La quadratura del cerchio
Se la gara con il Messina deve essere intesa, al di là del valore dell’avversario, come la migliore della stagione, Mancini potrebbe aver trovato la cosiddetta quadratura del cerchio tornando alle origini. Un 4-4-2 puro con linea difensiva formata da Javier Zanetti e Favalli sugli esterni, Cordoba e Mihajlovic centrali, e con un centrocampo animato sulle fasce da Van der Meyde, ala pura e Stankovic, adattato a sinistra, con Cambiasso e Cristiano Zanetti interditori, gli stessi della vittoria di un mese e mezzo fa contro l’Udinese, e tandem d’attacco Vieri-Adriano, la vera scommessa di Roberto Mancini. Primi rincalzi Martins quando serve velocità davanti e Davids in mezzo al campo, intercambiabile soprattutto con Cristiano Zanetti, visto il rendimento straordinario di Cambiasso, vera rivelazione del nostro campionato, rimpianto amaramente a Madrid. Ma è chiaro che di Veron al meglio Mancini non farà mai a meno e quindi uno dei due interditori è destinato al turn-over sistematico, mentre è prevedibile che il rombo venga ridimensionato: lo si è provato per proteggere meglio la difesa, ma alla fine, gol presi alla mano, non ha funzionato. Certo, l’ultima formazione meriterebbe di essere rivista contro avversari più tosti dell’ultimo Messina, ma forse Mancini sta finalmente scegliendo, dopo tanti esperimenti, la squadra che, con gli opportuni primi rincalzi, dovrà essere in grado di cambiare schema a partita in corso. Gli uomini del momento, oltre all’inamovibile Cambiasso, sono Javier Zanetti, che ha saputo far cambiare idea a Mancini nella corsa al posto di esterno destro con il favorito Ze Maria e, naturalmente, l’ultimo Vieri. Emre e Materazzi al momento sono in panchina, ma proprio l’esempio del capitano li invita a non demordere, anche se Mihajlovic quando non c’è Veron appare più utile in costruzione di Materazzi, anche per la maggior propensione al lancio lungo e alla regia difensiva. Difficile il compito di Recoba, spesso determinante negli spezzoni di gara, ma poco restio ad accettare il ruolo di quarta punta che le sempre più frequenti scelte del Mancio gli impongono. Un discorso a parte merita Burdisso, da molti imprudentemente indicato come titolare fisso già in estate e che ha invece pagato lo scotto del campionato italiano: ora sta a lui dimostrare di non essere un giocatore normale. Da rivedere Carini, ma attenzione a mettere troppa pressione su Toldo. Il portiere resta un ruolo psicologicamente delicato e Mancini, che ha in Orsi e Nuciari due ex portieri tra i suoi collaboratori dovrebbe saperlo bene.
Lascia una risposta
Devi essere connesso per pubblicare un commento.