Inter Nos 2

Pubblicato su San Siro Calcio, sabato 29 ottobre 2011

RIECCO INTER-JUVE – Gianni Brera lo aveva ribattezzato il derby d’Italia. Definizione fin troppo abusata e, successivamente, arricchita da nuove interpretazioni. C’è stato chi la locuzione ‘derby d’Italia’ l’ha usata per  indicare la Juventus e l’Inter come le squadre col maggior seguito di tifosi in Italia. Poi c’è stato chi ne ha parlato per sottolineare la rivalità estrema, anche esagerata, tra due mondi da sempre troppo lontani e chi l’ha rispolvera ogni volta per far arrabbiare i terzi esclusi, quelli del Milan, visto che solo l’Inter e la Juventus, fino al 2006, non avevano conosciuto l’onta della retrocessione in serie B. Ma dopo che Calciopoli si è portata in Cadetteria pure la Juve e l’Inter è rimasta l’unica italiana nel ristrettissimo club mondiale dei ‘Mai stati in B’, anche quest’ultima interpretazione non è più aggiornata.
Eppure, per molti, la sfida tra i nerazzurri di Milano e i bianconeri di Torino resta ancora il big-match per definizione del calcio italiano.
Rispetto all’ultimo lustro, in cui era l’Inter a dettar legge a suon di primati e di scudetti, oggi è cambiato tutto: stavolta in alto c’è la Juventus e l’Inter si ritrova ad inseguire affannosamente gli storici rivali.
Stavolta i favoriti sono i bianconeri, per il semplice fatto che in classifica hanno addirittura il doppio dei punti dei nerazzurri: 16 per la squadra di Antonio Conte, capolista e la sola ancora imbattuta, 8 per l’Inter, battuta più volte e appena sopra in graduatoria alle squadre che lottano per non retrocedere.
Per la Juve è una gara importante, ma non decisiva, per l’Inter è davvero l’ultima spiaggia per capire se può ancora evitare un campionato del tutto anonimo.
Alla Juventus, considerando anche il fattore campo di San Siro nerazzurro, potrebbe pure bastare un pareggio, mentre l’Inter può solo vincere.
Nel turno infrasettimanale i nerazzurri sono tornati da Bergamo con un pareggio e con le solite, puntuali, recriminazioni arbitrali, mentre i bianconeri, superando di misura la Fiorentina, si sono ritrovati dopo molto tempo in vetta al campionato di Serie A. Da soli.
Il clima, e ti pareva strano, è inquieto. Se Antonio Conte pare agitarsi anche quando dorme  e spesso prova con scarso successo a fare il Mourinho di casa nostra, l’Inter è tesa come una corda di violino, dopo che l’arbitro Valeri, a Bergamo, gli ha fischiato contro il quinto rigore in otto partite. Poco importa che Castellazzi l’abbia parato, perché dei cinque rigori fischiati contro l’Inter, record assoluto dopo 8 giornate di Serie A, non ce n’è stato uno chiaro e incontestabile.
Immaginatevi cosa potrebbe dire Moratti in caso di ennesimo rigore più che dubbio fischiato a San Siro proprio alla Juve, dopo tutti i veleni post-Calciopoli.
Questioni arbitrali a parte, l’Inter ha problemi tecnici piuttosto seri.
Oggi quella nerazzurra è una squadra che per fare risultato dovrebbe giocare ogni partita ad una velocità di testa e di gambe che sul campo non riesce più a tenere. Rispetto alla ‘sciagura’ Gasperini, Ranieri ha effettivamente ridisegnato certi equilibri, aggiustando la squadra su una certa logica, ma c’è poco da fare davanti a mente appannata, fiato corto e gambe pesanti. Che l’Inter del Triplete e dei 15 trofei in sei anni invecchiasse così in fretta non se l’aspettava nessuno. Cambiasso, Stankovic e Zanetti, obbligati a fare la fase difensiva, non sono più in grado di partecipare attivamente a quella offensiva. Zarate avrebbe anche la freschezza necessaria per dare brio, ma quel che fa lo fa sempre fa solo, mandando in bestia gli altri. Milito oggi è ormai più ranocchio che Principe. Chivu, appena fa due belle partite di fila da centrale, stecca la terza, mentre Thiago Motta e Julio Cesar, due a caso, prima o poi  si ritrovano sempre in infermeria. Ovviamente sempre alla vigilia di gare decisive. Dei nuovi giovani acquistati, per ora non ce n’è uno in grado di garantire il salto di qualità che sarebbe necessario.
E anche a Sneijder e Maicon, gli ultimi due fuoriclasse rimasti dopo la partenza di Eto’o, stentano a ritrovare la condizione di un anno e mezzo fa.
Insomma le vicende arbitrali, da sole, non bastano a spiegare i miseri otto punti in classifica.
C’è solo da augurarsi che con la Juventus l’Inter giochi con la grinta e l’orgoglio che nelle ultime sfide hanno messo sempre in campo i rivali. Stavolta, quella patina un po’ borghese e strafottente che per questo big-match copre l’Inter da alcuni anni è proprio il caso di lasciarla nello spogliatoio. Servirebbe, come diceva Mourinho “una squadra di eroi, capace di lasciare il sangue in campo”. Altrimenti è dura.

IL BUIO DEL CAMPIONATO – D’altronde nelle tenebre del campionato l’Inter è precipitata subito con Gasperini, che, numeri alla mano, resta il peggior allenatore non solo nella storia del club nerazzurro, ma probabilmente anche in quella delle altre grandi. Claudio Ranieri sta provando con la sua innegabile esperienza a far ripartire i meccanismi inceppati dal logorio, ma ci vorrà tempo per rivedere la fine del tunnel. 8 punti in 8 partite rappresentano un andamento lento fuori dall’ordinario anche in un campionato particolare come questo, dove non c’è ancora una squadra che si sia messa a correre in classifica. Scorrendo la storia dei campionati di Serie A cosiddetti anomali si scopre che anche nella stagione 1984-85, quando lo scudetto lo vinse il Verona, allora i gialloblu erano già primi in classifica con un totale-punti oggi aggiornabile a 20, a fronte dei 16 della Juve, attuale capolista. E’ chiaro però che chi è condannato a inseguire per risalire davvero dalle retrovie deve vincere sempre e questa Inter non sembra in grado di mettere in fila una striscia positiva di media durata.

LA LUCE DELL’EUROPA –  Al buio del campionato fa da contraltare la luce dell’Europa dove, malgrado la sconfitta all’esordio a San Siro contro i turchi del Trabzonspor nella gestione Gasperini, l’Inter è poi balzata al comando del suo girone di Champions League, grazie alle due vittorie in trasferta a Mosca e a Lille. E due vittorie esterne nel girone eliminatorio l’Inter non le aveva messe in fila nemmeno nell’anno del Triplete con José Mourinho. Per ritrovare uno score iniziale così incoraggiante lontano da San Siro bisogna risalire alla stagione 2007-08, quando in panchina c’era ancora Roberto Mancini. Ma in Europa l’Inter non ha mai avuto un rigore contro ed è strano se si vuole davvero dar retta a chi dice che le colpe sono solo dei difensori ormai lenti e imbolsiti. Non è che in Champions League Lucio e compagni si trasformino d’incanto nei fulmini in chiusura di un anno e mezzo fa.
Quindi in Italia c’è certamente uno stato di allerta per gli arbitraggi, fermo restando che questa Inter, per tornare davvero competitiva, dev’essere profondamente rinnovata. Difficile però aspettarsi grandi colpi sul mercato di gennaio, visto che proprio l’altro ieri davanti all’Assemblea dei soci il Presidente Moratti ha staccato un assegno da 40 milioni di euro per riportare, si spera una volta per tutte, il bilancio entro i canoni del Fair Play finanziario.

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