Calciopoli/Gli intercettati
Ho cominciato a fare questo mestiere quand’ancora studiavo legge all’Università. Ad un certo punto, compresso dalla vita di redazione, ho creduto che la laurea non mi servisse più: infatti ai miei tempi i giornalisti laureati che conoscevo si contavano sulle dita di una mano, per quelli sportivi poi non serviva nemmeno la mano. Alla fine invece, con qualche sacrificio in più, quella laurea in giurisprudenza me la sono presa e ringrazio me stesso di averlo fatto perché ora so distinguere le bestialità che ascolto sulla vicenda intercettazioni: chi straparla senza neppure aver letto gli atti, e comunque non li comprenderebbe; chi non conosce la differenza tra un indagato e un imputato, nè cosa sia un GIP, un PM, nè tantomeno un’archiviazione o un fascicolo. Tanto per chiarire, è vero che il procuratore Maddalena non ha ravvisato ‘atti penalmente rilevanti’ nelle intercettazioni, ma ha trasmesso le bobine, anziché distruggerle come per legge è tenuto a fare qualsiasi magistrato dopo un’indagine di questo tipo, perché ha ritenuto che il contenuto del fascicolo, definito ‘inquietante’, potesse interessare la Giustizia Sportiva. E Carraro ora diventa l’unico garante dell’intero sistema, anche se questo può far sorridere, come l’ironica vignetta dell’amico Rob sull’argomento, publicata qui sotto. Da una parte juventini e filo-juventini che gridano all’ennesimo complotto ai danni della Vecchia Signora: un anno fa la vicenda Cannavaro, ora le strane telefonate di Moggi con l’ex designatore Pairetto, dicono, una chiara vendetta di Guariniello, sconfitto in appello nella vicenda doping, per screditare l’immagine di una società che da questo punto di vista non se la passa bene da anni. Qui però occorre ricordare che le intercettazioni vengono disposte da un magistrato solo nel caso che vi sia una ‘notizia di reato': insomma non basta un semplice sospetto ed è possibile che dirigenti di altre società non siano mai stati intercettati per il semplice fatto che le loro attività non sono state mai ritenute meritevoli di indagini approfondite. Dall’altra parte gli anti-juventini che non vedono l’ora di trasformare in pretese processuali tutti i campionati vinti dai bianconeri dall’avvento della Triade, il che mi sembra francamente fuori luogo. Per tutti sono comunque colpevoli i giornalisti che a seconda dei loro interessi son sempre pronti ad alzar polvere o più spesso ad insabbiare, visto il potere della Juve. Difendere una categoria in cui non sempre mi riconosco m’interessa poco, ma è ovvio che esistono giornalisti buoni e meno buoni, come in tutte le attività della vita, e giornalisti più o meno liberi, ma ritengo che sarebbe uno scoop incredibile per qualsiasi collega poter confermare la veridicità erga omnes, cioè assoluta, senza alcun ragionevole dubbio, di tutto quello di cui si parla. I colleghi delle news, tanto per fare un esempio, in presenza di prove certe, non hanno certo rinunciato ad svelare la Tangentopoli del ’92, una cosetta leggermente più importante del calcio, che finì con la caduta della Prima Repubblica e dei vecchi partiti e politici. Che poi alcuni di questi siano tornati più o meno sulla giostra, fa parte degli eterni giochini di questo Paese, ma sto divagando. Dico solo che il tanto bistrattato giornalismo italiano, pur non essendo quello di Woodward e Bernstein nel Watergate americano, a volte la sua parte l’ha fatta. E voglio credere che sarebbe lo stesso anche nel calcio. Magari sono un ingenuo, ma ritengo che chi potesse davvero dimostrare l’accomodamento degli ultimi dieci campionati non vi rinuncerebbe e, dopo esser stato licenziato da editori compiacenti come pensa sempre qualcuno di voi, vivrebbe forse ai Caraibi il resto della sua vita con i diritti d’autore di un libro o film-verità. In realtà parlar male dei giornalisti sportivi è come parlar male del governo: per molti è anche una questione di invidia del loro ruolo come, sostiene Moggi, capita a lui, inviso a molti perché più capace di altri, anche di stringere rapporti comunque interessanti, seppur assai discutibili. Ma chi gravita nell’orbita di Lucianone sostiene che prenderlo di mira sia lo sport preferito di chi non ha saputo imitarne la carriera, altro che onestà intellettuale! Secondo questa scuola di pensiero, la rettitudine assoluta nel calcio non esiste, purtroppo. Si prenda lo scandalo passaporti: ognuno ha avuto i suoi furbetti, tranne la Juve paradossalmente. Per ora negli atti si legge che Moggi durante la stagione 2004-05 chiamava ripetutamente il designatore Pairetto, ma ancora non è dato di conoscere se lo facesse solo lui, perché pare sia normale nel nostro calcio, se si vuole contestare un arbitro, chiamare al cellulare il designatore. Dal punto di vista penale non emerge ancora nulla a carico di Moggi, anche se il danno d’immagine è evidente, ma Moggi ha mai avuto una buona immagine? La Juventus per gli anti-juventini ‘addomestica’ i campionati da decenni, mentre per gli juventini è perseguitata per invidia della sua forza. La verità vera è ancora tutta da dimostrare e spero che si vada fin dove si riesce, ma quelli che si professano onesti per coprire la loro incapacità di ottenere risultati si assicurino prima di non finire a loro volta tra gli intercettati. Altrimenti bisognerebbe ricominciare tutto da capo, un’altra volta.
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