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Upon Entry – L’arrivo

  • Immagine del redattore: Gianluca Rossi
    Gianluca Rossi
  • 22 feb 1950
  • Tempo di lettura: 2 min
upon entry

di Alejandro Rojas e Juan Sebastian Vasquez Siete una coppia che parte da Barcellona diretta a Miami con l’intento di rifarvi una vita. Siete pieni di dubbi, speranze, paure. Vi chiedete se questa è la scelta giusta, lasciar tutto e ricominciare in un altro luogo, in un altro mondo. Forse un giorno ripenserete a questo momento, ma ora no, ora siete pronti per andar via, avete salutato i vostri cari, quelli che lasciate a casa e partite. Tutti questi pensieri sono incarnati nei visi dei due attori, i bravissimi Alberto Amman (Cella 211, Narcos, Griselda) e Bruna Cusi e vederli nell’aereo e poi atterrare felici allo scalo di New York ce li fa sentire vicini, simpatici. Fai il tifo per loro, per Diego, pianificatore urbano venezuelano e Elena, ballerina catalana, perché sono due persone coraggiose che insieme hanno deciso di provarci. Solo che al controllo passaporti a New York vengono fermati e interrogati da un funzionario della polizia di confine. I due, nel corso del duro e intenso interrogatorio, scopriranno segreti e verità su ognuno di loro. E’ un film piccolo piccolo (anche nella durata, 75 minuti) questo esordio alla regia in un lungometraggio di Alejandro Rojas e Juan Sebastian Vasquez: ambientato per lo più nella stanza dell’interrogatorio ha il suo punto di forza in una sceneggiatura orchestrata alla perfezione. Una scrittura che rientra nella migliore tradizione del dramma-suspense con l’aggiunta del kammerspiel (inevitabile, visto che l’azione si svolge quasi sempre nello stesso ambiente) dove l’incalzare delle domande e delle risposte fa crescere l’ansia in chi guarda trasformandolo in un vero e proprio thriller. Una pellicola che fa dell’essenziale un’altra arma vincente: non un movimento di camera che non sia necessario, musica solo sui titoli di testa e coda, mentre luce che salta all’improvviso e rumori che provengono dall’esterno della stanza dove si svolge l’interrogatorio rendono alla perfezione il senso di straniamento e isolamento degli interrogati. Premiato in vari festival indipendenti tra cui Malaga 2022 (Alberto Amman migliore attore), Kolkata 2022 (miglior film), Premio Feroz 2023 e Premio Gaudì 2023 (miglior sceneggiatura originale). Un film godibile e credibile, anche nella parte finale. Al cinema. Recensione del Conte Adriano Cavicchia Scalamonti, 22.2.2024  

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