Addio a Bearzot, CT Campione del Mondo

Ci ha lasciato Enzo Bearzot, il ‘vecio’. Guidò una delle Nazionali più forti di tutti i tempi alla conquista del titolo Mondiale a Spagna ’82, il terzo per l’Italia dopo la doppietta di Pozzo nell’anteguerra. Bearzot per me è sempre stato un uomo d’altri tempi in un calcio d’altri tempi. Nel 1982 avevo 16 anni e non avevo ancora in mente di fare il giornalista. Ricordo però perfettamente Spagna ’82, che per quelli della mia generazione, resta il Mondiale più bello con il trionfo più entusiasmante di sempre. Ricordo l’avvio stentato dell’Italia, le polemiche e i titoli sui giornali che cominciavano proprio allora ad essere un po’ più forti: allora Internet non esisteva e di calcio sulla Rai si parlava sono in coincidenza delle partite, mentre le altre Tv, regionali comprese, si occupavano d’altro. Ricordo il crescendo nelle gare a eliminazione diretta, il silenzio-stampa degli azzurri con Zoff capitano e portavoce, le vittorie sull’Argentina e sul Brasile con l’urlo di Tardelli, l’esordio di Bergomi, le marcature di Gentile di Maradona e Zico, il risveglio di Paolo Rossi goleador fino alla finale contro la Germania al Santiago Bernabeu, lo stesso stadio in cui proprio pochi mesi e davanti ai miei occhi l’ Inter ha conquistato la Champions League. Ho ancora nelle orecchie il triplice urlo Campioni del Mondo di Nando Martellini, il presidente Pertini in piedi con la pipa in tribuna d’onore e il giro di campo. Allora l’orgoglio di sentirsi italiani era più vivo, almeno da parte mia,  e la sera andai in Duomo con papà a celebrare il trionfo. I tricolori andavano a ruba. Spagna ’82 fu una rivincita per Bearzot, che già aveva ottenuto un ottimo quarto posto ad Argentina ’78, ma prima di Spagna ‘82 era stato letteralmente massacrato per le mancate convocazioni di Evaristo Beccalossi e del capocannoniere del romanista Roberto Pruzzo, capocannoniere in Serie A. Per non parlare poi  di quanto furono sotto tiro le scelte di Bearzot dopo i tre spenti pareggi che ci qualificarono alla seconda fase del Mondiale. Vita da CT, insomma. Al culmine del trionfo, Enzo Bearzot avrebbe dovuto fare come Mourinho all’Inter o come il collega transalpino Aimé Jacquet dopo Francia ’98: uscire di scena al culmine della popolarità. Nel calcio certi successi sono irripetibili e infatti la Nazionale Campione del Mondo poi nemmeno si qualificò agli Europei di Francia ’84 e venne eliminata dalla Francia di Platini ai Mondiali di Messico ’86. Per il ‘vecio’ tornarono le critiche feroci e i titoli velenosi di un tempo.
Quando ho cominciato a fare questo mestiere, alla fine degli anni ’80, l’ho poi conosciuto ed apprezzato : per puro divertimento Enzo è stato  a lungo l’allenatore della Nazionale Magistrati, nata per iniziative benefiche. Mi è capitato di giocarci qualche amichevole e di intervistarlo: Enzo era proprio un uomo d’altri tempi. Di lui mi resterà per sempre la filastrocca della sua Italia Campione del Mondo: Zoff, Gentile, Cabrini; Oriali, Collovati, Scirea; Conti, Tardelli, Rossi;  Antognoni, Graziani. La terra ti sia lieve, ‘vecio’.

4 Commenti su Addio a Bearzot, CT Campione del Mondo

  1. Claudioeffedeejay // 25 dicembre 2010 a 17:40 //

    Che tristezza per il vecio, Gianluca. La dipartita di chichessia mi colpisce sempre. Quando ad andarsene è un personaggio amato da tutti è ancora peggio. Con Facchetti e Prisco è stata davvero dura, soprattutto il Cipe,se ne andato troppo in fretta. Il fatto che un omone come Giacinto sia stato strappato via dalla vita da una malattia bastarda e vigliacca dovrebbe suonarci come monito. Perchè se morire ultraottantenne è fisiologico ancorchè triste per i propri cari, andarsene prematuramente soffrendo è una fine che nessun essere umano merita. Quando succedono queste cose mi rendo conto che gli animi esacerbati che a volte il calcio alimenta sono davvero fuori luogo.

  2. Sono assolutamente d’accordo ed è per questo che io vivo ogni giorno come fosse l’ultimo e che il calcio non è nemmeno tra le dieci cose più importanti della mia vita.
    GLR

  3. Dimitri61 // 27 dicembre 2010 a 07:27 //

    Ciao GLR,
    Bergomi (difensore) segnò il quinto gol all’Ascoli ed esultò. Enzo gli disse:”C’è modo e modo di esultare, loro stavan retrocedendo.”
    Questo “senso di rispetto” per i sentimenti altrui è il “testimone” che ci lascia e per il quale io lo ricorderò aldilà del Mondiale 82 mentre davanti agli occhi scorrono le immagini di ibra che con le mani fa il gesto del 3 a 0 verso la tribuna del Bologna quasi prossimo al fallimento con i suoi giocatori in campo senza stipendi, o di balotelli che getta in terra la maglia della sua squadra, o di quagliarella che bacia ripetutamente la maglia del Napoli eppoi scappa con la prima sirena che passa.
    Questo “testimone” è per tutti, compresi i Giornalisti che vorranno raccoglierlo e a loro volta passarlo ad una enorme n.di persone.
    Di questo c’è veramente bisogno credimi… non degli ibra di turno.

  4. Fabio Primo // 27 dicembre 2010 a 12:14 //

    Le 2 partite clou del mondiale ’82 , italia-argentina e italia-brasile sono stati 2 capolavori tattici e da cineteca del classico gioco all’ italiana , super-catenaccio e contropiede micidiale !! Chi pensa di screditare Bearzot dandogli del catenacciaro puro , secondo me fa esattemente il contrario: lo eleva a grande maestro , del Nostro gioco , della Nostra storia calcistica . Viva Bearzot , viva la Nazionale Italiana , viva sempre il catenaccio furibondo !!

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