Inter Nos 12

Pubblicato su San Siro Calcio, domenica 18 marzo 2012

SU LA TESTA, SIAMO L’INTER – Con l’eliminazione dalla Champions League per mano del non irresistibile Marsiglia, la già mediocre stagione dell’Inter andrà a chiudersi, per la prima volta dopo lungo tempo, senza alcun trofeo. Il tempo per la ricostruzione di un’altra squadra vincente è già cominciato e c’è tutto il tempo per fare le cose con calma, dopo gli errori a raffica degli ultimi tempi. Quando le stagioni nascono male e i cicli finiscono, non sempre si può scegliere il modo migliore di tirar giù la saracinesca: si chiude e basta! A volte anche con la beffa di un gol preso a tempo scaduto, com’era già successo al Velòdrome all’andata e com’è appena successo a San Siro.
In fondo c’è una logica: una società appagata da tanti successi e spaventata dai costi di gestione, due mercati minimalisti del tutto incomprensibili, in estate e a gennaio, un allenatore inadeguato già di suo, Gian Piero Gasperini, e una squadra prolungata oltre la sua vita naturale per orgoglio e per riconoscenza.
Un cocktail letale per far calare, inesorabile, il sipario sullo straordinario ciclo dell’Inter arrivato a 15 trofei in 7 anni: nessuno in Italia ha vinto tanto in così poco tempo. Come ogni persona che abbia praticato sport a livello agonistico sa bene, vincere non potrà mai essere un verbo eterno: e anche nel calcio la squadra che vince all’infinito esiste solo nell’immaginazione dei tifosi da poltrona, quelli che hanno avuto l’impudenza di giudicare negativa perfino la scorsa stagione, chiusa con Mondiale per Club, Supercoppa Italiana e Coppa Italia, oltre ad un secondo posto in campionato a soli 6 punti dalla vetta! Ora però su la testa, siamo l’Inter!

ISTRUZIONI PER LA RICOSTRUZIONE – C’è chi la chiama rifondazione, chi ristrutturazione, chi addirittura rivoluzione. Comunque sia, la ricostruzione deve cominciare subito. La prima cosa da fare, ancor prima della scelta del muovo allenatore e della pianificazione di acquisti in linea coi tempi, è dotarsi di una struttura societaria completamente nuova e, possibilmente, avallata da Moratti almeno nel medio periodo: difficile pensare che i tifosi da poltrona non cambino idea su tutto ogni 90 minuti, se il primo a farlo è proprio il Presidente. Poi bisogna fin da adesso individuare tra i senatori chi è davvero arrivato a fine corsa e chi invece sembra a fine corsa ma in realtà ha solo risentito in negativo di un contesto tanto difficile: un esempio per tutti è Cambiasso, che all’anagrafe è più giovane di Pirlo, anche se non l’ha ordinato il medico che il buon Cuchu debba fare 60 partite a stagione. Da lì poi arriverà tutto il resto. Intanto per le partite che restano bisogna capire qual è il reale valore dei giovani in rosa: scegliere in fretta quelli da tenere e quelli da far crescere altrove. Di buono c’è che i cosiddetti Top Players, causa crisi economica italiana, sono sempre più destinati a lasciare il nostro calcio piuttosto che a venirci e quindi sarà molto difficile nei prossimi anni che un’unica grande imponga alle altre un ciclo come quello che l’Inter ha appena concluso. Per qualche anno, ad ogni fine stagione, tutto si azzererà per tutti e sarà più facile ripartire, a patto di scegliere i giocatori giusti e prima ancora in società gli uomini capaci di scegliere i giocatori giusti  E adesso che l’Inter deve giocare d’anticipo!

CHIUDIAMO CON DIGNITA’ – Mancano 11 partite alla fine di un’annata che non sarà certamente ricordata con piacere, pur essendo la prima negativa dopo tante bellissime. Comincia con l’Atalanta a San Siro la serie di gare da utilizzare con intelligenza da Ranieri o da chi potrebbe ritrovarsi ad arrivare al capolinea al suo posto, in caso di ulteriori rovesci e divorzio anticipato dal tecnico romano. In quest’ultimo scorcio di stagione occorrerebbe infatti vedere all’opera i giocatori fin qui meno impiegati: soprattutto i giovani e qualche ‘primavera’, con l’obiettivo dichiarato di verificarne il reale valore in ottica futura. Non è da escludere che qualcuno possa trovar posto nella rosa dell’anno prossimo che, come ha spiegato Moratti, non potrà comunque essere né azzerata, né stravolta. Poi ci sarebbe pure da provare ad arrivare in fondo col miglior piazzamento possibile in classifica, magari guadagnandosi un biglietto per l’Europa meno nobile che, dopo dieci anni consecutivi di partecipazioni alla Champions League, un record che nemmeno il fantasmagorico Barcellona può vantare, non è poi così terribile. Fare l’Europa League permetterebbe comunque all’Inter di mantenersi in alta quota nel ranking europeo.
D’altronde il terzo posto in campionato resta proibitivo anche dopo i sorprendenti passi falsi di Lazio e Udinese nello scorso weekend: 8 punti di ritardo dai biancazzurri sono comunque tanti ed è difficile credere ad un’Inter che voli sopra tutte le altre. Oltre alla Lazio e all’Udinese, in corsa per il podio ci sono anche la Roma e il Napoli che come l’Inter è appena stato eliminato dalla Champions League e sembra francamente il più attrezzato per il rush finale.

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