Argentina, anno zero
di Andrea Ciprandi da http://andreaciprandi.wordpress.com/
Altro che 2012… Almeno in Argentina sarà il 2011 a essere ricordato come l’anno della fine del mondo o comunque, com’è più opportuno ritenere in ogni ambito, dello sconvolgimento e auspicabilmente della rinascita.
Negli ultimi sei mesi è successo di tutto. Il River è retrocesso in B, la Nazionale ha completamente fallito l’appuntamento casalingo di Copa America e all’orizzonte si è brevemente profilato – ma ancora minaccia di prender vita – un megatorneo maggiore senza precedenti in nessuna parte del mondo, a 38 squadre, che accorpi le attuali prime due divisioni.
Analizziamo nei dettagli i diversi scenari.
La Nazionale di Batista è letteralmente affondata in occasione della 42esima edizione della Copa America, quella che passerà agli annali per il record di vittorie finali ottenuto proprio dai cugini dell’Uruguay, rivali eterni quanto il Brasile ed erroneamente considerati meno acerrimi dei verdeoro solo dalle nostre parti. Il c.t. era stato al contempo folle e onesto al punto di pensare e dichiarare di voler far giocare i suoi come il Barcellona, col risultato che il maggiore rappresentante della migliore squadra al mondo pare aver fallito un’altra volta per via dell’incapacità genetica dei suoi pur fortissimi compagni di muoversi, assieme a lui, come Xavi e Iniesta. Ho detto ‘pare’ perché a differenza delle critiche che i più avevano riservato a Messi dopo i Mondiali del Sud Africa questa volta è stato evidente come praticamente solo a lui si siano potute ricondurre le poche iniziative brillanti di un gruppo le cui immense potenzialità non sono state sfruttate. Morale, fuori Batista e dentro Sabella, l’ex allenatore dell’Estudiantes campione d’Argentina, del Sud America e non del mondo solo per un soffio, battuto sul filo di lana, guarda caso, dal Barcellona. Tecnico duro, il cosiddetto Pachorra, soprannome che indica una flemma degna del grande ‘temporeggiatore’ Quinto Fabio Massimo: appena sei mesi fa, e nell’imminenza dell’inizio del Clausura, era stato capace di abbandonare da un giorno all’altro la squadra con cui aveva vinto praticamente tutto (soltanto) perché non gli erano state date sufficienti garanzie tecniche. Che nel mirino abbia i Mondiali del 2014, non propriamente dietro l’angolo, è parso chiaro fin dalle prime convocazioni. Fra selezione locale ed europea, non ha chiamato molti senatori tra cui Zanetti, Samuel, Cambiasso e Diego Milito – discorso a parte l’esclusione di Tevez, che fra l’altro non era ben visto nemmeno dal suo predecessore – ma ha premiato forze fresche come Ricky Alvarez e il portierino Andrada (peraltro militante in patria) e vecchi – ma non troppo di età – puntelli come Riquelme, Lucho Gonzalez, Nicolas Burdisso e Demichelis. Dopo che l’Uruguay gli ha rubato la scena in casa, gli argentini sperano di impedirgli di ripetersi in Brasile bissando il clamoroso successo nell’unico precedente mondiale in quel Paese, quello famosissimo del ’50.
In campo nazionale, l’Argentina sta invece ancora smaltendo la sbonia seguita alla retrocessione del River. Triste per i ‘millonarios’, allegra per tutti gli altri al punto che in un bar della Bombonera da qualche giorno si serve un dessert allegorico a base di panna e ciliegia, i colori degli arcirivali, che è stato chiamato ‘il fantasma della B’… Nel frattempo ha preso il via la Primera Division, di cui benché come un diesel sta riconquistando la vetta il Velez ultimo campione – i cui rivali per questo semestre sembrano poter essere un redivivo Boca e un sempre più solido Lanus. Nella serie cadetta, intanto, il River ha esordito con una vittoria in occasione della sfida tradizionale col Chacarita – impreziosita dal ricordo della militanza in entrambe le squadre di quel Renato Cesarini alle cui segnature allo scadere si deve l’omonima, famosa ‘zona’.
Cosa faranno Boca e River, pur in competizioni diverse ragion per cui per la prima volta in 103 anni si rischia di non disputare il Superclasico se non – sorteggio permettendo – nella neonata Coppa nazionale, sta appassionando tutti. A dire il vero, si parla molto anche di Racing, Independiente e San Lorenzo, altre tre grandi che come gli Xeneizes dovranno tenere sott’occhio il Promedio com’era accaduto al River solo qualche tempo fa. Sono reali i rischi derivanti dalla deficitaria media punti delle ultime stagioni di queste squadre, così come il cammino del River in una B sconosciuta ed equilibrata si profila impervio. Potrebbero così arrivare altre retrocessioni illustri e una mancata risalita immediata nella massima serie del Club più vincente in Argentina, prospettive che a detta di tutti i tifosi sarebbero state alla base della recente proposta choc del presidentissimo federale Grondona di dar vita da qui a un anno, quando si tireranno le somme di questa stagione, a un megatorneo con 38 squadre. La reazione della piazza è stata semplicemente spettacolare: dalle colonne di blog e siti di giornali sono piovute praticamente unanimi dichiarazioni di sostenitori di ogni fede che preferiscono veder lottare i propri beniamini piuttosto che saperli favoriti da un sistema schiavo del potere politico di alcuni Club oltre che dei soldi delle televisioni, che fra l’altro sarebbe a rischio implosione nel caso in cui un giorno si volesse tornare alla classica formula a 20 squadre con la necessità di farne retrocedere almeno una decina in una volta sola…
Altre polemiche – figuriamoci – vengono anche dalla fresca squalifica di 5 giornate per il campo del River in conseguenza dei disordini occorsi nella partita interna col Belgrano, che aveva decretato la retrocessione del colosso di Núñez. Da un lato c’è chi grida all’attacco mirato alla Banda dato che il terreno del Velez, dopo il morto scappato in occasione della partita interna col San Lorenzo, è stato sospeso per un solo turno; dall’altro, invece, c’è chi grida all’ennesima sentenza ‘salvagrande’ memore delle esemplari maxi squalifiche che erano state appioppate sempre solo in seguito a disordini ad Almirante Brown, Nueva Chicago e Deportivo Merlo. Non bastasse, per la presenza del River, in B si è improvvisamente riaperto ai tifosi in trasferta, cosa che le finanze limitate di molti Club – con conseguente difficoltà ad assoldare i necessari servizi d’ordine – più che la reale impossibilità di controllare gli esagitati aveva impedito nelle ultime stagioni.
Chi sa come sono andate le cose, e soprattuto come andranno, alzi la mano…
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