Vecchioni soffre e non solo per il derby

Pubblicato su Tuttosport – 8 giugno 2001

Roberto Vecchioni, 57 anni, interista, il cantautore di ‘Luci a San Siro’ e di tanti altri pezzi indimenticabili nel panorama musicale italiano, è ordinario di forma della poesia in musica all’Università degli Studi di Torino e sta lavorando ad un nuovo Cd che uscirà a Natale. Progetto top secret, ma ci sarà anche una canzone che parlerà dell’Inter: “Perché l’Inter resta una grande passione, anche dopo un’annata così nera!” cosa che ti ha fatto più soffrire?
”Potrei dire il derby, ma non solo quello. Tutta la stagione è da archiviare al più presto. Il pubblico dell’Inter ha sempre messo in conto la sofferenza. In ogni stagione ci sono periodi terribili, poi riscattati da un paio di momenti sublimi. Ecco, quest’anno sono mancati i momenti sublimi, non ne ricordo nemmeno uno! L’Inter da sempre è tutto o niente. Quest’anno niente!”
E nel mirino è finita anche la società.
”E’ normale quando non si vince. Per natura, il tifoso interista è sempre stato esigente, Milano è una città esigente. Se le cose vanno male, uno se la prende prima con l’allenatore, poi con i giocatori, quindi con la società. Ma non toccatemi il presidente: io sono con Massimo Moratti. Lui resta un presidente unico e non lo cambierei con nessuno. E’ una persona onesta e generosa, molto impegnata nel sociale, a favore di quel mondo sommerso che pochi considerano. Un esperimento come quello della ‘Comuna Baires’, un circolo culturale fatto apposta per i calciatori stranieri dell’Inter dimostra l’enorme sensibilità di un presidente innamorato della sua società. Certo, dal punto di vista tecnico, Moratti non è un condottiero con il pelo sullo stomaco, è un ‘democratico’, un uomo che parla agli uomini e, siccome l’ingratitudine fa parte della natura umana, spesso ha pagato di persona. Tutti dicono che dovrebbe essere più duro, forse dovrebbe avere al suo fianco un dirigente più duro. Ogni tanto sento parlare di Moggi, che ho sempre visto come un personaggio ‘cattivo’ dei cartoni animati. Lui è un dirigente che sa gestire con grande severità molte situazioni: in queste cose è straordinario!”
Da Tardelli a Cuper, contento?
”Mi spiace per Tardelli che, secondo me, avrebbe meritato un altro anno. Se ha fallito Lippi, poteva sbagliare anche Tardelli. Su Cuper non mi esprimo: mi sembra però che non giochi un calcio così offensivo come si dice, ma aspetto fiducioso. Certo l’Inter non è il Valencia e il campionato italiano non è la Liga, ma chissà che non sia l’Herrera che stiamo cercando da anni”.
Pensierino sulla vicenda Vieri?
”Non lo cederei mai. Lui dice le cose come gli vengono: secondo me resta se c’è una squadra che dà ampie garanzie tecniche per lottare per i primissimi posti. Dal punto di vista tecnico io amo i giocatori di talento, quelli dal tocco di palla artistico, ma Vieri è diverso e non lo cambierei con nessuno. Appena vede la porta tira e fa spesso centro: dove lo trovi uno così? E poi voglio vedere Vieri e Ronaldo insieme almeno per un anno. Con loro due la musica sarebbe già stata diversa!”
Indica un nome per la rinascita.
”Ne faccio più di uno. Mi piacciono Roberto Carlos e Rivaldo, ma anche Nedved e Liverani. Nella prossima Inter, vorrei vedere qualche italiano in più, come Materazzi, che mi va benissimo, anche se gli italiani di quest’anno non hanno avuto vita facile. L’uomo per la rinascita però lo abbiamo già in casa e si chiama Ronaldo. Con lui e con una squadra non credo superiore a questa siamo arrivati secondi e abbiamo vinto una coppa Uefa. Lui è il simbolo e lo specchio dell’Inter: quando gira male a lui, gira male tutto. Aspetto con ansia il suo ritorno in campo, sperando che vada tutto bene. L’Inter ricomincia da lui!”