Tra babà e Agnelli-119

Οι διάλογοι ovvero Racconti da tifosi da Bar – lunedì 16 maggio 2011

Alla riapertura settimanale del Bar Sport tiene banco il posticipo tra Napoli e Inter, dove a calcio si è giocato per poco più di un tempo. Il tassista milanista Gianni parla di vergognoso biscotto: “Come al solito, quando c’è di mezzo l’Inter – attacca – si vedono partite che al pubblico bisognerebbe rimborsarci il biglietto!”
Ma il pensionato interista Artemio fornisce la sua versione: “Non è mica l’Inter che ha fatto il biscotto – si difende – ma il Napoli che ha fatto il babà! Quelli quando fanno festa chi li tiene più? Nel secondo tempo ci mancava solo il Nino D’Angelo a cantare a centrocampo!”

E l’elettricista e collega di tifo Kevin, tecnico manutentore del videopoker, va addirittura oltre: “Voi milanisti dovete stare zitti – aggiunge – che vi siete venduti i campionati interi e vi hanno pure retrocesso in serie B per lo scandalo scommesse!”
L’ortolano milanista Gaetano gioca allora a fare il superiore: “Intanto noi milanisti siamo 18 volte campioni – sentenzia – e tutte sul campo!”
Peccato che il concessionario interista Walter sia già sul pezzo: “Voi cugini di campagna, ogni volta che aprite bocca ne pestate una – sghignazza – nel 1906 vi siete presi lo scudetto a tavolino! Era il tempo in cui per vincere gli scudetti vi bastava giocare una partita contro l’Unione Pallacorda Milanese e che magari la squalificavano pure perché non c’avevano i pantaloncini!”

Il postino milanista Donato preferisce invece astenersi dalla solita disputa senza fine e butta un occhio all’ormai consueto ‘cimitero’ juventino, con l’inferocito carrozziere Ignazio che può finalmente vantare il suo trofeo: “Meglio che abbiamo perso pure a Parma – si consola – così stavolta Delneri lo cacciano davvero”, anche se il parrucchiere Tonino vorrebbe cacciare pure l’intera squadra, a parte, forse, Alex Del Piero.
Lo studente fuori-corso Boris lancia allora l’interrogativo più inquietante: “Va bene l’allenatore, va bene i giocatori – osserva – ma non è che questo giovane Agnelli non vale suo padre e tantomeno suo zio?”
L’anzianissimo pensionato Ambrogio se ne esce allora con una delle sue sentenze più temute: “Non basta chiamarsi Agnelli per essere un Agnelli”, prima di ingoiarsi tutto d’un fiato il solito Campari triplo (119-continua, purtroppo…)

 

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