Abbondanzieri Story
di Andrea Ciprandi da http://andreaciprandi.wordpress.com/
Si è conclusa questo sabato ad Abu Dhabi la carriera di uno dei portieri più vincenti della storia: Roberto Abbondanzieri.
Per il Pato, come tutti lo chiamano, abbandonato il sogno di chiudere col Boca sarebbe certamente stato bello vincere anche questo Mondiale per Club di cui ha potuto giocare solo qualche minuto al posto del titolare dell’Internacional, Renan. Gli resta comunque la soddisfazione di averne già vinte due, di edizioni di questa Coppa, quando ancora si chiamava Intercontinentale. A tale proposito vale la pena di ricordare immediatamente tutti i trofei alzati dal trentottenne ex numero uno di Rosario Central, Boca Juniors e Getafe, nonché portiere dell’Argentina in una cinquantina di occasioni.
Sei campionati argentini, una Coppa CONMEBOL, due Coppe Sudamericane, una Recopa Sudamericana, quattro Coppe Libertadores, due Coppe Intercontinentali. Tutti allori conquistati con la maglia del poderoso Boca Juniors costruito dal presidente Mauricio Macri con la sola eccezione del primo (la CONMEBOL del 1995 col Rosario Central) e l’ultimo (la Libertadores del 2010 con l’Internacional). E quasi tutti da titolare. Indimenticabile resta il 2000, quando fece tris con campionato argentino, Libertadores e Intercontinentale, ma ancora meglio si rivelò il 2003, vero anno di grazia, quando oltre a un’altra tripletta portò a casa anche il riconoscimento quale miglior portiere sudamericano. Unica squadra con cui non ha vinto, ma comprensibilmente, lo spagnolo Getafe nel quale ha giocato tre campionati e con cui a ogni buon conto ha conquistato il prestigioso Trofeo Zamora come portiere meno battuto della Liga 2006/07, questo prima di fare ritorno al suo amato Boca per una stagione, però, difficile nei corridoi di Brandsen prima ancora che in campo.
Non tutti ricordano che fino ai primi anni del nuovo secolo il Pato di cognome faceva Abbondancieri, cognome che mutò in Abbondanzieri nel momento in cui prese passaporto italiano. Nato nella Provincia di Santa Fe, in una delle quattro maggiori squadre dell’area vale a dire il Rosario Central esordì alla fine del lontano 1994. E con la maglia Canalla dimostrò immediatamente di avere un DNA vincente dato che è con lui in porta che i rosarini vinsero l’unico trofeo internazionale della propria storia, cioè la menzionata Coppa CONMEBOL, antecedente della Mercosur prima e poi della Sudamericana che il Pato avrebbe alzato due volte col Boca.
Nel 1997 la svolta, col passaggio proprio agli Xeneizes, nella cui porta finì per alternarsi con Oscar Cordoba fino a quando il colombiano non si trasferì al Perugia. Insieme al Club della Bombonera il Pato avrebbe disputato dieci stagioni suddivise in due cicli, di nove anni uno e di appena dodici mesi l’altro. Quasi ineguagliabile il primo, condito di così tanti successi e primati che risulta difficile presentarli con ordine. Certamente il Boca di quegli anni è in gran parte identificabile con gli investimenti dell’imprenditore Macri, la guida tecnica di Carlos Bianchi e le giocate di Palermo, Riquelme e Guillermo Barros Schelotto, tutti giunti nel corso degli anni alla corte azul y oro, nonché la grinta di Battaglia, prodotto invece locale. Dopo un campionato sfuggito per appena un punto alla sua prima stagione, Abbondanzieri e i suoi si aggiudicarono due titoli nazionali consecutivi, rimanendo imbattuti per un numero record di partite: addirittura quaranta. Poi, dal 2000 al 2005, una favolosa serie di stagioni che con la sola eccezione di quella 2002 furono tutte impreziosite da almeno un’affermazione internazionale, mentre nel 2006 il Boca e il suo portierone dovettero accontentarsi del solo Clausura argentino.
Con uno spiccato senso della posizione e spesso esibitosi in colpi di reni e interventi coi piedi al limite dell’impossibile, la sua fama è certamente legata alla straordinaria abilità nel parare i rigori. Non a caso con lui fra i pali il Boca ha portato a casa ben cinque trofei internazionali grazie alla definizione dagli undici metri, che non le arrise soltanto nel 2004 contro il sorprendente Once Caldas, vincitore della finale di Libertadores dopo che gli Xeneizes sempre ai rigori avevano comunque eliminato in semifinale i rivali del River Plate. Determinante, in quest’occasione, la parata sul penalty di Maxi Lopez dopo che fra gli altri avevano segnato i giovani Nicolas Burdisso, Pablo Sebastian Alvarez e Pablo Ledesma. C’era tanta futura Italia, quella sera al Monumental, e soprattutto parecchio Catania.
Sfortunato invece fu Abbondanzieri, e con lui la Nazionale argentina, allorché nei quarti di finale dei Mondiali 2006 s’infortunò poco prima che i suoi arrivassero a giocarsi dal dischetto il passaggio del turno contro la Germania. Oltre a rappresentare un baluardo ben più insuperabile di Leo Franco, che gli subentrò, avrebbe potuto riscattarsi dopo non aver parato nemmeno un rigore nella finale di Copa America persa contro il Brasile nel 2004, cui sarebbe seguita un’altra sconfitta in quella del 2007. Con l’Albiceleste, d’altra parte, c’è da dire che a differenza che col Boca il Pato ha spesso offerto prestazioni deluendenti, dimostrando un’insolita e inspiegbaile goffezza. Nella memoria degli argentini rimane soprattutto una generale indecisione che molti tifosi a lui avversi attribuiscono al fatto che le partite casalinghe della Nazionale si giocano sul campo del River, anche se con questo vogliono innanzitutto mitigare la rabbia per il fatto che Abbondanzieri si sia fatto tatuare per celebrare un trionfo sui Millonarios datato 2003. Un’ironia, quella di chi gli dà contro, che non ha comunque alcun peso al cospetto di tante meravigliose prestazioni offerte da questo vero numero uno che in sedici anni di onorata carriera ha ottenuto la media di un titolo a stagione, raccogliendo davvero quanto meritava.
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