La falda acquifera di Appiano

Premessa
Chi ha abbastanza anni per ricordarsi l’Inter di Giovanni Trapattoni non può aver dimenticato la leggenda della falda acquifera di Appiano. A metà degli anni ’80, con l’Inter all’asciutto di vittorie da qualche anno, anche se non come di questi tempi, si sparse una voce terribile: “nel sottosuolo di Appiano Gentile” – si narrava – “corre una falda acquifera particolare, che toglie forza a chi vi si allena quotidianamente: pare che anche chi solo vi cammina pare si sente spossato, privo di forze!” Ne parlavano tutti, addetti ai lavori e anziani tifosi perditempo davanti ai cancelli di Appiano: in un’occasione se lo lasciò scappare con un sorriso beffardo persino Adriano Galliani, all’epoca solo amministratore delegato del Milan, preannunciando il dominio cittadino rossonero finché l’Inter non avesse evitato lo storico ritiro. Poi Trapattoni vinse lo scudetto dei record e la leggenda della falda sembrò ripiegare su se stessa. Ora, dopo molti anni senza grandi successi nerazzurri, due eminenti geologi, il francese Jean Claude Gurion e il giapponese Hidetoshi Kobayashi, riportano alla luce studi rivoluzionari, che ci trascinano nell’oscuro tunnel del dubbio: forse, la falda acquifera di Appiano non è solo una leggenda! (GLR)

Studi sulla falda acquifera di Appiano Gentile di Jean Claude Gurion & Hidetoshi Kobayashi (illustrazioni di Rob Karman)
Intro
Dice un proverbio jiddish: “Se il destino di un uomo è annegare, annegherà anche in un bicchiere d’acqua”. Immaginate, tuttavia, di essere immersi in un enorme bicchiere d’acqua che vi circonda. A quel punto capirete come annegare sia molto più probabile. Ebbene, fuor di metafora, pare proprio che l’Inter si trovi in una situazione del genere. Studi effettuati durante gli anni sul territorio di Appiano Gentile, comune in cui è situato il campo d’allenamento della società nerazzurra, hanno evidenziato l’esistenza di una falda acquifera che si espande per tutta la zona.
Che cos’è una falda acquifera?
Si tratta di una massa acquosa che imbeve il sottosuolo saturandone i vuoti. FaldaIl fenomeno è dovuto alla permeabilità della parte superficiale del terreno che lascia penetrare il liquido fino alla zona in cui il sottosuolo diviene gradualmente impermeabile.
Come si evince dalla prima sezione del terreno, è come se sotto-terra scorresse un fiume sotterraneo di massa e volume variamente composti.
Quali sono le conseguenze della presenza di una falda acquifera?
Ovviamente le acque che scorrono nella falda trascinano alcuni detriti di materiali diversi. Tra questi, finiscono immancabilmente anche alcune sostanze inquinanti trasportate dalla pioggia e dall’aria. Di conseguenza, il liquido contaminato che scorre nella falda, quando evapora, rilascia varie sostanze inquinanti. Per di più la presenza di una falda acquifera nel sottosuolo comporta sbalzi frequenti nell’umidità facendola elevare notevolmente all’aumentare del flusso delle acque. La falda acquifera crea praticamente un microclima a sé. Quella di Appiano, però, è curiosamente composta anche da un materiale liqueo-ferroso rarissimo in natura, identificato dagli scienziati come skarsiter appianensis, ma comunemente noto come skarsite, che si presenta di aspetto rosso-nerastro. Si tratta di liquido corrosivo che assume la consueta conformazione ‘a staltide’, infiltrandosi come un cuneo irregolare nella zona del permafrost: Faldaskarsitequi potete vedere come l’illustratore anglo-parmense Rob Karman rappresenta la sezione del terreno di allenamento di Appiano Gentile.
Secondo una teoria allo studio da quasi vent’anni, gli sportivi che si allenano da queste parti subiscono strane metamorfosi psico-fisiche già dopo una breve esposizione alla skarsite: si tratta però di sintomi talmente diversi da soggetto a soggetto, da rendere impossibile una vera casistica. Di seguito si riassumono i principali sintomi e i calciatori-simbolo diventati casi-conclamati.
• Depressione bipolare nerazzurra (sindrome di Appiano): il primo stadio del contagio da skarsite interessa solitamente gli anziani perditempo che sostano da decenni davanti ai cancelli di Appiano Gentile, capaci di vedere in Ze Elias il nuovo Ronaldo alla prima vittoria e in Ronaldo il nuovo Ze Elias alla prima sconfitta.
• Rincoglionimento tattico fuminante: il primo caso assoluto di skarsite riguardò il centravanti Giacomo Libera. Poi tanti altri, soprattutto stranieri: il belga Vincenzino Scifo, il russo Igor Shalimov, il francese Youri Djorkaeff, e gli olandesi Dennis Bergkamp, Clarence Seedorf e Edgar Davids. Recentissimo il caso del brasiliano Adriano.
• Perdita di esplosività nei muscoli: il caso Coco è ancora allo studio.
• Indolenza precoce: caso-guida quello dell’uruguaiano Alvaro Recoba.
• Discinesi con intorpidimento aerobico: allo studio soprattutto i casi Vampeta, Lamouchi e Batistuta, ma il primo caso riguardò il macedone Pancev.
• Incapacità di crossare: gravissimo il ceppo di derivazione portoghese-brasiliano con il caso Conceicao, forse il più grave in assoluto.
• Predisposizione agli infortuni: Ronaldo, caso-guida e caso-limite.
• Aumento della temperatura corporea con voglie di fuga: clamoroso il caso Vieri-Di Biagio.
• Saudade per ogni Paese che non sia l’Italia e ansia da rimpatrio: primo caso il tedesco Sammer, poi il greco Georgatos ed infine il ceppo brasiliano, quello più violento, con i casi incurabili Ronaldo e Adriano.
Al di là dei casi menzionati, va sottolineato che la skarsite, nella sua evoluzione generica, tende a manifestarsi più o meno intensamente a seconda dei mesi: quasi nulla ad agosto, poi sempre più ampiamente negli altri mesi dell’anno, con i picchi ormai noti di novembre e maggio. E’ inoltre universalmente riconosciuto che la skarsite dispieghi i suoi effetti sulla lucidità di pensiero anche nei non sportivi, come i dirigenti che frequentano la zona, interessati da ulteriori effetti collaterali come tendenza alla sopravvalutazione dei giocatori visti in video, predisposizione all’esonero degli allenatori, rabbia nei confronti delle persone che portano fischietti.
La falda acquifera e l’Inter
E’ normale quindi che i giocatori che per tutta la settimana si allenano in queste condizioni ambientali siano sotto osservazione. Una tesi confermata dal gran numero di calciatori che, appena arrivati all’Inter, hanno mostrato tutto il loro valore, dopodiché nel giro di breve tempo hanno finito per imbrocchirsi irrimediabilmente. Oltre ai casi succitati, ce ne sono altri risolti con il definitivo addio alla Pinetina. Si tratta di campioni veri rigenerati proprio dal traferimento in altri lidi: i casi-guida restano Roberto Carlos e Mutu. E sempre per questo motivo che il rendimento ‘tipico’ dei nerazzurri consiste quasi sempre in una squadra che parte forte a inizio stagione e finisce col spegnersi giornata dopo giornata per arrivare a maggio stracotta.
Il caso limite
E’ passato alla storia il campionato 2001-02, con la squadra che, sotto la gestione di Hector Cuper, riuscì a resistere alla skarsite per molti mesi, prima di capitolare definitivamente, fiaccata dal fluido terrificante all’ultimo tempo dell’ultima partita dell’ultima giornata di campionato, con il caso-limite dello slovacco Vratislav Gresko, colpito all’improvviso ai bulbi oculari.
Un problema secolare?
Si pensi che il 28 marzo 1287 l’arcivescovo Ottone Visconti si impadronì della città dopo un assedio iniziato il 12 dicembre di tre anni prima. Ebbene Ottone distrusse la città intera e fece emanare un decreto che recitava così: “Castrum Seprum destruatur et descructum perpetuo teneatur, et nullus audeat, vel presumat in ipso Monte habitare”, in italiano: “Castel Seprio (allora capitale del regno di Appiano Gentile, ndr) fu distrutta per sempre, e nessuno osi andarvi ad abitare”. Che avesse capito già allora gli influssi della falda acquifera di Appiano? In ogni caso, dovettero passare 500 anni: nel 1786 Giuseppe II pose fine al divieto. Giova ricordare che nel tempo libero Ottone amava praticare uno sport denominato Arpastum, antico antenato del nostro calcio. La novità di Ottone fu di introdurre un ambìto premio, consistente in uno scudo di stoffa che i vincitori potevano portare cucito sul corsetto per un anno intero. Questo scudo, stranamente con colori molto simili alla skarsite, recava impresso il simbolo dei Visconti, grandi signori di questi luoghi.
Conclusioni
Vista l’impossibilità per motivi diversi di abbandonare al più presto il ritiro della Pinetina, al quale fin dal suo arrivo, avvenuto nell’estate 2004, l’allenatore Roberto Mancini ha preso l’abitudine di portar via da Appiano la squadra ad ogni vigilia di partita, occorre quindi supporre che fino a quando i più grandi geologi del globo terracqueo non riusciranno a spiegare scientificamente il mistero della falda acquifera, magari chiudendo una volta per tutte la breccia sotterranea provocata dalla skarsite, l’Inter potrebbe anche non vincere più nulla di realmente importante.

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