Genoa-Inter, day after tweet

Ora molti si stanno convincendo di quello che avevo notato già parecchio tempo fa, ossia che questi giocatori, in barba ad una società inesistente, continuano bellamente a fottersene dei suoi obiettivi, anche minimi.
Pazzesco sentire Medel dire che, dopo il pareggio di Torino, visto che Napoli e Roma correvano troppo, loro, i giocatori, hanno un po’ mollato.
Ancora più terribile in settimana ascoltare Danilo D’Ambrosio spiegare che l’Europa League è una competizione difficile soprattutto se la inizia dall’ultimo preliminare perché impone lunghe trasferte al giovedì!
Mi sembra di vivere in un mondo parallelo. Sono cose agghiaccianti che non ho mai sentito da qualsivoglia calciatore di club straniero. All’estero ridono di noi italiani perché fanno l’Europa League da inizio luglio impegnandosi come da contratto, perché sono professionisti. Non do colpe nemmeno a Medel o a D’Ambrosio perché queste minchiate le sentono dire qui da noi e le ripetono come pappagalli senza nemmeno rendersi conto della gravità di quel che candidamente ammettono davanti ai tifosi, a chi l’Inter l’andrebbe a vedere anche in Turkmenistan pagandosi l’intera trasferta e senza manco il posto in Business Class.
Intanto a Genova è proseguita la caduta dalla scala a…Pioli. Ormai mancano tre gradini e questa ecatombe sarà finita.
L’augurio è che come ha detto lo stesso Pioli tra una frase di circostanza e l’altra chi di dovere abbia capito la ‘struttura’ di cui deve al più presto dotarsi il club. Senza di lui, ovviamente. Lo scrivo perché c’è ancora qualcuno che non ha capito che Pioli, esattamente come altri che l’hanno preceduto, è stato lasciato solo e quindi non vede l’ora di prendere i suoi soldi e andarsene a lavorare altrove.
Per quel che risulta a me Pioli a Genova, avesse potuto, avrebbe presentato le dimissioni come a Firenze, ovviamente dietro pagamento di lauta buonuscita, ma la società a Marassi non c’era, perché Steven Zhang era a Nanchino e senza Suning qui nessuno può decidere niente.
Qualche ritardato continua a pretendere da Ausilio, Zanetti e Gardini decisioni che i tre, al di là delle loro sindacabili capacità, non hanno la facoltà di prendere.
Insomma la società è più che mai assente e finché non si organizza con un dirigente con pieni poteri che stia addosso ai giocatori giorno e notte non ne usciremo mai.
A tal proposito c’è chi ha già fatto sapere che se l’Inter resta il casino che è oggi mica viene a sputtanarsi, anche a peso d’oro. Soprattutto chi, allenatore o dirigente, un lavoro assai ben retribuito ce l’ha già.
Tornando alla partita di Marassi, il solito strazio. Qualche occasione sciupata nel primo tempo e una ripresa a vivacchiare tirando il 90°. Onore al tripletista Goran Pandev,  che al gol vincente non ha esultato per rispetto all’Inter con cui non dimentica di aver scritto la storia.
Nel finale Candreva ha sbagliato il rigore che il pischello Gabigol voleva calciare, ignorando le regole basilari di una squadra in cui i rigoristi si scelgono ad inizio stagione e non come alla partita di calcetto del giovedì sera al momento. Può anche accadere ed è accaduto se stai vincendo 5-0, non se stai perdendo. Certo, Candreva il rigore lo ha pure sbagliato, calciandolo da cane e ora dalle poltrone tutti a dire che doveva calciare Gabigol, ma una squadra di calcio seria, è bene ribadirlo, non funziona così.
Nel marasma totale, Kondogbia ha pensato bene di farsi espellere nel finale, mentre Icardi non stava bene e Pioli, sostituendolo, si è tolto almeno il sassolino di dimostrare di non essere un fantoccio nelle mani dei giocatori più rappresentativi: le sostituzioni per le ultime tre partite può ancora deciderle!
Su Icardi che non stava in piedi, qualche medico dermatologo ha spiegato che potesse essere limitato nei movimenti a causa dall’ultima impegnativa seduta fatta in settimana dal suo tatuatore per terminare quell’opera omnia che ora lo copre da collo a vita.
Non voglio nemmeno approfondire se sia vero, non ne ho il coraggio. Sarò di vecchio stampo ma continuo a pensare che Icardi sia un grandissimo centravanti ma, ripensando a Picchi, Facchetti, Bergomi, Zanetti, non proprio il Capitano che il popolo nerazzurro dovrebbe avere. Per me il Capitano dell’Inter non dev’essere deciso per contratto ma scelto dello spogliatoio o, al limite, dall’allenatore.
Quanto al sesto posto, credo che l’Inter possa tranquillamente perdere, giocando così, tutte e tre le partite che restano e che in Europa debba andarci chi lo ha meritato. Chi non conosce come funziona una società di calcio si crogiolerà per l’ennesima volta nella cazzata tutta italiana che in realtà non si voglia andare in Europa League e che sia meglio non andarci. L’importante è che questo scempio serva a ripartire da una società il prossimo anno, visto che al momento non esiste.
Lascerei infine Stefano Vecchi in pace di giocarsi con la Primavera le final eight del Campionato, anziché esporlo a sua volta a queste figuracce. Tanto, per fortuna, tra tre settimane è tutto finito.
Un ultimo dato statistico: l’Inter non vince da 7 partite nelle quali ha raccolto la miseria di 2 punti, peggio di Pescara e Palermo. Se domenica perde anche col Sassuolo deguaglia il record di 2 punti in 8 gare della stagione 1947-48.
A volte la storia si può fare anche in negativo.

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