7C: Inter-Udinese 2-1
Risolve Sneijder al 93° infiammando San Siro con un diagonale che, chiamatelo come vi pare, è un colpo di carattere, di biliardo o di fortuna. Inter-Udinese sembrava avviata sul pareggio dopo il vantaggio nerazzurro di Stankovic e il pareggio del solito Di Natale nella prima mezz’ora. Sono tre punti pesantissimi, che Mourinho ha celebrato con un’esultanza da calciatore e che tengono l’Inter in alta classifica con gli stessi punti di un anno fa. Tra i nuovi acquisti mancava solo un gol dell’olandese, che si conferma calciatore-chiave nel collegamento tra centrocampo e attacco. Nell’ultima azione della partita, quella del gol, c’era anche un rigore per un fallo su Balotelli, ma c’ha pensato il destino a decidere in luogo dell’arbitro Bergonzi. Solita Inter a due facce, discreta nel primo tempo e in sofferenza fisica nella ripresa, dove ha rischiato pure di perdere, ma 7 partite in meno di due settimane non sono uno scherzo. Solo tre giorni fa l’Inter stava in Asia, a Kazan, a quasi sei ore d’aereo da casa e la gara con l’Udinese è stata preparata solo alla vigilia. Fisiologico pagare un po’ di stanchezza, con Milito che dopo soli 25 minuti ha dovuto lasciare il campo a Mario Balotelli. Questa volta il guaio muscolare è sull’altra gamba, ma è probabilmente figlio di un discorso di compensazione e temo che a Diego la sosta possa non bastare. Mourinho ha voluto una rosa di 24 calciatori più tre portieri, ma occhio agli infortuni che quest’anno hanno già bersagliato, oltre a Milito, Sneijder, Cambiasso e Thiago Motta e rappresentano il vero rischio della stagione prima ancora di qualunque avversario. E comunque l’Inter va, alla faccia dei rivali e chi critica Eto’o dovrebbe ricordarsi il grande lavoro al servizio per la squadra: anche stavolta gli assist per entrambi i gol sono suoi. Di questa gara mi resterà però l’episodio inedito alla mezz’ora della ripresa, nel momento in cui Muntari è stato richiamato in panchina per far posto a Suazo. Muntari, che continua ad essere sotto tono, ha giocato male, sprecando anche una facile occasione sottoporta. Al momento del cambio, il pubblico era pronto a sommergerlo di fischi: ai miei lati vedevo gente con le mani infilate in bocca fino ai polsi, pronta a sottoporre lo sventurato alla terribile gogna del fischio. Muntari, con le lacrime agli occhi per la fatica e la rabbia di una prestazione insufficiente, stava per avviarsi al patibolo dei fischi, quando si è ritrovato attorno i compagni a rincuorarlo, baciarlo e abbracciarlo. Mai visto niente del genere in oltre vent’anni di San Siro, con il pubblico nerazzurro che a quel punto ha convertito i fischi già in gola in applausi, fornendo un’inattesa prova di grande maturità. A Mourinho si può dire di tutto e di tutto gli si dice: ormai ci sono pure i detrattori di professione. Ma ha meriti enormi nell’aver cementato il gruppo interista. Io un episodio come quello di Muntari non l’avevo mai visto e me la ricorderò per un pezzo. Storicamente, quando un tifoso interista sta per eruttare fischi, non vi rinuncia per nessun motivo. Tranne stavolta.
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