27C: Inter-Lecce 2-1

interlecce0517 corner a uno, 15 tiri a 2. Un gol su corner e un rigore segnato e, ovviamente, un gol subito. La superiorità dell’Inter sul Lecce di Zeman, mai così poco spettacolare, è stata schiacciante, ma resta preoccupante quanto poco venga capitalizzato rispetto a quello che si crea. Non si può dire che la squadra di Mancini non giochi un buon calcio, ma i risultati, anche nella singola gara, restano al di sotto delle aspettative. Il rigore decisivo ha riportato al gol Adriano, che non segnava dall’anno scorso, esattamente da 720 minuti, 802 contando anche la Champions League. Non è ancora l’imperatore che ci aveva fatto innamorare nel girone d’andata, ma il fatto di aver ritrovato il gol, sebbene su rigore, potrebbe portarlo in breve fuori dal tunnel. Quanto al rigore, i dubbi sono stati via via ridotti dalle moviole successive: Rodomonti non ha sbagliato la valutazione, anche se Zeman ha preferito lasciare anzitempo il campo, forse più per i dieci rigori complessivi fischiati contro il Lecce che per la decisione di Rodomonti. L’amico Rob, nalla sua vignetta odierna, gioca un po’ con musica e parole. Con Adriano non al meglio, ha brillato poco anche Martins, sempre chiuso da uno straordinario Sicignano, ma continuo a pensare che questa coppia, se ambisce davvero ad essere il futuro offensivo dell’Inter, debba proporre, uno dei due come uomo d’area, visto che entrambi hanno la costante propensione a giostrare su tutto il fronte d’attacco. Ancora bravissimo Cordoba, che sarebbe stato bello avere in queste straordinarie condizioni di forma già dall’inizio del torneo: il suo gol, il secondo dopo quello di Parma, è la miglior ricompensa per il piccolo grande colombiano, ottimo specialista nel gioco aereo sulle palle inattive. Non mi ha invece dato sicurezza Fabian Carini, in campo a sorpresa, al posto di Toldo, bloccato da una reazione allergica agli antibiotici presi per abbassare la febbre nella settimana-derby. Temo ci sia un problema portiere per il futuro, visto che Toldo potrebbe andare all’estero nella prossima stagione per la soddisfazione di molti, non la mia. Continuo a chiedere al Mancio spiegazioni sulle esclusioni ormai regolari di Davids ma sto per arrendermi. A malincuore. Una cosa che solo i più attenti hanno notato è accaduta dopo l’uscita per infortunio di Beppe Favalli al 26′ del primo tempo. Con l’ingresso di Ze Maria, l’Inter era in campo con undici stranieri su undici. Ormai non ci facciamo nemmeno più caso. Onestamente non ho nulla contro gli stranieri, anche se per i minori rischi di adattamento al nostro campionato preferisco gli Europei ai Sudamericani, ma una squadra che pare una torre di Babele non mi piace. Capisco che siamo nell’era della globalizzazione e che sia impossibile tornare indietro di un quarto di secolo, quando fu proprio l’Inter l’ultima squadra tutta italiana a vincere lo scudetto.Se potessi limiterei però a cinque gli stranieri in campo, in modo da lasciare italiana, con sei elementi, la maggioranza della formazione. Non è facile per i tifosi identificarsi in una squadra senza connazionali. Io per natura sono giramondo e, tanto per fare un esempio, amo gli Stati Uniti d’America forse più dell’Italia, ma nel calcio resto tradizionalista. Non vorrei aggiungere però nuove questioni in un ambiente che normalmente ne crea fin troppe già da solo. Dicevo così per dire.

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