Inghilterra, il declino di Londra
di Andrea Ciprandi da http://andreaciprandi.wordpress.com/
L’incoronamento di Manchester a nuova capitale del calcio inglese dipende anche da quanto sta succedendo nella Capitale del Regno. Erano dieci stagioni, infatti, che nessuna squadra di Londra vinceva almeno uno dei tre principali trofei inglesi. L’ultima volta era accaduto nel 2001, quando Manchester United con la Premier League e Liverpool con le due Coppe suggellarono la supremazia del calcio del centro Inghilterra, qualcosa di tanto tradizionale quanto, negli ultimi tempi, divenuto insolito.
Bastano alcuni numeri per dipingere il quadro delle gerarchie inglesi. Dei 112 campionati di Prima Divisione disputati fino a oggi, appena 19 sono andati a squadre londinesi. Per giunta, 6 di questi risalgono all’era della Premier League, quella dei grandi capitali e delle famose Big Four che però proprio per motivi finanziari ben presto si ridussero a tre. Il Liverpool, infatti, anno dopo anno andava defilandosi mentre il Chelsea, che di grandi successi non ne aveva raccolti molti nel corso della sua storia centenaria, grazie ai soldi di Abramovich consolidava sempre più la propria nuova posizione rimanendo affiancata alle due dominatrici della scena inglese di inizio terzo millennio, i comunque da sempre gloriosi Manchester United e Arsenal.
Di FA Cup, delle 130 assegnate dal 1872 a sabato scorso, 35 sono state quelle sollevate da capitani di Club della Capitale. E’ questa una statistica migliore rispetto a quella del campionato, ma è pur vero che 6 volte hanno vinto formazioni che si sarebbero sciolte prima o al massimo all’inizio del XX secolo.
I numeri tornano a peggiorare con riguardo alla Coppa di Lega, sorta nel 1961 come manifestazione serale a cui, infatti, erano inizialmente iscritte le sole formazioni che giocavano in stadi dotati di riflettori. A Londra è andata solo 11 delle 51 volte in cui si è disputata.
Si potrebbe obiettare che, con tutte le squadre che ci sono in Inghilterra, una statistica che nel complesso riconduce un quarto dei trofei in palio a una sola città – che pure ne vanta una quindicina – dovrebbe essere considerata positiva. E’ vero, ma i numeri vanno sempre letti secondo quanto accade sul campo e nei corridoi, quindi tenendo in considerazione le reali condizioni di gioco, quelle tecniche per intenderci, e quanto deciso da Presidenti e investitori in base a elementi finanziari dei singoli Club nonché economici e di sviluppo generale del Paese.
Guardando agli albori, era logico che la Rivoluzione Industriale favorisse il fiorire del calcio, sport inizialmente legato al dopolavoro delle fabbriche, nel centro dell’Inghilterra. Uniche forze in grado di contrastare lo strapotere delle Midlands erano rappresentative di Forze Armate, Scuole e Università. Non è un caso, quindi, che i primi successi sia in FA Cup che in campionato si leghino ai nomi di squadre del centro del Paese o di selezioni scolastiche – anche londinesi come nel caso dei mitici Wanderers. I primi londinesi intesi come Club in senso stretto che riuscirono a iscrivere il proprio nome in un Albo d’Oro dovettero però aspettare il 1901, alla 30° edizione della Coppa: si trattava del Tottenham. Perché un Club londinese sempre inteso come Club e non semplice rappresentativa vincesse il campionato, invece, si dovette attendere niente meno che il 1930, alla 38° edizione, quella conquistata dall’Arsenal.
Non che le cose siano sempre andate bene alle londinesi, quindi. Ma poi sono cambiate, in particolare negli ultimi vent’anni nel corso dei quali si è consumato uno sconvolgimento del panorama calcistico inglese figlio della progressiva, sempre maggiore incidenza dei quattrini, che ne ha rilanciate almeno un paio. Per quanto a beneficiare di questa nuova conduzione dal calcio sia stato anche il Manchester United, che pure ha fondato gran parte delle proprie fortune su un folto gruppo di longevi campioni provenienti dal vivaio, è infatti sotto gli occhi di tutti il decollo improvviso di due Club della Capitale che, prima della creazione della Premier League, vincevano poco, come l’Arsenal, o praticamente niente, come il Chelsea. Dato ciò per acquisito, colpisce allora come quest’anno per la prima volta negli ultimi dieci nessuna londinese abbia vinto.
La considerazione da fare, però, è sconfortante tanto quanto la consapevolezza di quel che ha significato la Premier League per il calcio inglese. Non è, infatti, che nuove realtà tecniche si siano affacciate alla scena d’Oltremanica producendo l’impatto necessario a stravolgere lo scenario. E’ solo che nuovi capitali sono entrati altrove, e più precisamente a Manchester sponda City e Liverpool sponda Reds. La squadra di Mancini, forte di acquisti che a Eastlands si erano sempre sognati, ha appena vinto la FA Cup ma soprattutto si è assicurata un posto nella prossima Champions League, contendendo il terzo posto proprio a una londinese, l’Arsenal. Il Liverpool, da parte sua, anche se i frutti degli ultimi investimenti americani si vedranno soprattutto la prossima stagione ha scalato la classifica di Premier dai bassifondi in cui si trovava prima del mercato di gennaio fino al sesto posto, insediando l’accesso all’Europa League a un’altra londinese, cioè il Tottenham.
E con questo veniamo all’attuale situazione dei Club di Londra. Il Chelsea è giunto forse al capolinea di un ciclo fondato su uomini indistruttibili ma ormai in là negli anni e col probabile, ennesimo cambio in panchina – nonostante il Double ottenuto lo scorso anno da Ancelotti sia fresco tanto quanto il suo secondo posto in questo campionato – il futuro resta ignoto. L’Arsenal, invece, ha ormai visto crescere i suoi famosi giovanissimi talenti e c’è da chiedersi quanto il piacere di giocare trasmessogli da Wenger possa dare frutti tangibili, con un trionfo che manca da un lustro anche e soprattutto dopo la sorprendente sconfitta nell’ultima Finale di Coppa di Lega contro il più modesto Birmingham City. Il Tottenham, per finire, ha pagato una stagione ad alto livello come non era mai successo con la sua prima e per certi versi esaltante avventura in Champions League, ma in ragione delle mancate entrate garantite dalla partecipzione alla prossima edizione della massima competizione europea è davvero probabile che possa essere smantellato, con la cessione dei suoi pezzi migliori – manager incluso – da cui deriverebbe una probabile discesa dall’Olimpo.
Si vedrà. E’ un fatto però che con la granitica e costante presenza del Manchester United ai vertici del movimento e una pressione che sarà sempre più forte da parte di City e Liverpool l’andamento di questa stagione possa essere più che un semplice segnale d’allarme: il futuro del calcio londinese rischia davvero di non riservare più i fasti del recente passato.
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