Inghilterra, Premier League al giro di boa

di Andrea Ciprandi da http://andreaciprandi.wordpress.com/

Superata la metà del campionato, si è delineato il gruppo delle pretendenti al titolo che, esattamente come un anno fa, sono cinque. Le solite cinque, bisognerebbe dire, dopo che il Liverpool ha mollato il colpo e Tottenham e Manchester City hanno fatto il salto di qualità unendosi al trio delle meraviglie costituito da lungo tempo da Manchester United, Chelsea e Arsenal.
Più solidi di tutti si stanno dimostrando i Red Devils capoclassifica e i Gunners, con lo scontro diretto andato comunque agli uomini di Ferguson. Rimandato il confronto coi campioni in carica del Chelsea, ultima squadra riuscita a batterli dato che dopo la sfida dello scorso 3 aprile non ha più perso in campionato, lo United ha battuto anche il Tottenham e poi pareggiato in casa del City. L’Arsenal, invece, che aveva ceduto agli Spurs e al Chelsea a inizio stagione, lo stesso Chelsea ha recentemente schiantato in casa e col City ha fatto 4 punti su 6. Questi numeri, unitamente a una grande regolarità, fanno dei due Club che hanno scritto la storia della Premier League prima che sbocciasse il Chelsea le due più accreditate pretendenti alla corona inglese. Anche uno sguardo agli organici indica che sono loro le squadre da battere. Al consolidato gruppo gestito da Sir Alex, che quest’anno ha inserito il devastante attaccante messicano Hernandez e lanciato definitivamente i difensori gemelli da Silva e Nani, erede di Cristiano Ronaldo, Wenger risponde con una difesa inedita imperniata sul duo francese Koscielny-Squillaci, un attacco affidato al frizzante marocchino Chamakh e ai redivivi van Persie e Walcott, quest’ultimo riposizionato al centro, e soprattutto un centrocampo che con Wilshere, Nasri e Fabregas può vivere di qualità ed efficacia.
Con loro c’è il Manchester City, la nuova forza del calcio britannico, i cui recenti investimenti possono proiettarlo nell’Olimpo dei ricchi padroni dell’isola prima che la mannaia del fair play finanziario si abbatta sul continente. Di 5 scontri diretti con le altre grandi ha però vinto solo quello col Chelsea. Mancini, poi, non ha mai abbandonato il proprio modo di allenare e schierare la squadra, che impostata all’italiana e formata da giocatori di qualità medioalta su cui spiccano le stelle Silva, Tevez e Balotelli ha dimostrato di patire i ritmi inglesi, implacabili a prescindere dai piedi di chi è in campo. Ora però con l’arrivo del bomber Dzeko tutto può cambiare, a cominciare dal reparto che più ha lasciato a desiderare fin qui: quell’attacco capace di produrre appena 33 reti in 22 partite oltretutto in ragione di 6 goleade e grazie in particolar modo a Tevez, che da solo ha messo a segno quasi il 40% dei gol evidenziando una pericolosa dipendenza dalla vena di un unico uomo.
Alle loro spalle, nonostante la battuta d’arresto in casa dell’Everton brilla la stella degli Spurs sapientemente guidati da Harry Redknapp e letteralmente trascinati da Gareth Bale, che in campionato e in Europa sta facendo quel che Maicon aveva fatto con l’Inter la scorsa stagione ma oltretutto segnando a ripetizione. La forza del Tottenham sta innanzitutto nel gioco, fluido e veloce, ma il miglioramento fatto rispetto alla già esaltante scorsa campagna dipende dall’innesto di Van der Vaart, testa e piedi come se non più dell’ultimo, clamoroso acquisto annunciato: David Beckham. Unico punto debole potrebbe risultare la difesa, che oltre che con gli infortuni deve spesso fare i conti con le prestazioni altalenanti del portiere Gomes, mentre Cudicini scalpita immeritatamente in panchina.
Esattamente all’altro capo di Londra, il Chelsea e Ancelotti stanno attraversando un’autentica crisi. Capitolando sul campo del fanalino di coda Wolverhampton, i Blues hanno stabilito il sorprendente record negativo di appena due vittorie nelle ultime undici partite di campionato, delle quali addirittura cinque hanno perso. L’età media dei difensori (che sfiora i trent’anni) sembra comportare lentezza più che garantire esperienza e lo spettacolare asse portante Cech-Terry-Lampard-Drogba, a onor del vero tutti reduci da infortuni, pare non bastare più. Contro le Big, in particolare, di 4 incontri disputati il Chelsea ne ha persi 2, pareggiato 1 e vinto sempre solo 1, troppo poco considerato poi che è stato sull’Arsenal nel lontano inizio di ottobre: si trattava del sesto successo su sette partite giocate, ma dopo quella gioia sono arrivati soltanto altri 4 trionfi in 14 partite.
Dietro di loro tiene il passo il Sunderland, seguito dal Bolton e da un’altra squadra del Nord Est: il Newcastle del giovane e devastante attaccante Andy Carrol. Ancora fuori giri il Liverpool, sorprende la crisi contemporanea di tutte le rappresentanti dell’area di Birmingham: il Birmingham City, l’Aston Villa del vecchio saggio Houllier, il WBA del pur bravo Di Matteo e il Wolverhampton (nonostante il fresco colpaccio sul Chelsea) occupano rispettivamente la 15°, 16°, 17° e 18° posizione. Ma chi rischia di più è il West Ham, ventesimo, che terminato l’anno solare da ultimo proverà ad andare contro la tradizione che lo vorrebbe automaticamente retrocesso.

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