top of page

Io sono ancora qui

Immagine del redattore: Gianluca RossiGianluca Rossi


di Walter Salles

 

Rio de Janeiro, 1970: Eunice e Rubens Paiva sono una coppia sulla quarantina, hanno 5 figli di varie età, conducono una vita borghese (con tanto di tata che si occupa della casa, della cucina e a volte dei figli) nella loro villa di fronte alla spiaggia. Si sta avvicinando il Natale e la vita al sole e al mare è spensierata, senza problemi, nonostante la dittatura instauratasi nel 1964 ha espulso dalla vita politica Paiva, ex deputato che svolge il suo lavoro di ingegnere; la moglie invece si occupa dei figli. Storicamente siamo nel pieno del regime, alcuni amici di Paiva partono per l'estero e lui gli affida Veroca, la loro figlia più grande perché vada a Londra, per studiare e vivere tranquilla, senza la paura che incutono i militari che girano per la città. Poi un giorno, Rubens viene "prelevato" da alcuni uomini per una deposizione. Dopo un giorno anche Eunice e Eliana, la figlia più grande rimasta, vengono prelevate e incarcerate. La figlia torna a casa il giorno successivo, mentre la madre rimane incarcerata per più di una settimana, in cui le viene chiesto ripetutamente delle attività sovversive del marito e se in un album pieno di fotografie di ricercati vede qualcuno che conosce. Eunice, che non ha nulla da dire viene rilasciata e inizia in seguito la trafila per capire dove sia il marito. Il Brasile, come i vicini di territorio (Argentina e Cile) ha avuto la sua dittatura terribile e violenta tra il 1964 e il 1985. Walter Salles regista dal forte impatto visivo (ricordate “Central Do Brasil” del 1998?) ci regala una pellicola forte e cruda, ma più che le brutture fisiche e violente delle torture e delle morti, mostra gli effetti che questi eventi hanno su una famiglia che fino a allora ha vissuto la propria vita con allegria, con una gioia quasi primordiale. In questo senso anche il figlio piccolo, Marcelo, scapestrato bimbo appassionato del pallone e del mare che ne ha sempre una, si placa intuendo che qualcosa non va, perché il padre non torna, cosa è successo? È indagando gli sguardi di Eunice (una stupenda, vibrante e emozionante Fernanda Torres), costretta a nascondere la propria disperazione al figli piccoli e vivendola con le figlie grandi, che l'orrore e l'umiliazione della dittatura vengono mostrate. E l'immagine che ne fa il regista brasiliano è il suo sguardo interrogante: perché? Perché tutto questo? Perché costringere persone serie, rette e oneste all'umiliazione di una colpa che non esiste, non c'è? Salles osserva, mostra, non giudica ma il suo sguardo, come la sua mano nel dirigere la storia (tratta dal libro omonimo di Marcelo Rubens Paiva) e un cast di attori fenomenale è ferma e sicura. Sicura come la certezza che simili vicende non dovrebbero mai (più) capitare. Un film splendido, che non cede mai al melodramma o al pietismo, emoziona e va dritto al cuore. Un thriller dell'anima, per conoscere e dire no a qualunque privazione forzata della libertà. Meritatissimo Golden Globe a Fernanda Torres (candidata anche agli Oscar a marzo) per la migliore attrice in un film drammatico. Miglior sceneggiatura a Venezia 2024. Da non perdere. Al cinema.

Recensione del Conte Adriano Cavicchia Scalamonti, 8.2.2025





Post recenti

Mostra tutti

A real pain

di Jesse Eisenberg   David (Eisenberg) e Benji (Culkin) sono due cugini molto diversi tra loro che non si vedono da un po’: uno è sposato...

The Brutalist

di Brady Corbet   Lazlo Toth sopravvive al campo di sterminio di Buchenwald e fugge, via nave, in America. Si trasferisce in Pennsylvania...

Itaca - Il ritorno

di Uberto Pasolini   Odisseo (il bravissimo Ralph Fiennes), partito da Itaca per la guerra di Troia, fa ritorno, vent’anni dopo la fine...

bottom of page