Dogman

dogmandi Luc Besson

Una città qualunque in America: Doug, un uomo travestito da donna viene fermato da una pattuglia della polizia mentre è alla guida di un camion, al cui interno ci sono una ventina di cani. Portato alla più vicina stazione di polizia racconterà, poco per volta, la storia della sua vita alla psichiatra criminale che è stata chiamata per far luce sulla sua identità. Ma chi è Doug? Perché è vestito da donna? E perché il furgone che guidava era stipato di cani di tutti i tipi?
“Ovunque ci sia un infelice, Dio invia un cane” scrisse Lamartine. Luc Besson parte da un fatto di cronaca nera avvenuto in Francia (un ragazzino rinchiuso in una gabbia dai suoi genitori) per raccontare il suo personaggio: brutalizzato dal padre e dal fratello ha vissuto un’adolescenza a dir poco terribile e solo l’amore dei cani lo ha salvato più volte da una morte fisica e dell’anima. In grande forma, il regista scrive e dirige una fiaba post moderna, un film d’azione non solo interiore creando un personaggio che non ispira pietà, ma simpatia, nonostante tutto. Ho scritto fiaba, perché a ben vedere, alcuni elementi logici (e li troverete da soli guardando il film, non sarò certo io a svelarli) non tornano, alcuni particolari, forse scritti in sceneggiatura, mancano, e perché in una fiaba credi a tutto quel che vedi, non ti poni domande, sospendi la credibilità. E poi perché c’è un rimando antico ai cattivi e ricchi contro i buoni e poveri, un tentativo un po’ arcaico di ridistribuire le ricchezze. E i modi per farlo sono molto brillanti e pieni di inventiva. Nel film l’azione emotiva è data dal racconto di un personaggio bellissimo, emarginato ma attaccato alla vita: la sua rappresentazione è affidata al notevolissimo Caleb Landry Jones (per favore dateci altri film con questo magnifico attore!) che scompare per dar vita al personaggio di Do(u)g, un personaggio devoto a Dio e ai cani che, come egli stesso dice, recepiscono ogni tipo di comando e addestramento. E a proposito di questo, ci sono voluti più di venti addestratori e alcuni stunt men per le scene con i cani. Presentato in anteprima e in concorso all’edizione di Venezia di quest’anno il film è molto godibile, ritmato, emotivamente convincente. Al cinema.

Recensione del Conte Adriano Cavicchia Scalamonti – 25.10.2023