Gresko il gladiatore
Pubblicato su Eurocalcio – dicembre 2002
Ritratto di Vratislav Gresko, l’ultimo arrivato in casa Inter per provare a rinverdire il ricordo di Brehme e cancellare il rimpianto di Roberto Carlos. Cronaca di un acquisto in extremis.
Casa Inter, ultimi giorni del mercato d’ottobre: aria di bufera con la squadra in avaria di gioco e di risultati. La ‘prima’ di Tardelli, vittoria per 3-0 a San Siro con il Napoli, è stata appena ‘ annullata’ dal secco 0-3 di Udine. Stampa e tifosi sganciano bombe sotto forma di giudizi: ancora una volta, urgono rinforzi. Buona parte dei fans nerazzurri chiede a gran voce l’acquisto del ‘matador’ Marcelo Salas, ma la Lazio, ‘approfittando’ del momento, spara cifre grosse, troppo grosse. Già, perché all’Inter, quando non c’ è Vieri e Recoba latita, manca uno che la butti dentro: sembra questo il problema principale. Oltre che su Salas, dal Brasile dicono che l’Inter sia su Ronaldinho e addirittura sul mitico Romario, che a 35 anni nel Vasco de Gama segna come ai bei tempi. Ma sono piste che sbiadiscono nello spazio di poche ore. Il presidente Moratti, lasciando il Friuli dopo la batosta udinese, aveva ammonito: ”I problemi dell’Inter non sono solo davanti”. E’ un’indicazione chiara, e viene logico pensare alle corsie esterne: è dal quel momento che il giovane laterale slovacco del Bayer Leverkusen, Vratislav Gresko, fisico da gladiatore, dotato di buona tecnica individuale, corsa e potente tiro mancino, da semplice voce ricorrente diventa trattativa da chiudere al volo. Le giornate di mercato, quando si deve cedere una seconda linea dall’ingaggio principesco, sono come tartarughe, ma diventano lepri, quando invece si ha la necessità di rinforzarsi. Tardelli, che già lo conosce, ha individuato in Gresko l’uomo che serve per la fascia sinistra, ma averlo subito è altra storia. Il Bayer Leverkusen ha anche il brasiliano Zé Roberto in quel ruolo, ma è impegnato a fondo in Bundesliga e in Champions League, e non intende mollare subito Gresko, che infatti ha già utilizzato anche in Europa. “Parliamone a gennaio!” insistono i dirigenti del club dell’ aspirina, ma l’Inter lo vuole subito, lui serve subito. E allora, come spesso accade nel mercato, tutto succede in un attimo, a pochi minuti dalle 19, ora X di ogni calciomercato. E’ proprio Gresko a raccontare i fatti di venerdì 27 ottobre, nel tardo pomeriggio, il momento in cui comincia la sua favola nerazzurra: “Quel venerdì ero già salito sul pullman del Bayer che andava a Gelsenkirchen, per giocare il giorno dopo con lo Schalke. Ad un certo punto, ecco il contrordine! Mi chiamano dalla sede, così il pullman si è fermato ed io sono tornato indietro per dire si all’Inter. Una firma di assenso su un fax e nemmeno 24 ore dopo ero a Milano”.
E’ successo tutto così in fretta?
“Già, spesso nella vita succede tutto in un attimo. Venerdì ero del Bayer e sabato dell’Inter. Non ci ho pensato molto per la verità, perché considero l’Inter di Milano un’ opportunità straordinaria”.
E’ stato Marco Tardelli a lanciare l’operazione-Gresko. L’ attuale mister nerazzurro lo aveva visto dal vivo con la Slovacchia under 21 quand’era selezionatore degli azzurrini nell’ultimo europeo, ma Gresko precisa: “Non credo di aver giocato particolarmente bene quel giorno, ho fatto una discreta partita, ma a Tardelli devo essere piaciuto al di là di quella gara”. Così Gresko è diventato un calciatore dell’Inter e per di più comunitario, perché va ricordato che, come slovacco, ha potuto subito godere del regime di ‘assimilato’, al pari di Hakan Sukur, Nedved o Neqrouz, cioè di tutti i calciatori originari di paesi confinanti con l’Unione Europea: “Il calcio dalle mie parti -confida- sta vivendo un buon momento, anche se ci vorrà un po’ di tempo per vedere un po’ di slovacchi nei più importanti campionati europei. Il nostro calcio per anni si è fatto notare solo per le sporadiche apparizioni nelle Coppe europee di Slovan e Inter Bratislava. Certo, adesso qualcosa di buono si comincia ad intravedere anche a livello di nazionale, ma è presto per dire se ci sarà una vera esplosione di talenti. Per ora ci sono buoni giocatori, speriamo che crescano”.
E il primo impatto con l’Italia com’è stato?
“Bello, inaspettato, improvviso. Come dicevo, sono arrivato a Milano di corsa: già sabato ero in Galleria nel centro di Milano con il mio manager Dietmar Tambor. Mi sono portato solo un cambio, perché tutto doveva essere fatto rapidamente. Poi nello stesso pomeriggio di sabato, mentre i miei ex compagni giocavano con lo Schalke, ho perfezionato tutte le formalità del mio contratto quadriennale nella sede dell’Inter davanti a Giuliano Terraneo. E comunque la prima cosa che ho fatto, appena arrivato, prima ancora di trovare una sistemazione, è stata conoscere l’insegnante di italiano, che la società ha scelto per me e mia moglie Zuzana. Se non sai la lingua del Paese in cui vivi, è finita. Anche in Germania mi sono immediatamente buttato sul tedesco, ora sto imparando l’italiano”.
Come nasce il calciatore Gresko?
“Sono nato a Bratislava, ma ho cominciato a giocare nel Dukla Banska Bystrica. Subito a sinistra, da buon mancino, anche se questo non è mai determinante. Poi, dopo due anni, eccomi all’Inter di Bratislava, la squadra della mia città. Credo però che per la mia maturazione sia stato importantissimo l’anno e mezzo che ho fatto in Bundesliga, al Bayer Leverkusen. In Germania ho conosciuto un calcio più importante, e oltre ad imparare una nuova lingua, ho fatto esperienze professionali importanti. Ottimi ricordi, anche se negli ultimi tempi c’è stato qualche problema per il mio ex allenatore Christoph Daum, con la storia delle analisi sui capelli per uso di stupefacenti, ma non ne voglio parlare: è stato uno shock per tutti quello che è successo”.
Prima l’Inter di Bratislava e oggi l’Inter di Milano. Comunque l’’Inter nel destino.
“Si. In effetti ho pensato anch’io a questa coincidenza: l’Inter Bratislava è la squadra più importante del mio paese, ma adesso è un’altra storia, questa è l’Inter di Milano, l’ Inter vera: chi non la conosce? E’ uno dei club che nel mondo ha vinto di più. Per me è un sogno”.
Ad una prima impressione, Vratislav Gresko può sembrare freddo come il ghiaccio: nei lineamenti e nei modi di fare, sembra più tedesco dei tedeschi, forse per i due anni passati nella gelida Leverkusen: è alto, biondo, sempre serio e un po’ distaccato ma, conoscendolo meglio, si scopre che un po’ di sangue ‘caliente’, anche se nordico, ce l’ha anche lui. Quando è a suo agio, si scioglie e ti guarda con un sorriso simpatico, soprattutto se pensa ai suoi nuovi tifosi: “La cosa che mi ha subito colpito dei tifosi nerazzurri -prosegue – è il loro calore. In Slovacchia e in Germania la gente che viene allo stadio è più fredda, tifa con passione, ma nel rapporto con i calciatori è diversa. Qui è fantastico. I tifosi dell’Inter ti scaldano davvero, e me sono accorto soprattutto la sera del mio esordio: già lì mi sono reso conto che il calcio italiano è molto più difficile di quello tedesco”.
Ci racconti il tuo esordio?
”Ero teso, perché conoscevo San Siro, ma non ci avevo mai giocato. E’ uno stadio imponente, che ti dà emozioni fortissime. Esordire contro la Roma prima in classifica, la squadra del momento, non era sicuramente facile. Tanto più che ero appena arrivato, conoscevo i compagni solo da pochi giorni e non sapevo una parola d‘italiano, se non quelle che t’insegnano in allenamento: ‘tua!’, ‘mia!’ ‘un tocco, due tocchi!’. L’Inter poi non attraversava un buon momento, si doveva vincere per forza. E abbiamo vinto! Una grande serata!”
Anche grazie a te, ottima partita e ottimo assist a Recoba.
“Il merito è di tutti. Si vince tutti insieme, e si perde tutti insieme. E’ così in ogni parte del mondo!”
Ma io parlavo dell’assist a Recoba per il gol del 2-0. Te lo ricordi, no?
“E chi se lo dimentica! Alla partita d’esordio, far quel passaggio decisivo: era quello che sognavo. Poi il Chino è stato bravissimo a trasformarlo in gol. Lui, lì davanti, s’inventa qualsiasi cosa. Sono corso subito ad abbracciarlo. E’ stato bello. Ero felicissimo. Adesso però devo confermarmi, crescere, migliorare, perché all’inizio c’è sempre una carica particolare, ma poi bisogna mantenerla, senza abbattersi nei momenti no”.
Che si dice in Slovacchia del tuo passaggio all’Inter?
“So di essere l’atleta più famoso e più costoso di Slovacchia ed è una grande responsabilità per me, anche per ripagare il mio nuovo club dei soldi spesi per me”.
Chi sono i tuoi idoli ?
“Ammiro Roberto Carlos e Beckham, ma devo fare ancora tanta di strada prima di pensare a loro. Poi ho sentito tanti tifosi dell’Inter parlare di Brehme, ma non lo ricordo, ero troppo piccolo e per di più vivevo ancora in Slovacchia e non in Germania. So che lui ha vinto lo scudetto con l’Inter, poi il Mondiale, insomma una leggenda, mentre io per ora sono solo uno che sta trasformando i suoi sogni in realtà”.
Parole chiare, quelle di Vratislav Gresko, e il miglior augurio che gli si può fare è di non essere una meteora, come tanti altri calciatori che negli ultimi anni sono transitati all’Inter. Secondo radio-mercato, Gresko è costato all’Inter circa 10 miliardi di lire, più un ‘bonus’ di un altro miliardo e mezzo per farlo arrivare a Milano immediatamente e non a gennaio, come avrebbero preferito i dirigenti del Bayer. Solo il tempo potrà dire se con Gresko l’Inter abbia finalmente risolto l’annoso problema del laterale sinistro, un ruolo nel quale, dall’addio di Andreas Brehme, si sono cimentati addirittura 25 giocatori e, a parte Roberto Carlos, tutti con risultati deludenti. La speranza per l’Inter e per i suoi tifosi è che Gresko non sia solo il 26°, ma possibilmente l’ultimo, almeno per qualche anno, di una lista interminabile ed incredibile.
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