La prefazione di Gian Luca Rossi Da giornalista sportivo mi occupo di pallone da più di un quarto di secolo, ma non ho mai letto un libro di calcio in vita mia. Nel tempo libero leggo altro, come il medico che non ha alcuna voglia di portarsi il lavoro a casa. Ma c’è sempre un’eccezione. C’è sempre stata un’eccezione. E sono i libri sul Derby di Milano. Questi credo di averli letti tutti. E quando ne arriva uno nuovo, non me lo lascio scappare. Quindi sono onorato di scrivere la prefazione di un libro nuovo di pacca sul Derby della Madonnina, come questo dell’amico, collega e compagno di tifo interista Fabrizio Biasin. Io sono sempre stato troppo pigro per raccontare il Derby: preferisco viverlo. Perché per me questa sfida non è solo calcistica. E’ molto di più. E’ il confronto tra due anime profondamente diverse della stessa città: la mia Milano. Ovviamente su un rettangolo verde e con un pallone. Ma anche altrove. In fondo il Derby si può giocare anche a dadi, a scacchi, persino tra chi lancia un sasso più lontano nel mare. E se il Derby meneghino lo vivo così intensamente forse è perché io la mia parte, quella nerazzurra, non l‘ho avuta in eredità dalla nascita, ma me la sono proprio scelta, una volta raggiunta l’età della ragione, si fa per dire. Io ho fortemente voluto essere interista, malgrado in casa mia di calcio se ne masticasse poco. Si praticava e si preferiva il tennis. E, per dirla tutta, se proprio si chiedeva il risultato di una squadra, quella era il Milan, per via di una conoscenza paterna con Gianni Rivera. Poi, per quei casi della vita che non vi sto a raccontare, giacché il protagonista non sono io, ma questo libro e chi lo ha scritto, mi sono ritrovato interista in prima linea. Ed è bellissimo. Anzi non riesco proprio a capire come si possa stare dall’altra parte, perché noi interisti siamo sempre stati quelli contro: i ribelli di Guerre Stellari contro l’Impero, gli indiani contro i cowboys, i troiani contro i greci che si studiavano a scuola. Insomma, in una parola, noi siamo i buoni. A volte il Derby lo vinciamo o lo stravinciamo, altre volte lo perdiamo o lo straperdiamo, ma noi ci siamo sempre e da sempre al nostro posto, ossia in Serie A. Loro invece, in un paio di occasioni, sono addirittura fuggiti in Serie B, impresa che ha provocato un paio di fastidiosissimi buchi annuali nella centenaria storia del Derby meneghino. Cose da pazzi. Loro restano i cugini di campagna e proliferano soprattutto lontano dal cuore di Milano. Infatti mi risulta che anche Francesco Perugini, il collega milanista coautore di questo libro, abiti ben oltre la circonvallazione percorsa dalla filovia 90/91 e che in Duomo ci venga con la corriera! Ma alle loro stravaganze ormai ci abbiamo fatto il callo. Noi siamo l’Inter, quelli che ci sono sempre e sempre ci saranno. E quando ci ricordano che siamo nati da una costola del Milan, non possiamo non citare il migliore di tutti noi, l’Avvocato Peppino Prisco: “Mai rinnegate le nostre umili origini” - ribatteva ridacchiando, prima di avvilupparsi tra l’azzurro e il nero, i colori del cielo e della notte, i più belli di sempre. Buona lettura!
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