15C: Lazio-Inter 0-3

laziointer08Cari lettori, stavolta ho intenzione di ‘bausciare’ in modo insopportabile. Quindi lo dico subito: chi non è d’accordo chiuda ora questo documento, perché l’Inter vista a Roma mi ha dato una sensazione di strapotere calcistico provata raramente. Oddio, raramente no, visto che negli ultimi anni mi sono sentito spesso così. Francamente, dopo cinque vittorie consecutive nel cosiddetto ciclo di ferro, mi sarei pure accontentato di un pareggio e invece l’Inter non ha vinto, ha stravinto, con una prova di forza grandiosa, al di là del risultato. Eppure la Lazio, mia seconda squadra del cuore, ha forse anche giocato meglio di chi l’aveva appena preceduta, ovvero Palermo, Juventus e Napoli. A impressionare ancor di più c’è il fatto che ad un certo punto l’Inter aveva in campo contemporaneamente Figo e Crespo, subentrato all’infortunato Cruz: non proprio due fulmini di guerra di questi tempi, ma chi se n’è accorto? Zuccata dell’intoccabile Samuel in avvio e autorete di Diakite su percussione di Maicon prima del riposo. Poi terzo gol di Ibrahimovic in apertura di ripresa e tutti a casa a guardare la classifica. L’arbitro Orsato avrebbe potuto pure evitare di far ripetere la punizione a Kolarov che avrebbe dato almeno una gioia all’Olimpico biancazzurro, mentre Ibrahimovic era in leggero fuorigioco sul terzo gol, ma chi argomenta solo in questo sito vive la tragedia di un uomo ridicolo, dal titolo del film di Bernando Bertolucci. Quando una squadra stravince così, non si può davvero recriminare su nulla: la mossa di taekwondo con cui Ibra serve di tacco volante Stankovic in fascia è roba da cartone animato giapponese! Ammetto io per primo che in campionato è un periodo che va tutto per il verso giusto, ma fortuna audaces iuvat, dicevano i nostri nonni, e nessuno merita la fortuna più dell’audace Inter! Da qui in avanti però ‘bauscio’ davvero: ciclo di ferro a punteggio pieno, miglior attacco e miglior difesa assoluti, sei punti di vantaggio sulle rivali. Quando le truppe sono di primissima scelta, non importa nemmeno più chi le comandi. Mancini o Mourinho, cambia poco. Oltre agli avversari, sono finiti sepolti da prodezze e risultati pure gli interisti pessimisti. E’ la fine che si meritavano, almeno quei rompicoglioni che scrivono solo quando trovano qualcosa che non va. Per qualche giorno avrò il sito sgombro dai ‘gatti neri’, quelli che quando si perde lo sapevano già da prima e quando poi si vince si scoprono scontenti uguale. Tanto prima o poi si perderà una partita, e si rifaranno vivi, ma per il momento time-out! Forse potrebbero giocarci pure loro in quest’Inter. In fondo, già ci giocano Figo e Crespo e magari a breve potrebbe pure rientrare Quaresma, al limite reinventato trequartista come fece Sacchi con Donadoni. Comunque due gite all’Olimpico e sette pere, tre agli amici laziali e quattro ai giallorossi. Gol subiti? Zero. Forse solo il sacco di Roma da parte dei visigoti di Alarico aveva fatto più male dell’Inter alla capitale. Troppo forti, ragazzi! E chi insegue ha il fiato sempre più corto, mentre si scervella se sia meglio Mancini o Mourinho. E allora vi dico: beata la squadra che corre accanto a sé stessa e ai suoi primati. Gli altri camminano e l’Inter, più che un termine di paragone, è un incubo.

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