Inter Nos 9

Pubblicato su San Siro Calcio, domenica 26 gennaio 2014

Ci sarebbe anche da giocare col Catania a San Siro, ma dopo l’immane casino societario di casa Inter, perché di casino di tratta, chi ci ha pensato? Certamente Walter Mazzarri, a sua volta duramente provato dagli eventi di questa settimana. Cerchiamo di riepilogare quello che è successo, anche se non è facile.
Nella giornata di lunedì esce la notizia di uno scambio clamoroso: Guarin passa alla Juve e Vucinic passa all’Inter. Su impulso del club nerazzurro, il 31 dicembre scorso, le due società si sono messe alacremente al lavoro con i giocatori e i loro procuratori, intenti nel frattempo a creare gli appositi depistaggi e hanno raggiunto l’accordo. Tutti felici e contenti. Mazzarri avrà la punta di cui ha disperatamente bisogno e l’Inter un conguaglio di 3 milioni di euro da girare subito alla Lazio per pagare la prima tranche di Hernanes, a sua volta voglioso di cambiare aria. Mirko Vucinic ha già svuotato il suo armadietto a Vinovo, salutato i compagni ed è allegramente balzato in auto alla volta di Milano per la firma del contratto. Fredy Guarin è pronto a percorrere il percorso inverso e a raggiungere Torino. Nel corso del pomeriggio però, spuntano difficoltà a ripetizione e in serata, proprio mentre Vucinic sta effettuando le visite mediche al San Matteo di Pavia, Guarin e il suo procuratore corrono negli uffici milanesi della Juventus, perché capiscono che il discorso con la Juventus si sta incagliando. L’intoppo ora riguarda il conguaglio che la Juventus dovrebbe versare all’Inter: per i bianconeri tre milioni sono troppi, anche nella formula di due subito e uno a fine stagione sottoforma di bonus. Marotta tira sul prezzo, scendendo fino ad un milione e mezzo in due tranches. Intanto nel popolo interista, da sempre avverso a qualsiasi tipo di collaborazione con la rivale storica, il malcontento cresce di ora in ora, spinto dal vento dei forum e dei social network. La Juve prova subito ad approfittare della situazione cancellando ogni forma di conguaglio e rilanciando lo scambio, ma alla pari. L’Inter a quel punto si sente presa per il collo e congela ogni discorso fino all’indomani.
Il martedì mattina tutto sembra riaperto, ma i due giocatori hanno i nervi tesi, Guarin più di Vucinic. A tratti filtra però che in un modo o nell’altro l’ostacolo del conguaglio sta per essere superato. Ma non è così e col passare delle ore la protesta interista si trasforma in decisa opposizione, mentre Marco Branca è già uscito virtualmente di scena: capisce che andando avanti il primo a lasciarci definitivamente le penne è proprio lui. Massimo Moratti, avvicinato dai cronisti, fa capire che a gestire l’operazione non è lui, ma il nuovo Presidente Erick Thohir. Thohir però sta in Indonesia, manda solo brevi sms interlocutori e non ha la benché minima idea che in serata la Curva Nord sta manifestando apertamente contro la propria società chiedendo le teste dei dirigenti Marco Branca, Piero Ausilio e Marco Fassone, direttore generale dal contestato passato bianconero, rimasto col cerino acceso in mano. A quel punto Thohir blocca tutto, mentre Moratti è costretto a uscire dai suoi uffici per placare l’ira dei tifosi. La trattativa, annuncia l’Inter con un comunicato, adesso è chiusa per motivi tecnici, economici e ambientali. A Mazzarri per poco non viene un colpo e il danno d’immagine dell’Inter è dietro l’angolo. Come non bastasse, circolano pure voci circa l’esito non brillante delle visite mediche di Vucinic, ma il procuratore del montenegrino Alessandro Lucci, minaccia querele: “Da che il calcio è calcio – precisa – o si è idonei o non lo si è!”
Il giorno dopo il DG bianconero Marotta in un’improvvisata conferenza stampa va giù pesante accusando i dirigenti dell’Inter di poca serietà e chiede ufficialmente a Thohir di scusarsi con Agnelli per l’episodio definito più volte sconcertante. Come non bastasse, la Juventus è stata appena eliminata dalla Roma in Coppa Italia. Di lì a poche ore, con un comunicato, Thohir risponde per le rime a Marotta, ma in realtà sta già piombando a Milano per incontrare Andrea Agnelli e ristabilire le relazioni diplomatiche tra due club che, soprattutto di questi tempi, sono alleati in tante battaglie politiche in Lega e in Federcalcio. Settimana prossima quindi è ancora possibile che Vucinic arrivi comunque all’Inter con una formula partorita da un gentlemen’s agrement tra presidenti. Più difficile che Guarin possa trasferirsi subito alla Juventus. Il colombiano, che ha mangiato la foglia, è infatti tornato silenziosamente ad allenarsi ad Appiano Gentile, ma continua a pregare che dalla Premier arrivi in extremis un’offerta in contanti finora mai giunta all’Inter. Lo stesso Mourinho, dopo un abbozzo di trattativa, lo ha scaricato riportando al Chelsea il serbo Nemanja Matić per 25 milioni di euro!
Morale: “mai dire mai”, soprattutto nel calcio-mercato e non stupitevi troppo se settimana prossima vedrete Agnelli e Thohir a braccetto come due amiconi di vecchia data, sul modello Berlusconi-Renzi. Le logiche dei dirigenti sono assai lontane da quelle dei tifosi. Se Vucinic serve a Mazzarri e bisogna prenderlo costi quel che costi, bisogna però metterci la faccia e spiegarlo per bene. E se non si è trovato altro modo per preparare l’incastro in cui inserire pure Hernanes, bisognava dirlo subito. Ma l’Inter, nel vuoto pneumatico di poteri, come al solito non spiega, non comunica e la sua gente, comprensibilmente, s’incazza. Che poi un’azienda debba essere gestita con logiche manageriali e non emotive è evidente, ma è altrettanto chiaro che il calcio non è un’azienda qualsiasi.
L’Inter a oggi sembra l’unica squadra al mondo senza società. Thohir, indonesiano di nascita ma statunitense di formazione, è abituato a tempistiche molto diverse da quelle del calcio italiano, dove si deve fare tutto e subito. Quello che gli si chiede ora, al di là di questa vicenda piuttosto imbarazzante, è di definire al più presto idee e ruoli almeno fino a giugno, quando l’intero club dovrà essere ridisegnato dalle fondamenta, prevedendo parecchie buonuscite. Perché una squadra senza società non può esistere.

 

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