Mancini, non solo scuse
Chi pensa ancora che Mancini nell’incontro di mercoledì sera con Moratti si sia limitato a chiedere scusa, cospargendosi il capo di cenere non conosce Mancini. Chi pensa che Moratti abbia usato toni morbidi per richiamare il suo allenatore all’ordine non conosce Moratti. L’armistizio, durerà fino a fine campionato solo se arriveranno certi risultati, altrimenti il sipario, già strappato, si alzerà da subito sull’ennesimo psicodramma nerazzurro. Nel repentino cessate il fuoco ha giocato un ruolo decisivo Lele Oriali, il grande tessitore della nuova trama Grazie a lui l’istintivo e tesardo Mancini ha innestato la retromarcia accettando di essere l’umile protagonista sul comunicato di scuse e sempre grazie a lui il passionale e testardo Moratti ha accettato di riaprire il dialogo nemmeno venti ore dopo la rottura. A quel tavolo Moratti ha bacchettato e Mancini ha incassato rilanciando però su certe questioni. Contentissimo di restare a sventolare la bandiera dell’orgoglio nerazzurro come mai nessuno aveva mai fatto nella storia dell’Inter di Moratti, affrontando da solo a turno stampa, avversari, colleghi, vedove di calciopoli e pure qualche opposizione interna, ma a patto di poter contare su un sostegno più deciso sulel qustioni interne, alla facccia di calciatori che continuano ad avere una corsia preferenziale con il presidente, scavalcandolo. Storia trita e ritrita nell’Inter di Moratti. Mancini ha chiesto che almeno si intervenga con decisione su certe situazioni disciplinari, tipo Vieira a Genova o Figo in Inter-Liverpool: altro che prolungamento di contratto! Fonti vicine a Mancini raccontano che l’allenatore abbia speso enormi energie psico-fisiche solo per allontanare Adriano e Recoba, col risultato che a giugno potrebbe pure ritrovarsi al punto di partenza. E quindi di addio.
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