Inter Nos 15

Pubblicato su San Siro Calcio, giovedì 19 marzo 2015 

L’ORA DELL’IMPRESA – Stavolta parto alla Ferrero: “Se lo ricorda quel film, quel film di Pupi Avati? Si chiamava ‘I cavalieri che fecero l’impresa’ . Capolavoro!”
Quel film racconta di cinque cavalieri che recuperarono la Sacra Sindone e al loro ritorno vennero poi uccisi perché il mondo non sapesse nulla di loro.
Molto più modestamente l’impresa dell’Inter è ora quella di rimontare l’1-3 dell’andata patito a Wolfsburg e di guadagnarsi i quarti di Europa League.
Il problema è che all’Inter di eroici cavalieri non se ne vedono e, anche se l’impresa non riuscisse, nessuno passerebbe per le armi Icardi e soci.
Scherzi a parte, questa col Wolfsburg è gara senza appello, partita da dentro o fuori, tremendamente difficile, perché la casistica vuole che di solito al turno successivo si qualifica chi ha vinto 3-1 all’andata, ma le statistiche sono fatte anche per essere smentite.
Che in ogni caso occorra un’impresa non c’è dubbio.
E che l’Inter, soprattutto l’ultima che ha pareggiato in casa col Cesena penultimo in classifica sia in grado di farla, c’è più di qualche dubbio.
Servirà il pubblico delle grandi occasioni e, soprattutto, una squadra all’altezza della storia nerazzurra, a cominciare dal portiere, visti i guai combinati da Carrizo in Germania.
L’ex Presidente Massimo Moratti, pure lui convocato a San Siro, al proposito è stato chiaro come il sole: “Inter, non avere paura. Credici, o non giocare neanche!”
Facile a dirsi, meno a farsi, quando si ha tra le mani una squadra che proprio non riesce ad essere affidabile nemmeno sulle distanze minime, nemmeno per un tempo di partita.
Due gol ai tedeschi, quelli che servirebbero per qualificarsi, l’Inter li può pure fare. Il vero problema è non prenderne. Al punto che c’è che chi ritiene più percorribile un 4-1, perfino un 5-2, piuttosto che un 2-0.!
L’Inter in passato è stata capace di rimonte clamorose, fin dagli anni più gloriosi della sua storia. Dal 3-0 al Liverpool con cui ribaltò l’1-3 dell’andata nella semifinale della coppa Campioni 1965. Poi il 3-0 all’Aston Villa nel 1990, dopo uno 0-2 a Birmingham. Ma ce ne sono state altre, come quella allo Strasburgo nella stagione 1997-98, che portò in bacheca l’ultima Coppa Uefa: 0-2 in Francia e 3-0 a San Siro con le reti di Ronaldo, Zanetti e Simeone. Altri nomi, altri giocatori.
E poi quella in campionato contro la Sampdoria nel 2005: dallo 0-2 al 3-2 in una manciata di minuti, con Recoba, tanto caro a Moratti, match-winner e proprio Roberto Mancini in panchina.
Ma quelle erano squadre capaci di qualsiasi cosa e, soprattutto, fatte di gente che non conosceva la parola ‘paura’.
Qui, con Ranocchia e Juan Jesus ultimi baluardi, meglio raccomandarsi l’anima a Dio.
Nell’ultimo turno di campionato, mentre l’Inter balbettava in casa col Cesena, rimontando con Palacio il gol di Defrel, il Wolfsburg cementava il suo secondo posto in Bundesliga travolgendo il piccolo Friburgo con un perentorio 3-0, con gol di Rodriguez e doppietta di De Bruyne. Un bell’avviso ai naviganti!
A San Siro, al di là di chi andrà in campo, visti pure gli acciaccati dell’ultim’ora, servirà la partita perfetta, quella che l’Inter, anche dopo il ritorno di Roberto Mancini, non è mai riuscita davvero a proporre. Massima efficacia davanti, minima permeabilità dietro, perché se a Schürrle e soci si concede anche il minimo spazio, come si è visto all’andata, non lasciano scampo.
Tra l’altro la partita diventa vitale anche per il futuro prossimo dell’Inter. L’ultima giornata di campionato ha visto l’allungo in classifica della Sampdoria, che dopo aver battuto la Roma all’Olimpico, ora è distante addirittura 8 punti. Domenica tra l’altro è in programma lo sconto diretto al Ferraris, che si contava di affrontare con un solco inferiore a quello attuale. I blucerchiati sono al sesto posto, il minimo per ritrovare l’Europa l’anno prossimo, i nerazzurri sono settimi ma lontani e proprio sulla Samp ora devono basare la loro rincorsa a 11 giornate dalla fine del campionato.
Anche per questo bisognerebbe eliminare il Wolfsburg e tener viva l’attuale Europa League ad ogni costo: il suo capolinea porta addirittura in Champions, traguardo a cui per il momento è meglio non pensare. Tutti però, in momenti come questi, si fanno forza col mantra della ‘Pazza Inter’ capace nel male, ma anche nel bene, di qualsiasi impresa.
In realtà, la squadra che centra i traguardi, di norma, è tutt’altro che pazza, ma razionale, o perlomeno regolare nei suoi comportamenti, insomma non proprio come l’Inter che abbiamo imparato a conoscere e ad amare. Ma se l’unico modo per arrivare è la follia, allora che gli dèi del pallone siano con l’Inter.

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