Inter Nos 7

Pubblicato su San Siro Calcio, domenica 7 febbraio 2010 per Inter-Cagliari

INSAZIABILE INTER – Questi non mollano niente! Già sento i commenti dei rivali storici dopo la vittoria di misura nella semifinale di andata di Coppa Italia sulla Fiorentina. Discorso prematuro, visto che 1-0 di San Siro lascia aperto ogni discorso in vista del retour-match di Firenze, in programma addirittura il 14 aprile. Ma l’Inter è una grande squadra e le grandi squadre sanno solo vincere, foss’anche il Torneo zonale di burraco. Mourinho sta finalmente tirando fuori il meglio da un gruppo finalmente assemblato al meglio. Partiti Vieira, Suazo e Mancini, il mercato di gennaio, dopo Pandev, ha visto l’arrivo del 22enne keniota McDonald Mariga, giovane puntello per il centrocampo di cui si dice un gran bene. Con così tanti impegni, vedremo presto di che pasta è fatto!
LEZIONE A LOTITO – Per occupare la casella lasciata libera da Vieira, la prima scelta era Ledesma, ma è stato giusto virare su Mariga e non farsi ‘taglieggiare’ da Lotito per l’argentino che a giugno si libererà a parametro zero, ma che intanto è rimasto sul groppone del presidente laziale, troppo esoso fino all’ultimo istante della trattativa. Delle difficoltà a trattare con Lotito, l’Inter s’era già accorta anni fa con Cesar, così come il Milan nell’interminabile vicenda Oddo. E anche su Pandev Lotito le ha provate tutte per portare a casa qualche spicciolo, senza riuscirci. Questa volta Moratti, paziente in certe situazioni oltre l’inverosimile, si è seccato davvero e ha detto no! Una lezione a Lotito, che servirà  anche in eventuali trattative future, come quella già imbastita su Kolarov a giugno. In fondo, l’Inter di qui a maggio può tranquillamente sopravvivere anche senza Ledesma e non è detto che alla resa dei conti il giovane Mariga non sia poi la soluzione migliore per completare il reparto.
LA SETTIMANA D’ORO – Gli ultimi giorni di gennaio sono stati straordinari per il popolo interista e chi li ha segnati sul calendario ha il dovere di ricordarli a lungo, perché verranno anche momenti meno felici. Non sempre nel calcio, come nella vita, tutto fila per il verso giusto, com’è capitato in quei quattro giorni in cui si è stravinto il derby e si è eliminata la Juventus dalla Coppa Italia col gol-partita di Balotelli, proprio il bersaglio di tanti brutti cori all’Olimpico di Torino. Chiudete gli occhi per un istante e ripassate con la mente tutto quello che è successo: vittoria nel derby, uno tra i più belli di sempre, ottenuta in inferiorità numerica e senza Sneijder, il migliore, con un arbitraggio, quello di Rocchi, tutt’altro che compiacente. Dopo il poker dell’andata, un 2-0 forse ancora più godurioso, con le reti di Milito e di Pandev, alla sua prima stracittadina, fino al rigore parato a Ronaldinho con Mourinho a dirigere i cori dell’inebriante e inebriato pubblico nerazzurro, nel momento più ‘interista’ della sua carriera. Il Milan, annunciato in gran spolvero,  è stato invece mortificato nella classifica, nello spirito e nelle ambizioni, altro che divorarsi l’Inter in un boccone! E i rossoneri da allora non si sono ancora ripresi, eliminati dall’Udinese in Coppa Italia per mano di Inler, nome quasi assonante con Inter e bloccati sul pareggio casalingo anche dal Livorno. Il Milan era la squadra del bel gioco e dell’amore, secondo eminenti osservatori, ma l’Inter in quella notte è stata la squadra del sesso, visti gli orgasmi a ripetizione suscitati nei suoi tifosi. Come non bastasse, al di là del Naviglio sono scoppiate pure le polemiche sulla settimana, pare poco da atleta, trascorsa da Ronaldinho prima del derby.
L’AMANTINO DELLA DISCORDIA – Dopo aver pagato dazio anche nella gara di Coppa Italia appositamente rinviata, il Milan è tornato ad accusare alcuni dirigenti dell’Inter di scarsa classe nei  festeggiamenti post-derby, preannunciando addirittura una nuova era glaciale nelle relazioni diplomatiche con i cugini. Poi però si è inspiegabilmente seduto al tavolo delle trattative con l’Inter nell’ultimo giorno di mercato, ottenendo il prestito con diritto di riscatto, qualcuno dice obbligatorio, di Amantino Mancini, attaccante esterno dall’ingaggio pesantissimo, ormai inutilizzato all’Inter. E così il brasiliano è finito al Milan tra l’indifferenza degli interisti e pure lo sdegno di qualche milanista che, in questa operazione, ha visto la società rossonera costretta dagli eventi quasi ad elemosinare un rinforzo all’Inter. Ovvio che ci siano altre ragioni, ma l’arruolamento in rossonero di Mancini non è piaciuto neppure a Berlusconi che da Gerusalemme ha tuonato contro Galliani, delegittimandone di fatto l’operato. Al premier, come a tanti tifosi rossoneri, che si aspettavano ben altro dal mercato di riparazione, l’operazione Mancini non è proprio piaciuta. Bisognerebbe capire anche le ragioni dell’ingaggio di Dominic Adiyiah, giovane ghanese prima incensato e poi precipitosamente ridimensionato. Ma sono fatti di casa Milan, anche se di qui in avanti sarà difficile, dopo aver ringraziato pubblicamente Moratti firmando pubblicamente la pace con l’Inter in seguito ai veleni post-derby, ribattere a brutto muso alle ormai ricorrenti esternazioni di Mourinho, nel caso dovessero esserci ulteriori momenti di tensione puramente dialettica.
INTER AVANTI TUTTA – Ma i nerazzurri devono pensare solo a sé stessi ricordandosi che il campionato è ancora lungo. Rinviata per neve la gara di Parma, che verrà recuperata mercoledì prossimo, solo la Roma ha davvero accorciato momentaneamente la classifica, guadagnandosi  non il testimone per il ruolo di nuova anti-Inter. Col Cagliari l’Inter deve vincere per sfruttare appieno il turno casalingo. Il ritorno della Champions tra poco comporterà il dirottamento di parecchie  risorse fisiche e mentali all’Europa e sarebbe meglio conservare un buon vantaggio sugli inseguitori in campionato. Milito continui quindi a segnare, Balotelli continui a giocar bene anche bisticciando con Mourinho, come in Inter-Fiorentina di Coppa Italia, mentre Eto’o prepari in tutta tranquillità il grande rientro, dopo una Coppa d’Africa ancora sfortunata per il suo Camerun. In un gruppo sempre più vincente, c’è bisogno di tutti, come prima, più di prima.

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