
di Uberto Pasolini
Odisseo (il bravissimo Ralph Fiennes), partito da Itaca per la guerra di Troia, fa ritorno, vent’anni dopo la fine del conflitto, sulla sua amata isola, dove ha lasciato il regno, una moglie e un figlio che non ha mai visto. Durante la sua assenza il trono è stato assediato da molti pretendenti che tormentavano Penelope, sua consorte, perché scegliesse uno di loro. Ma la donna che in cuor suo crede il marito ancora in vita, ha iniziato a tessere una tela asserendo che dopo aver terminato il suo lavoro sceglierà un uomo. Invecchiato, stanco e fiaccato dalla violenza della guerra Odisseo è aiutato dallo schiavo Eumeo (un buon Claudio Santamaria) che lo cura perché possa riprendersi il trono, la moglie e la guida del regno. Buona trasposizione cinematografica dell'Odissea di Omero, affidata all'ottimo Uberto Pasolini, che punta il dito contro la guerra e la sua (in)utilità. Il suo Odisseo è stanco, e non solo per le peregrinazioni di cui è stato vittima (Polifemo, la maga Circe, le sirene incantatrici e molti altri) e in cui si è perso, ma anche per la vergogna di tornare da solo, senza essere riuscito a salvare nessuno dei suoi soldati. È descritto come un uomo e non come lo stratega che si è inventato il cavallo di legno per entrare nel ventre della città di Troia. L'uomo di Pasolini è ombroso, avvilito e si interroga su come tutto sia guerra e del fatto che pur odiando il sangue sparso dovrà versarne altro per potersi riprendere il trono. È la consapevolezza dell'uomo guerriero che altro non ha fatto in vita sua se non la guerra, e ora quello che brama è solo la pace. Anche Penelope si chiede "perché gli uomini devono andare a fare la guerra?". Il film è ben fatto e diretto, c'è un gioco di ombre e luci che rimanda all'ombrosità dell'uomo, al suo essere poco chiaro. Pasolini dirige un nutrito cast di attori internazionali molto convincenti, tra cui Juliette Binoche (Penelope), il già citato Ralph Fiennes (Odisseo), Angela Molina (Euriclea, nutrice di Odisseo). Solo Charlie Plummer, che interpreta Telemaco, figlio di Odisseo sembra fuori luogo e non adatto al film. Girato per lo più in Italia e a Corfù, il film non è forse uno dei migliori del regista ma merita comunque la visione. Al cinema.
Recensione del Conte Adriano Cavicchia Scalamonti, 14.2.2025