A real pain
- Gianluca Rossi
- 15 mar
- Tempo di lettura: 2 min

di Jesse Eisenberg
David (Eisenberg) e Benji (Culkin) sono due cugini molto diversi tra loro che non si vedono da un po’: uno è sposato con un figlio, misurato, pacato, con un buon lavoro; l’altro è solo, estroverso, pazzerellone, disoccupato. I due decidono di fare un viaggio insieme verso la Polonia, terra natia dell’amata nonna deceduta da poco, alla ricerca del “reale dolore”. Arrivati a Varsavia si uniscono a un piccolo gruppo di turisti accomunati da un trauma legato al loro essere ebrei. Il viaggio sarà complicato da imprevisti e situazioni comiche e non, tra i due compaiono i vecchi dissapori e tensioni di famiglia. Jesse Eisenberg dirige il suo secondo film (dopo “When you finish saving the world”) con trasporto e emozione alla ricerca delle sue origini ebree e polacche. C’è da dire che il modo con cui filma è appassionato e in alcune scene (come quella in cui il gruppo va al campo di sterminio di Majdanek) sceglie di mostrare un dolore reale prendendosi il suo tempo, senza dilungarsi e criticare. E sceglie anche di mettersi da parte come personaggio per affidare tutto il lavoro ai comprimari (che non hanno un vero carattere) e al “cugino” nella finzione che invece è monumentale. Kieran Culkin è sublime nella parte di Benji, un uomo tanto esuberante e brillante (“ogni volta che entravi in una stanza la illuminavi e io ti invidiavo” gli dice nel film David) quanto fragile. Il lavoro di Culkin è preciso, sottile, quasi impalpabile, eppure dà un tocco di realtà al suo personaggio, tanto da essere premiato come miglior attore non protagonista ai Golden Globe, allo Chicago Film Critics Association Award, ai BAFTA e essere candidato agli Oscar, mentre il film è candidato come miglior sceneggiatura originale a Jesse Eisenberg). Una simpatica e ben riuscita commedia drammatica. Da vedere, al cinema.
Recensione del Conte Adriano Cavicchia Scalamonti, 28.2.2025