Anora
La giovane Anora, detta Ani, lavora in uno strip club di New York e ogni tanto si concede ai suoi clienti per un extra. Nel locale incontra il russo Ivan, detto Vanja, giovane anch’egli che la travolge con la sua buffa (in senso “cool”) vitalità e la sua ricchezza sfrenata: per un po’ hanno degli incontri di sesso a pagamento nella casa, pardon nella reggia, del russo; in seguito lui le offre 15.000 dollari per una settimana durante la quale i due giovani si sposano e da quel momento la loro vita non sarà più la stessa. Sean Baker scrive, produce, dirige e monta il suo nuovo film. Regista indipendente e sconosciuto ai più, si è messo in mostra nel 2017 col bel film “Un sogno chiamato Florida” con Willem Dafoe interprete maschile principale. Nelle sue opere (questa è l’ottava, la terza uscita in Italia) sono spesso presenti personaggi che vivono ai margini della società o lavoratori del sesso. In “Anora” è espressa molto bene la volgarità dei tempi attuali che identifica la ricchezza con la felicità a dispetto del valore dei sentimenti che sono totalmente cancellati dall’abuso di sostanze e di sesso. La prima parte del film è incredibile, il montaggio rapido e fluente ci guida attraverso il folle e esagerato mondo di Vanja e il suo stile di vita ricco di eccessi. Nella seconda parte la storia si placa, in apparenza, e il ritmo è mantenuto costante da una tensione drammatica che lo anima fino alla fine. Baker sa scrivere e sa girare molto bene, le sue non sono immagini estetiche, nulla è lasciato al caso o all’improvvisazione, tutto è ben calcolato, anche la maestria nel miscelare la commedia al dramma. Il film vanta un cast di grandi attori sconosciuti: la strepitosa Mikey Madison interpreta la Anora del titolo, mentre gli attori russi Mark Ejdelstein (Vanja) e Jurij Borisov (Igor, e scoprirete chi è) sono noti in patria, ma ignoti nel mercato europeo e americano. Il film ha vinto la Palma d’Oro al festival di Cannes 2024 e meno male, perché altrimenti avremmo perso la possibilità di vedere questo gioiellino. Consiglio la visione in lingua originale, alcuni dialoghi sono in russo e si perderebbero le sfumature del linguaggio che in genere risulta appiattito e storpiato quando doppiato in italiano. Da non perdere, al cinema.
Recensione del Conte Adriano Cavicchia Scalamonti, 22.11.2024