
di Robert Zemeckis
Here, ovvero qui. Il nuovo film di Robert Zemeckis parla di un luogo qualunque, un piccolo quadrato di terra dai tempi dei dinosauri ai giorni nostri, seguendo le vicende di una tipica famiglia americana. Gioca con il tempo, e alterna passato, presente e futuro a volte anche simultaneamente, come a dire che il tempo, in un certo senso è sempre quello, e l'uomo non è cambiato nelle sue manifestazioni di vita, di amore e di morte. La macchina da presa inquadra sempre lo stesso perimetro mentre quadrati e rettangoli digitali compaiono e si aprono sulla scena passando alla successiva, nel passato remoto o prossimo in un'alternanza temporale che prosegue per tutto il film. Che, va detto, in questo è senza dubbio geniale, però alla lunga il gioco annoia un po', nella sua ripetitività formale alla ricerca del proprio stile. Discutibile, ma efficace, girare con l'IA che modifica le età filmiche dei due protagonisti principali. In questo modo Tom Hanks e Robin Wright possono interpretare i loro ruoli sia da giovani (il ringiovanimento con IA e' strano nel risultato) che da meno giovani. Il film però soffre del limite dello spazio racchiuso che lo trasforma quasi in un kammerspiel stucchevole e noioso che tradisce l'idea di partenza dello script (del pur ottimo Eric Roth), un graphic novel dell'americano Richard McGuire. Questa sofferenza lo imprigiona in una mera operazione stilistica che poco emoziona e interessa perché si ha l'impressione di guardare una storia già vista altre volte, seppur raccontata in modo differente. Detto ciò il film è senza dubbio originale e merita la visione. Al cinema.
Recensione del Conte Adriano Cavicchia Scalamonti, 30.1.2025