Poor Things! – Povere Creature!

povere creaturedi Yorgos Lanthimos

Bella è una giovane donna che viene riportata in vita dal chirurgo Godwin Baxter (un grande Willem Dafoe) che le trapianta il cervello del feto che ella porta in grembo. Per osservare il risultato ottenuto e aiutare il cervello “infantile” di Bella a svilupparsi il dottore si fa assistere dallo studente di medicina Max McCandles che, con il tempo, si innamora di Bella. La quale, desiderosa di conoscere il mondo, scappa con lo scaltro avvocato Duncan Wedderburn (un bravissimo Mark Ruffalo) che vede in lei una nuova conquista da sfoggiare. Ma presto scoprirà il lato ribelle di Bella. Non svelerò altro di questo film bellissimo che chiede solo di essere guardato. Siamo entusiasti e ammirati nel vedere come il cinema di Lanthimos si sia evoluto. La tematica, a grandi linee, è sempre la stessa: raccontare la crudeltà dell’essere umano. Partendo dalla brutalità della vita “casalinga” (Dogtooth), passando dalla distopia disturbante (The Lobster) e proseguendo verso la ferocia di ispirazione greca (Il sacrificio del cervo sacro) e la spietata vita di corte (La favorita) il regista greco “scopre” che per narrare la crudeltà non bisogna necessariamente utilizzare il dramma, ma si può anche ricorrere alla commedia (tanto da essere premiato col Golden Globe per Miglior film commedia o musicale). Certo, una commedia in stile Lanthimos, perciò non vi sganascerete come nel Frankenstein di Mel Brooks, ma potrete comunque sorridere e a volte ridere. Una risata pura, non falsata dall’ansia o dalla paura, qui la paura la fanno gli essere umani, o almeno quelli che cercano di contenere e addomesticare il carattere ribelle e anticonvenzionale di Bella. Il racconto si divide tra il mondo “reale” in bianco e nero e il mondo che Bella brama vedere e conoscere, a colori forti, dove ogni luogo o situazione  è ricostruito: in questo senso la Lisbona dove Bella inizia a conoscere e sperimentare i propri appetiti sessuali è ricostruito in un modo favolistico che rasenta la parodia. Eppure funziona, tutto è giusto e perfetto, tutto è credibile perché se credi che una donna possa rinascere con il cervello di un feto puoi credere anche a tutto il resto. E’ un coming of age insolito, perché il corpo è già sviluppato, mentre la mente è da formare e quello che serve per arrivare alla propria identità e alla piena consapevolezza di sé è un percorso senza guida tra sessualità, filosofia, prostituzione consapevole e infine vendetta. Un film incredibile dove l’uso smodato del fish-eye (un grandangolo estremo che produce un’immagine distorta) indica il senso di disorientamento e i momenti in cui Bella si sente intrappolata fisicamente o mentalmente. Lanthimos voleva fare questo film da molto tempo, da quando scoprì il romanzo omonimo dello scozzese Alasdair Gray. Come in “La favorita” affida la sceneggiatura a Tony McNamara e si concentra “solo” sulla realizzazione. Anche divertendosi, evidentemente, a auto citarsi nel finale e a creare animali inesistenti nella realtà. Il film si avvale dell’interpretazione di un’eccezionale Emma Stone (Golden Globe e probabilmente futuro Oscar), dei già citati Ruffalo e Dafoe, e dei piccoli ruoli per Margaret Qualley, Hanna Schygulla e Ramy Youssef. Leone d’Oro a Venezia, Miglior Protagonista a Emma Stone e Miglior Fotografia (Los Angeles Film Critics Association), Miglior Attore non protagonista a Mark Ruffalo, Miglior sceneggiatura non originale a Tony McNamara (National Board of review). E’ di certo il film che apre a Lanthimos le porte al grande pubblico e non solo ai suoi estimatori. Da non perdere. Al cinema.

Recensione del Conte Adriano Cavicchia Scalamonti, 15.2.2024