Calciopoli non si revoca

Torno e solo dietro gentile richiesta da parte della redazione di Libero, a parlare di un argomento che mi ha sinceramente fatto venire l’orchite: Calciopoli.
La revoca dello scudetto assegnato all’Inter nel 2006 per alcuni è diventata una ragione di vita. Se poi la protesta abbia ricevuto nuova linfa dalla penuria di risultati bianconeri sul campo non è dato di sapere. La revoca, per chi spara ogni giorno dalla trincea del revisionismo a qualunque costo, è cosa praticamente certa. Anche fosse però, la stragrande maggioranza degli interisti non ne farà un dramma. Da questa parte, non ci saranno nuove guerre di religione, perché, tolti gli estremisti, il tifoso dell’Inter la sua vittoria morale l’ha già avuta cinque anni fa quando è stato finalmente smascherato il sistema (guai a chiamarlo cupola!). E non è certo uno scudetto a tavolino il problema.
Da allora, anche se qualcuno non lo ammetterà mai, c’è la sensazione, anzi la certezza, che la competizione si sia fatta più aperta.  Oggi lo scudetto, con un po’ di fortuna, lo può vincere anche l’Udinese e magari pure il Napoli che, a differenza della Juventus, è ripartito dalla C e quest’anno ha comunque lottato per il titolo. La verità è che quello che si diceva in ogni bar sport, ossia che una certa Juve e certi arbitri fossero molto più che buoni amici, è stato universalmente acquisito sotto forma di sentenza, anni di sentenze!
Qui da noi però col tempo chi è passato una volta col rosso diventa come chi il semaforo l’ha sempre comandato e il mozartiano “così fan tutti” diventa il miglior adagio possibile. Tutte uguali le telefonate intercettate, a prescindere da toni, circostanze e  protagonisti, con il criterio della gradualità delle colpe che va bellamente a farsi  fottere!
A Moratti non chiedete però un passo indietro. Per anni si è seduto al tavolo del calcio giocando con chi si scambiava le carte di nascosto. Per quasi un decennio ha sbagliato pure lui a pescare qualche carta, ma non fino al punto da non raccogliere, nemmeno una volta, almeno le briciole di quanto investito. Davvero credete che si possano spiegare certi fallimenti sportivi solo con la sua volubilità? Troppo facile.
Davvero pensate che le telefonate di Giacinto Facchetti siano come quelle degli imputati? Troppo comodo. Che si siano verificati “comportamenti aberranti, che hanno alterato il modo di concepire la competizione sportiva” lo scrive la Commissione Disciplinare della Federcalcio, non un tifoso della Nord.
In ogni caso, l’eventuale sentenza di revoca, da questa parte, sarà accettata come si usa in uno Stato di diritto. Dall’altra parte, sarebbe lo stesso se capitasse il contrario?