Priscilla
Priscilla Beaulieu ha 14 anni quando, nel 1959 a una festa in Germania, conosce il 24enne Elvis Presley: la star è di stanza per il servizio militare mentre la ragazza vive nella base militare con la madre e il patrigno, colonnello dell’esercito. Dopo due anni Elvis la invita per un breve periodo a Memphis, nella grande tenuta in cui vive, Graceland. Nel 1963 la ragazza andrà a vivere nella casa e tra i due nasce una storia d’amore profonda alla quale nessuno dei due vuole rinunciare. Tratto dal libro di memorie “Elvis and me”, scritto dalla stessa Priscilla Beaulieu (con Sandra Harmon) qui in veste anche di produttrice esecutiva (insieme a Roman Coppola), è in pratica un film voluto dalla vedova Presley che si limita a raccontare gli anni piacevoli passati con la star e non i litigi e il prendersi e mollarsi che li portò alla separazione definitiva e al divorzio. Quindi è lei che ha scelto cosa raccontare e cosa no e di conseguenza il racconto è di una banalità quasi noiosa. Di Elvis non si vedono concerti, o spezzoni di film o si sentono sue canzoni: solo i ritorni dai set, i giochi con i ragazzi del gruppo che lo accompagnano in tournée, il poco tempo passato con la ragazza a parlare. A Priscilla, nel momento in cui va a vivere nella sua casa, viene chiesto di studiare (la ragazza è stata iscritta a una scuola cattolica dal padre di Elvis), di non cercare un lavoro ma anzi di esserci solamente per lui quando chiama dal set o torna da una tournée. Ne viene fuori il ritratto di una ragazza e poi di una giovane donna che decide di sottostare ai capricci della star e che si auto reclude nella gabbia dorata della ricchezza sfrenata a discapito della sua libertà personale. Sofia Coppola dirige con mano sicura, l’opera ha un buon ritmo nella parte iniziale (la gioventù di Priscilla) ma delude le aspettative: a sette anni da “L’inganno” già non troppo memorabile, sembra che la 54enne regista non riesca più a trovare la qualità, anche espressiva, dei suoi primi due film (“Il giardino delle vergini suicide” – 1999, “Lost in translation – 2003). Premio Coppa Volpi a Cailee Spaney al Festival del Cinema di Venezia 2023. Al cinema.
Recensione del Conte Adriano Cavicchia Scalamonti, 4.4.2024