Inter Nos 7
Pubblicato su San Siro Calcio domenica 8 dicembre 2013
IL PUNTO – Ci sono pareggi e pareggi. Quello con la Sampdoria è stato molto diverso da quello di sette giorni prima a Bologna. Se al Dall’Ara l’Inter aveva creato e sprecato, coi blucerchiati a San Siro ha fatto comunque troppo poco. Per certi versi questa gara non è stata molto diversa da quella vinta lo scorso 9 novembre col Livorno. Là l’Inter nel finale aveva raddoppiato, stavolta ha preso gol. Forse è vero che il valore reale dell’Inter è più o meno quello del suo attuale quarto posto in classifica, a meno di rinforzi importanti a gennaio. Ma con la Sampdoria l’Inter ha comunque giocato davvero male, in particolare nella ripresa, dopo un primo tempo più che discreto. Sarà stata la voglia di strafare, visto che in tribuna al fianco di Massimo Moratti, c’era Erick Thohir, alla sua prima da Presidente allo stadio, ma Mazzarri è andato su tutte le furie, parlando di gara complessivamente brutta, la peggiore della sua gestione e di pericoloso passo indietro rispetto al trend stagionale. Il giorno dopo ad Appiano il cazziatone alla squadra è stato di quelli che non si dimenticano. E mercoledì in Coppa Italia col Trapani l’Inter delle riserve ha rischiato di compromettere nella ripresa il buon primo tempo che aveva chiuso sul 3-0. Il 3-2 finale è lo specchio di un gruppo che di questi tempi fatica a tenere la concentrazione per 90 minuti. Ora però, dinanzi al Parma dell’ex Cassano, che ha appena tagliato il traguardo dei 100 gol in Serie A, occorre tornare a vincere, perché poi la trasferta di Napoli e il derby chiuderanno il 2013 sono impegni di ben altra caratura e guai a perdere ancora il passo.
LA SQUADRA – L’Inter cresce, a volte magari più lentamente del previsto, ma cresce. E il quarto posto in classifica, seppure di nuovo in coabitazione con la Fiorentina, consente comunque di restare in posizione di sparo per il terzo posto e la zona Champions. Certo, per poter lottare davvero con Napoli e Roma per il massimo traguardo europeo, occorrerebbero rinforzi, ma non arriveranno prima di gennaio. Intanto bisogna fare con quello che si fa, cercando di sfruttarlo al meglio, malgrado i forfait in attacco di Milito e Icardi. A centrocampo ad esempio ci sono due talenti non ancona compiutamente espressi. Uno è Fredy Guarin, sempre troppo anarchico e altalenante, al di là del gol contro la Sampdoria. Da lui ci si aspetta di più, non solo tiri in porta da ogni angolo nel campo, col risultato che due palloni su tre di quelli calciati dal colombiano, li si ritrovano nelle curve degli stadi. Guarin ha nel sangue il cambio di marcia e dovrebbe essere lui a trascinare la squadra, anziché girare spesso a vuoto. L’altro talento ancora inespresso è il giovanissimo Mateo Kovacic. Al di là dei frequenti attestati di stima di Walter Mazzarri, il croato nato a Linz, in Austria, non è titolare dal 29 ottobre scorso contro l’Atalanta. E finora di partite intere in questa stagione ne ha giocate solo due: quella con l’Atalanta appunto e quella col Cagliari. In più, fenomeno tipico del nostro calcio, sono bastate un paio di panchine consecutive per fare di Kovacic un caso. Qualcuno ha addirittura ipotizzato una partenza a gennaio, seccamente smentita dal suo agente Nikki Vuksan: “Mateo all’Inter sta benissimo, è un patrimonio del club e non c’è alcuna possibilità che venga ceduto a gennaio, nemmeno in prestito – ha tuonato Vuksan. Al di là dei suoi 19 anni, la crescita di Kovacic quest’anno è stata rallentata fin dal ritiro di Pinzolo da un fastidioso infortunio. Ora però il ragazzo deve ripartire, pensando alle incredibili metamorfosi di Jonathan e Alvarez. Senza aver paura di sbagliare, perché all’Inter, oggi come oggi, un talento di nemmeno 20 anni come lui non si cede più.
LA SOCIETA’ – Questa settimana Massimo Moratti è entrato nella ‘Hall of Fame del Calcio Italiano’, assieme a Franco Baresi, Gabriel Omar Batistuta, Fabio Capello, Cesare Gussoni e Sergio Gonella (ex aequo nella categoria Arbitro italiano), Gianni Rivera e il Campione del Mondo ai Mondiali di Italia ’34 e Francia ’38 Eraldo Monzeglio, scomparso nel 1981 (Premio alla memoria). Motivazione dell’onorificenza conferita a Massimo Moratti dalla FIGC: “per aver interpretato come nessun altro il ruolo dell’ultimo mecenate, ovvero del presidente tifoso che si gioca tutto per la propria fede calcistica. Uomo innamorato dell’Inter, è il patron che ha vinto di più nella storia dell’Inter”.
Uomo innamorato e ultimo mecenate, due definizioni che non sembrano potersi replicare su Erick Thohir, il nuovo Presidente che Moratti si augura però di vedere presto a sua volta innamorato dell’Inter, come lo è stato lui.
Forse Thohir ancora innamorato pazzo dell’Inter non lo è, ma affascinato senz’altro. E con la Sampdoria a San Siro, in tribuna d’onore accanto a Moratti, ET ha gioito, tifato e sofferto, senza cogliere la vittoria nella sua prima da Presidente allo stadio. Ma dovrebbe tornare presto, forse già per il derby del 22 dicembre prossimo. Intanto il neo-Presidente sta già muovendo i primi passi. Nei giorni scorsi è stato avviata una partnership col Dc United, società calcistica statunitense, facente a sua volta parte dell’arcipelago di aziende di Erick Thohir. Difficile capire quali potranno essere i frutti di questo accordo di collaborazione, nel quale ci sarà comunque uno scambio attivo delle procedure di organizzazione dei club, prima ancora che di giocatori.
Ma quello che vogliono i tifosi da Thohir è un bel regalo a Mazzarri dal mercato di gennaio. Oltre ai soliti noti Osvaldo e Nainggolan, nelle ultime ore si è accennato alla possibilità di trattare Ezequiel Lavezzi, che Mazzarri ha già avuto a Napoli e che pare in rottura con Blanc, tecnico del PSG. Un’operazione costosa e molto difficile da perfezionare, visto che i francesi hanno pagato Lavezzi 30 milioni di euro nell’estate 2012, ma con l’arrivo in panchina di Laurent Blanc il Pocho è uscito dal radar dei convocati. Qualche giorno fa Blanc, parlando di Lavezzi e del mercato, se l’è presa con i giornalisti: “Se ci sono giocatori che vogliono andarsene, farebbero meglio a parlare con i dirigenti – ha ammonito l’ex difensore – Lavezzi? A me non ha detto nulla”.
Però intanto l’agente del Pocho, Alejandro Mazzoni, procuratore anche di Campagnaro, è stato visto a Milano e non ha mancato di far presente che con l’arrivo di Cavani, la vita al PSG per il suo assistito si è fatta dura. Lavezzi guadagna 4 milioni netti annui, ma da gennaio in avanti l’Inter potrebbe garantirgli qualche soldino in più di quelli che dovrebbe ancora prendere a Parigi. E soprattutto, farlo giocare. L’idea sarebbe quella di proporre al PSG un prestito oneroso fino a giugno, con l’intesa di rivedersi a fine stagione per capire cosa fare. Ci sarebbe da riconoscere un indennizzo ai francesi, ma in ogni caso Thohir spenderebbe meno dei 15 milioni chiesti per Nainggolan e Osvaldo e potrebbe presentarsi ai suoi nuovi tifosi con un regalo imprevisto. Il primo passo però lo deve fare il Pocho, andando in rottura col PSG, un po’ come fece Balotelli l’anno scorso col Manchester City per approdare al Milan. Il fatto che l’Inter non giochi la Champions non sarebbe un ostacolo insormontabile, visto che Lavezzi per quest’anno non potrebbe comunque giocarla altrove e in ogni caso rischia di non giocarla più nemmeno col PSG, vista l’incompatibilità di carattere con il suo tecnico Blanc. Al momento i francesi fingono di non prendere neppure in considerazione una partenza di Lavezzi e hanno invece rilanciato la possibilità di parlare di Lucas, un altro che fatica ad imporsi, malgrado i 40 milioni di euro spesi per portarlo a Parigi meno di un anno fa, ma la sensazione è solo che si voglia sondare il terreno per un’eventuale asta tra le società europee più ricche. Ma tra queste non c’è l’Inter e nemmeno altre italiane.
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