Inter Nos 14

Pubblicato su San Siro Calcio, domenica 10 marzo 2013

LONDRA, CAPOLINEA D’EUROPA – Al White Hart Lane di Londra col Tottenham l’Inter è ripiombata nell’incubo, scossa da uno 0-3 che pone virtualmente fine alla su corsa in Europa League. Si sperava in una ritrovata autostima dopo la rimonta di Catania, ma è durata poco, anche perché il Tottenham è nettamente più forte. Troppo rabberciata l’Inter per dire la sua nella tana di quel fenomeno di Gareth Bale, che tra sette giorni a San Siro, ironia della sorte, neppure ci sarà per squalifica. Probabilmente la sua assenza non peserà al Tottenham, una delle squadre più in forma del momento.
Ora i nerazzurri sono costretti a concentrarsi sul campionato, anche se dopo l’ennesima figuraccia, occorre molta fantasia per credere al terzo posto che vale la Champions. Purtroppo l’Inter di quest’anno invece abbiamo ormai imparato a conoscerla: a volte entusiasmante, a volte inguadabile, senz’altro la squadra più volubile e indecifrabile della Serie A. Capace di espugnare lo Juventus Stadium battendo la rivale che non perdeva da 50 partite divise su tre campionati, ma anche di lasciare 6 punti su 6 all’ultima in classifica. Non solo quest’anno al Siena, ma anche l’anno scorso al Novara. Una squadra mai davvero matura per dare una svolta alla stagione, ma nemmeno bocciata senza appello. Sempre in bilico, sempre sul filo del rasoio: facile alla caduta ma pronta a rialzarsi quando meno te lo aspetti. E adesso, bruciata l’Europa, bisogna rialzarsi subito perché c’è un campionato da giocare e una zona Champions da conquistare: col Bologna a San Siro è vietato sbagliare.

CASSANO NON CAMBIA MAI – Fantantonio ci è ricascato. Anche all’Inter. Dal giorno del suo arrivo in nerazzurro, lo scorso 21 agosto, erano in molti a ricordare che il lupo perde il pelo ma non il vizio e che nel giro di sei mesi sarebbe arrivata la ‘cassanata’. Ci hanno preso. E, a pensarci bene, non poteva che essere così, visto che l’intera carriera di Cassano è sempre stata un po’ sopra le righe e proprio lui, il miglior profeta di se stesso, lo aveva pure anticipato qualche mese fa, ospite di Fazio a  Che tempo che fa: “Queste prime settimane all’Inter vanno alla grande – aveva detto Fantantonio con la solita faccia da schiaffi – però io mi conosco. Oggi tutto bene. Domani non so. Se mi partono i cinque minuti, io mica ci arrivo a contare a fino a dieci!”
Una promessa è una promessa e così, il venerdì dell’antivigilia di Catania-Inter, in piena emergenza, Cassano ha pensato bene di togliersi di mezzo da solo, lasciandosi andare ad una battuta provocatoria all’indirizzo di Stramaccioni, a sua volta tipetto un po’ permaloso: “Su ragazzi – avrebbe detto il bizzoso barese al termine dell’allenamento – anche per oggi Mourinho ha finito!”
E stavolta Stramaccioni, l’uomo che più lo ha voluto all’Inter, non poteva far finta di nulla, anche per rispetto alla squadra, soprattutto per quella parte tecnicamente meno dotata, da tempo il bersaglio preferito di Cassano tra battute, scherzi e pesanti ironie. Morale: Cassano punito e non convocato per Catania, cosa che ha inguaiato l’Inter ancora più del previsto. E meno male che poi è finita con l’impresa della rimonta dallo 0-2 al 3-2, perché altrimenti il caso si sarebbe gonfiato ancora di più. E assai  più seccante del diverbio resta la sua pubblicità: ossia chi è poi andato a spifferarlo alla Gazzetta dello Sport, dove è diventato il titolo d’apertura. Nei giorni successivi è ovviamente partita la caccia alla talpa, perché lo spogliatoio è sacro e guai a chi ne viola i segreti. Al di là del colpevole, giocatore, componente dello staff tecnico o logistico, l’Inter la miglior risposta l’ha data vincendo a Catania senza Cassano. E alla fine ha prevalso la ragion di Stato: Cassano è comunque rientrato nei ranghi e a Londra ha giocato 90 minuti, confezionando la palla gol sprecata da Alvarez.
Caso chiuso, quindi? Nemmeno per idea, ma solo rimandato a giugno, quando ci sarà il redde rationem. Fantantonio ha ancora un anno di contratto, ma ha già cominciato a chiedere un prolungamento. Moratti per ora non ci pensa proprio. E ipotizzare un addio a giugno 2013, in anticipo di un anno, al momento non è un’ipotesi così peregrina. 
Intanto Cassano prosegue nell’inseguimento al primo bonus stagionale: 200.000 euro al traguardo dei 20 gol+assist. Ora è a quota 19, ad una sola lunghezza dal premio, che in ogni caso sarà decurtato dalla multa di 40.000 euro per questo antipatico episodio.

MORATTI VENDE, ANZI NO – Che la crisi abbia ormai attanagliato in modo forse irreversibile il nostro calcio è risaputo, ma non si può dire che Massimo Moratti non stia lavorando per garantire all’Inter un grande futuro. La situazione economica, malgrado i tagli di spesa, a cominciare dagli stipendi non più in linea coi tempi, resta pesante. Nell’ultima semestrale il CdA nerazzurro ha rilevato un passivo da 60 milioni di euro, che a giugno potrebbero diventare 70, costringendo l’azionista di maggioranza, ossia il presidente Moratti, a staccare il solito corposo assegno per il bilancio. Tutto questo, senza contare i 30 milioni di euro che arriverebbero da un posto al sole nella prossima Champions League. E’ per motivi economici che oggi il terzo posto è diventato più importante della conquista di altri trofei. Oggi il bilancio viene prima dell’Albo d’Oro e il moltiplicatore della Champions non ha comunque confronti, perché il jackpot della massima rassegna continentale, raggiunto dall’Inter solo tre anni fa, resta inarrivabile. Ma la Champions League dell’Inter l’anno prossimo a questo punto è tutt’altro che certa e Moratti sta cercando di coinvolgere nuovi soci nella gestione della società attraverso la cessione di quote del pacchetto azionario. Ad ingolosire gli eventuali pretendenti sarebbero soprattutto i proventi del nuovo stadio, che conoscendo la burocrazia italiana, non sarà comunque pronto prima del 2018. Non per niente una nuova legge sugli stadi giace in Parlamento da anni. Qualcuno ha avanzato anche l’ipotesi che Moratti possa cedere immediatamente l’intero pacchetto azionario dell’Inter ad un acquirente affidabile, ma qui si sta correndo troppo. Prima di tutto, perché di acquirenti affidabili non se ne vedono, né italiani né tantomeno stranieri, come dimostrano le ultime vicende della Roma e poi perché Moratti vuole ancora troppo bene all’Inter per disfarsene a cuor leggero. Prima bisogna sistemare i conti e fare il nuovo stadio. Solo allora potranno aprirsi scenari diversi. L’idea per ora è quella di reperire capitali freschi per una joint-venture, un po’ come si è tentato di fare nello scorso autunno con i cinesi, che però di sono persi a loro volta nei meandri di una burocrazia ancor più complessa di quella italiana. Moratti, quindi resta alla finestra: se non troverà nessuno, andrà avanti da solo. Come dal 18 febbraio 1995 a tutt’oggi.

 

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