Inter Nos 11

Pubblicato su San Siro Calcio, domenica 23 febbraio 2014

IL PUNTO – Diciamola tutta, è stata una settimana gradevole. Senz’altro la migliore dall’inizio del nuovo anno. Sull’onda della bella vittoria a Firenze, c’è stato il tempo per alcuni buoni spunti di calcio parlato. A cominciare da Fabio Capello e da Antonio Conte, due juventini che non si amano e non si sono mai amati e che hanno bisticciato ben al di là delle loro questioni personali. Allo zenit della polemica, Antonio Conte, con una frase, ha di fatto cancellato anni e anni di propaganda da parte degli ossessionati da Calciopoli: “Della Juventus di Capello” – ha detto – “ricordo che sono stati revocati due scudetti!” Sugli gli appassionati della Guerra dei Cent’anni bianco-nerazzurra, perlomeno sui lealisti, questo Conte ha avuto un impatto mediatico perfino superiore alle 16 sentenze su Calciopoli delle magistrature sportive e non sportive. E al di là delle retromarce di rito, anche se la controparte non lo ammetterà mai, perfino qualche juventino più oltranzista ha cominciato a chiedersi se in fin dei conti non sia il caso di fidarsi dell’Albo d’Oro e non del primo club bianconero di turno per rispondere alla fatidica domanda su quanti scudetti abbia davvero la Juve! In ogni caso, corre l’obbligo sportivo di riconoscere che tra poco la Juventus la terza stella se la appunterà sul petto in modo assolutamente cristallino, e se lo scrivo io potete fidarvi. Antonio Conte, al quale qualche tifoso dell’Inter voleva simpaticamente intitolare un nuovo club nerazzurro dopo l’inattesa sparata su Calciopoli, sta infatti dimostrando che anche senza Buffon, Ibrahimovic, Del Piero, Trezeguet, Nedved, Cannavaro, Vieira, Thuram e vari fuoriclasse di cui ora mi sfugge il nome, si può vincere senza che alcuno abbia nulla da ridire, tantomeno l’Autorità Giudiziaria.
Molto più a sud invece l’allenatore del Napoli Rafa Benitez, certamente uno dei migliori docenti calcistici del mondo, ma tradizionalmente simpatico ai suoi scolari del momento come il prurito sulla schiena mentre si guida, ha continuato a (s)parlare dell’Inter. Il prode ‘Torero Camomillo’, come l’avevo affettuosamente ribattezzato ai tempi della sua breve avventura interista, ogni volta che il Napoli vince due partite di fila, rimugina di continuo sui suoi trascorsi nerazzurri con gli occhi di un cagnolone bastonato. Basta, non se ne può più! Moratti, che è esageratamente paziente, qualche tempo fa non ce l’ha più fatta e gliel’ha detto chiaro e tondo, a precisa e puntuale domanda televisiva del mio amico e collega Massimiliano Nebuloni: “Benitez un po’ di ragione ce l’ha – ha chiosato il Presidente Onorario dell’Inter – alla fine i giocatori li ho comprati a Leonardo perché era più simpatico di lui!” Ora il buon Rafa se ne faccia una ragione e abbandoni una volta per tutte quello sguardo da bracco bastonato ogni volta che parla dell’Inter! Adesso Benitez allena un grande Napoli, ch’è molto meglio della disastrata Inter di questi tempi. Si ripeta alla nausea quel che normalmente dicono a sé stessi gli amanti delusi: ”Chi non mi ama, non mi merita”, scacciando una volta per tutte dalla sua ossessione. E a proposito di ex, Diego Pablo Simeone è tornato a San Siro contro il Milan e ne è uscito da vincitore. Il primo round di Champions è suo. La sensazione è che a Milano tra una paio di settimane non saremo gli unici a rimpiangere la Champions League. Spero che mi perdonerete se questa volta il punto non è stato troppo centrato sull’Inter, che è quel che è, benché migliorata dall’arrivo di Hernanes, ma lo sfottò è spesso il vero sale del calcio e a chi passa il tempo a sghignazzare sulle disavventure nerazzurre, ogni tanto giova ricordare le sue!

LA SQUADRA – In casa la Fiorentina finora aveva perso solo col Napoli. In casa la Fiorentina è stata l’unica squadra capace di battere la Juventus. L’Inter, con tutte le sue magagne, la Fiorentina l’ha invece battuta anche a Firenze sfoderando – finalmente – una buona prestazione e tornando a vincere una gara lontano da San Siro, cosa che non capitava dal 3 novembre scorso, quando con un’altra grande prestazione la squadra di Mazzarri maramaldeggiò sull’Udinese al Friuli. Tempi diversi quelli, in cui ancora si pensava di avere una squadra più affidabile di quella che poi ci siamo trovati. Però ora, con Hernanes nel motore, l’Inter ha vinto due partite di fila, praticamente un evento, dopo l’orrendo avvio del 2014. E’ la dimostrazione che Mazzarri è assai più intelligente di quelli che lo criticano, perché sono sempre i giocatori a cambiare le squadre, molto più di chi siede in panchina. Ora si esalta giustamente Icardi, il match-winner di Firenze, ma va detto se finora Maurito è stato un semplice comprimario è solo perché la sua autonomia è ancora limitata: dopo il gol al Franchi, in fuorigioco ma dopo tutto quel che non si è avuto viene quasi da sorridere, Icardi ha finito con la lingua a penzoloni e a rientrare per dare una mano alla difesa nel finale è stato il buon Palacio. A Firenze però c’è stata la prestazione e c’è stato il risultato, importante contro una squadra importante ed ora si dovrebbe guardare al futuro con un pizzico di serenità in più, magari abbandonando le solite inutili e sterili polemiche che i figli mangia-allenatori di Zamparini, di Cellino e, ahimé, pure un po’ di Moratti, fanno ad ogni partita persa. Dopo cinque sconfitte consecutive lontano da San Siro si è insomma tornati a sorridere consolidando il 5°posto a meno -5 dalla Fiorentina. Adesso è il momento di dare continuità e concentrarsi su qualcosa che non è ancora accaduto in questa stagione: la terza vittoria consecutiva battendo il Cagliari a San Siro. Già perché quest’anno l’Inter tre partite di seguito non le ha ancora vinte e l’occasione col Cagliari a San Siro è troppo ghiotta per lasciarsela scappare.

LA SOCIETA’ – L’altra volta era venuto in Italia per intervenire sulla squadra e a fine gennaio aveva ingaggiato D’Ambrosio e soprattutto Hernanes. Ora è tornato in Milano per cominciare a riordinare la società col primo vero Consiglio d’Amministrazione della sua gestione. Dopo aver risposto alla solita domanda di mercato sul difensore serbo del Manchester United Nemanja Vidic: “Al 90% è fatta! Ma quando sarà tutto definito faremo un annuncio” – ha spiegato, Erick Thohir ha confermato che la sua lontananza non dev’essere vissuta come un problema, perché lo staff che dovrà reggere l’Inter nei prossimi anni è in via di definizione.
Dopo aver rilevato la piccola quota (15%) del socio uscente Rosan Perkasa Roeslani, Thohir in compagnia dei fidati Handy Soetedjo, suo socio e Hioe Isenta, consigliere d’Amministrazione, ha fatto capire con un sorriso che presto l’Inter potrebbe contare su un altro importante socio-finanziatore. Si tratta di Lawrence Barki, 42 anni, indonesiano di nascita ma statunitense di formazione, proprio come Thohir. Laureato alla Boston University School of Management, Lawrence è rampollo di una delle famiglie più importanti dell’Indonesia nel settore estrattivo. Suo padre è Kiki Barki, il 43° uomo più ricco d’Indonesia secondo la rivista Forbes, con un patrimonio stimato di quasi 700 milioni di dollari, malgrado il brusco crack finanziario subìto in borsa nell’ultimo anno. Secondo la stessa fonte il patrimonio di Thohir sfiora invece il miliardo di dollari. Insieme a Barki, si sussurra inoltre che l’Inter abbia come partner, potente quanto silente, anche il presidente del Northstar Group di Singapore, Glenn T. Sugita, altro imprenditore asiatico che ha studiato in Tennessee.
Dal punto di vista operativo, dopo il divorzio da Marco Branca dopo oltre dieci anni di collaborazione, Thohir sta comunque proseguendo nella ricerca dell’uomo di calcio da collocare stabilmente in società, anche se per il momento i discorsi di mercato continuano ad essere gestiti da Piero Ausilio.
In agenda ci sono pure i rinnovi contrattuali di Esteban Cambiasso e di Fredy Guarin, tolto dal mercato dallo stesso tycoon e in odore di prolungamento addirittura fino al 2018.

 

 

 

 

 

 

 

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