2012-13 Inter Nos 1

Pubblicato su San Siro Calcio, domenica 2 settembre 2012

IL PRIMO VERO ESAME – Inter-Roma a San Siro è già il primo crocevia. Se volete, chiamatelo pure esame di maturità. La squadra di Zeman è forse la più indicata per capire la statura dell’Inter 2012-13, che il giovane Andrea Stramaccioni ha provato a forgiare a sua immagine e somiglianza: più piedi buoni possibili per controllare più a lungo possibile il pallone, ma anche corsa e potenza.
A differenza dell’estate scorsa stavolta l’Inter il mercato lo ha fatto eccome, mirandolo alle reali esigenze della squadra. Tra un acquisto e un prestito, Branca e hanno preso Handanovic, Silvestre, Mudingayi, Pereira, Palacio, Gargano e Cassano: sette nuovi acquisti e nel momento in cui scrivo si sta ancora cercando un vice Milito, un’operazione di contorno, giusto per dormire sonni tranquilli in una stagione lunga e complicata dall’Europa League. Inoltre, è stato riportato a casa Coutinho che, dopo l’esperienza all’Espanyol, sembra finalmente diventato un calciatore vero e per gennaio c’è già un’intesa con un altro brasiliano di fantasia, Paulinho. Nel gruppone dei nuovi ci sarebbe da conteggiare anche Fredy Guarin, che per ora si è visto solo a sprazzi nel finale del campionato scorso e che quest’anno è già partito col piede giusto: lui è un titolare fisso.
Un rinnovamento profondo, insomma, come si chiedeva da tempo, che induce ad un cauto ottimismo.
A Pescara l’Inter ha schierato subito il tridente Milito-Sneijder-Cassano: tre di alta qualità che, se in palla, sono in grado di far male a chiunque. E non a caso il 3-0 finale, propiziato dai tre frombolieri, ha indotto la critica ad identificare subito nell’Inter l’anti-Juve per eccellenza.
Finora, tra campionato ed Europa League la nuova Inter, lontano da San Siro, ha vinto tre partite su tre senza mai subire un gol. Poi c’è già stato anche il rovescio della medaglia, perché a San Siro le due apparizioni di Europa League contro Hajduk e Vaslui non sono state all’altezza delle attese, perché affrontate con deleterio snobismo. Ma l’importante era arrivare nella fase a gironi della piccola Europa, una novità, dopo dieci anni consecutivi di partecipazioni alla Champions League, record italiano. Ora toccherà alla Roma saggiare il reale valore dell’Inter di Andrea Stramaccioni ma, rispetto ad un anno fa di questi tempi, l’ambiente è decisamente su di giri.

CASSANO NERAZZURRO – Inutile girarci attorno. Il trasferimento più clamoroso dell’estate è stato proprio quello di Antonio Cassano all’Inter, nel quadro dell’operazione che ha portato Pazzini, ornai separato in casa, ai cugini del Milan. Ma non si è trattato di uno scambio puro: l’Inter ci ha anche guadagnato 7.5 milioni di euro, ossia la cifra più alta in assoluto per il mercato in uscita. E solo chi non capisce cosa significhino 7.5 milioni di euro nel calcio mercato italiano di questi tempi può dubitare su chi a prima vista abbia fatto l’affare. Il Pazzo, non per sue colpe specifiche, ad Appiano era purtroppo diventato come un mobile da portare in discarica. Separato, anzi divorziato in casa, senza più numero di maglia e senza futuro: per l’Inter era come avere un giocatore senza poterlo usare, un contratto a perdere, oltre che una questione delicata. Averla risolta prendendosi Cassano che, con tutti i suoi difetti, ha ancora i piedi migliori d’Italia, oltre ad un conguaglio importante, è stato un bel colpo. E se anche Fantantonio non dovesse fare la differenza, Pazzini non l’avrebbe comunque potuta fare, ma l’hanno già fatta i contanti con cui poi si è riusciti a prendere Gargano dal Napoli e Pereira dal Porto. Come e dove far giocare Cassano, interrogarsi sulla sua ennesima voglia di rivalsa, è tutta roba che verrà dopo. Al momento Cassano è partito bene, come gli è sempre successo quando ha cambiato aria. I suoi rapporti con Stramaccioni e con Sneijder sono idilliaci e gli conviene rigare dritto che davvero vuole partecipare ai Mondiali del 2014 in Brasile. Staremo a vedere. Certamente meglio i suoi piedi, che quelli, ormai inutilizzabili, di Giampaolo Pazzini.

ADDII DOLOROSI – La costruzione della nuova Inter è passata anche attraverso addii dolorosi. Julio Cesar, Maicon e Lucio: tre eroi del Triplete, tre brasiliani, gli unici a non aver accettato alcuna riduzione d’ingaggio, dicono i maligni. Ma c’è addio e addio. Lucio non lo rimpiange nessuno, soprattutto dopo che alla Juve si è presentato come tipico esempio del calciatore juke-box: quello che gli metti la moneta e ti canta la canzoncina che i suoi nuovi tifosi voglion sentire. E così, alla prima occasione, ecco la puntuale rivisitazione in chiave bianconera di Calciopoli da parte di uno che all’Inter era sempre tra i primi a saltellare al grido di ‘vinciamo senza rubare’. Maicon da almeno due estati era tentato da un’esperienza all’estero. Alla fine ha scelto di riabbracciare Roberto Mancini al City: sarebbe anche potuto restare, ma senza il suo ingaggio fuori tempo, al di là di un rendimento sempre più imprevedibile. Maicon ha fatto comunque la storia dell’Inter, come Julio Cesar. Già perché il discorso sul portierone nerazzurro è diverso da tutti gli altri. Lui sì che è stato un fantastico campione e un grande professionista. Lo è stato in tante occasioni, l’ultima l’anno scorso nell’intervallo di Inter-Catania, quando spronò con le lacrime agli occhi i suoi compagni ad evitare l’ennesima figuraccia. Nella ripresa l’Inter rimontò di rabbia e di orgoglio fino al 2-2 e per un soffio non vinse quella partita, con Ranieri in panchina già disperato.
L’adorabile moglie di Julio, la bellissima Susana Werner, nel momento dell’addio, ha twittato parole dolcissime per i tifosi dell’Inter, come queste: “Ho sempre avuto un bellissimo rapporto con tutti in Italia. Ho amato l’Inter con tutto il mio cuore, era una parte di me, forse più di 50%”. Provo dei sentimenti strani ora, mi viene da piangere come una bambina ma non so neanche il perché. Vedo dei messaggi che mi distruggono. Il San Siro? Trovare un appartamento da dove si poteva vedere lo stadio? Ci sono riuscita. Che sogno…Che orgoglio!”.
E quando Julio Cesar in lacrime ha salutato i tifosi a San Siro prima di Inter-Vaslui il magone è venuto a tutti, ma proprio a tutti. Purtroppo nel calcio i sentimenti vengono sempre dopo. L’Inter è immortale, ma non lo sono e non lo saranno mai i suoi protagonisti. Ed è chiaro che una società condannata solo a vincere, a volte, debba avere il coraggio, la brutalità, se volete, di voltare decisamente pagina. E, giusto o sbagliato che sia, le 31 presenze di Castellazzi nelle ultime due stagioni, oltre all’ingaggio ormai fuori-mercato di Julio, hanno indotto l’Inter a dubitare seriamente sulla sua presenza costante in campo nei prossimi anni, prima ancora che sulla sua tenuta fisica. Così si è preso al volo Samir Handanovic, potenzialmente tra i migliori del mondo nel ruolo, ad una cifra ancora accettabile, 11 milioni più la metà di Faraoni valutata 2. Nel prossimo mercato probabilmente l’Udinese avrebbe preteso la luna. Ma Julio, lui sì, resterà sempre ‘uno di noi’.

 

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