precluso un terzo posto che sarebbe stato clamoroso, visto che il 26 marzo, giorno dell’insediamento di Stramaccioni, l’Inter stava a 10 punti dall’obiettivo. Ora la rincorsa è virtualmente fallita e, al di là di un eventuale successo nel derby, sarebbe il caso che il giovane tecnico non venisse giudicato solo per i risultati raccolti con una squadra non sua. Dovrebbe contare di più il suo lavoro quotidiano con i giocatori. La sensazione è che Stramacconi la stoffa per poter stare in Serie A ce l’abbia eccome e sarebbe un peccato vederlo crescere altrove. Se ha talento, è giusto che lo dimostri all’Inter, in una squadra ‘sua’ e non in questa, trovata per caso e destinata in ogni caso ad essere rinnovata.

 

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