2010-11/Inter Nos 1

Pubblicato su San Siro Calcio, mercoledì 22 settembre 2010

LA SQUADRA –  Dov’eravamo rimasti? Al Santiago Bernabeu di Madrid nella notte più bella di sempre, il 22 maggio scorso, con capitan Zanetti che alza al cielo la Champions League. Dove ci siamo ritrovati? A San Siro il 21 agosto scorso con capitan Zanetti che alza al cielo un’altra Coppa, la Supercoppa Italiana vinta a spese della Roma. Tra questi due momenti però sembra già passata una vita, con Mourinho che ha lasciato agli interisti un Triplete da leggenda e il posto a Rafa Benitez. Ed è già successo parecchio anche dopo con la Supercoppa Europea malamente persa a Montecarlo da un’Inter che pareva quella di dieci anni fa e un mercato che, per scelta prima ancora che per necessità, è stato congelato, rinviato e comunque non c’è stato. Non è stata facile la ripartenza dell’Inter che, dopo aver congedato senza troppi rimpianti il casinaro Supermario, non ha brillato nell’avvio del campionato, fino a Palermo. Già, Palermo, solo tre giorni fa, con la svolta e con Eto’o che, in attesa dell’involuto Milito, ha segnato altri due gol pesanti. Sono già 6 in 6 partite i timbri del Leone, da aggiungere ai 4 centri in 2 partite col Camerun. Se va avanti così, El Principe può pure attendere, basta che non viva come un danna personale l’astinenza da gol: l’ansia da prestazione è una brutta bestia e magari sta già per finire.
Adesso c’è il Bari, che all’esordio ha già fatto piangere la Juventus ma, soprattutto, c’è la fiducia nell’Inter, che magari è ancora la più forte, anche se dall’altra parte del Naviglio l’arrivo di Ibrahimovic ha spostato il peso dei favori del pronostico. Per due settimane è parso che il Milan avesse già vinto scudetto, Champions League e magari pure il Festival di Sanremo. Quasi per una strana enunciazione della teoria dei vasi comunicanti, per cui se uno si è rinforzato l’altro deve per forza indebolirsi. Invece il Milan è già caduto a capitombolo e ora le certezze (?) del calcio-mercato, che fino a qualche tempo fa incoronavano sempre l’Inter, si sono improvvisamente ripiegate come gli ombrelloni di fine estate.
Non si fa sul serio da neppure un mese, ma i nerazzurri sono in vetta alla classifica per la 134.a volta nelle ultime 155 giornate di campionato. Se l’Inter sa ancora fare l’Inter, come pare aver dimostrato a Palermo, quest’anno ci sarà ancora da divertirsi. Per ora la pancia è ancora un po’ piena, ma l’appetito prima o poi è destinato a tornare. Non avete fame, ragazzi?

IL PROFESSORE– E’ arrivato e ha parlato subito con voce calma, ma ferma. In panchina non corre più forte dei guardalinee e non ha ancora sgozzato il quarto uomo di turno. Rafa Benitez sembra quasi uno spettatore e non il protagonista di una partita dentro la partita, com’era José Mourinho. Gli hanno già detto di tutto, accusandolo perfino di addormentarsi tra un’azione e l’altra, manco fosse un anziano pensionato davanti alla Tv. E invece il professore, come lo chiamano, sa di calcio e non vede fumo, come ha giustamente osservato Moratti. Lui preferisce i fatti alle parole. Mourinho ha fatto gli uni e le altre. Benitez ora deve fare, per parlare c’è tempo. Ma pare che insegni calcio ai giocatori, cosa che i ragazzi hanno già dimostrato di saper fare piuttosto bene, ma si può sempre migliorare. Il professore ascolta, sorride timidamente, risponde con garbo, ma decide, spesso con ottimi risultati, soprattutto nell’intervallo delle partite.  E in effetti nella gara più incredibile della storia del calcio, la finale di Istanbul, cinque anni fa tolse al Milan una Champions già vinta, rimontando con il suo Liverpool tre gol: la finale di Champions League più incredibile di sempre. E lì, racconta chi c’era, fu Benitez a scoprire energie nascoste con un discorsetto ai suoi tra il primo e il secondo tempo, ma nessuno dei protagonisti di allora ha mai svelato cosa realmente abbia detto il professore. Ma di carattere, lo spagnolo di Madrid, ne ha da vendere e sa trasmetterlo.  A volte basta solo toccare le corde giuste. Intanto, per ora, sta provando a cambiare pian piano pelle ad una squadra che deve rivincere, compito ancor più difficile di vincere. A Palermo ha gestito con sicurezza tre moduli in meno di un’ora, e la squadra lo segue.

LA SOCIETA’ – Niente mercato per una società che era quasi sempre la regina dell’estate. Poi Moratti ha capito che i veri successi sono quelli che si contano a maggio, quelli che finiscono nell’Albo d’Oro. E quest’anno ha deciso di non fare follie, semplicemente perché dopo 800 milioni investiti in 15 anni, ci può stare che uno per una volta si tiri i remi in barca, soprattutto la volta che ha vinto tutto quello che nessuno in Italia ha mai vinto. In realtà. Non si è presentata sul mercato una sola occasione per la quale valesse la pena di rischiare del capitale, almeno nel rapporto qualità-prezzo. In compenso si sono poste le basi per il futuro, perché a giugno mezza squadra titolare cambierà. Branca quando è andato sul lago di Garda non era per un gita in barca, ma per parlare seriamente con Rummenigge di Schweinsteiger. Intanto a gennaio potrebbe arrivare in anticipo Ranocchia, nel caso di reale necessità, altrimenti si va avanti così e non è detto che non sia la scelta migliore. Mourinho vorrebbe regalare all’Inter Kakà, ma la grande società non insegue un nome altisonante solo per far un dispetto al vicino di casa. Kakà al momento non è neppure un calciatore, visto che nessuno ha idea di come stia e di come guarirà dall’infortunio. Inutile dunque volare con la fantasia, meglio guardare alla realtà: questa è pur sempre l’Inter del Triplete, mica pizza e fichi.

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