Argentina: River tra presente e futuro

di Andrea Ciprandi da http://andreaciprandi.wordpress.com

Il nuovo River di Ramon Díaz, a detta dello stesso tecnico, ha portato a termine la missione che si era prefisso vale a dire lottare per il titolo. Il torneo Final si è infatti chiuso con un secondo posto.
Il sapore che la piazza d’onore ha lasciato sul raffinato palato dei tifosi, tuttavia, è agrodolce.
Non si può prescindere dai recenti trascorsi del club, reduce da una stagione in B che nessuno avrebbe mai ipotizzato si potesse arrivare a dover vivere. E dopo un Inicial sotto la conduzione tecnica ancora di Almeyda, l’artefice della promozione, che era servito a riprendere contatto con la realtà della Primera, non si può sottovalutare il significato di una piazza d’onore conquistata mentre altre squadre sulla carta più attrezzate facevano peggio – su tutte il Velez campione uscente, finito a 18 punti dalla vetta, e il Boca addirittura penultimo.
I soli tre punti di ritardo rispetto al Newell’s, però, riportano inevitabilmente alla mente le tante occasioni perse nel corso del campionato. Scivoloni come il pareggio sul campo dell’Union, poi retrocesso, e addirittura la sconfitta su quello dell’Argentinos, che si è salvato solo all’ultima giornata, restano delle ferite ancora aperte. Altrettanto perplessi si rimane di fronte ai pareggi interni col Quilmes e soprattutto l’Arsenal. Poca importanza, se non sul piano dell’immagine, invece, la scoppola sofferta col Lanús alla penultima. Senza che tutte le partite citate dovessero comunque essere vinte, resta il fatto che giusto un pungo di punti in più avrebbe significato niente meno che il titolo. Quindi il bicchiere appare mezzo vuoto.
Vediamo allora cosa farà Ramon Díaz in fase di mercato per fare meglio, quindi vincere. E con lui, se non prima di lui, ovvio, Passarella che all’orizzonte vede già le prossime elezioni ed è ipotizzabile che sia pronto a qualche sforzo pur di riconfermarsi presidente.
Di certo l’attacco è il reparto che maggiormente ha deluso e va ridisegnato. L’infortunio a Trezeguet e la forma calante di Mora, entrambi già cancellati dalla prossima rosa, hanno certamente influito. Non hanno fatto troppo bene nemmeno Luna, che pure è stato il miglior marcatore assieme a Lanzini, né Funes Mori (ed entrambi sono dati ugualmente in uscita). Appena 5 gol venuti dalla punta di riferimento, però, la dicono lunga sull’efficacia che ha avuto la prima linea. Si può obiettare che con un centrocampo chiamato a proporsi tanto come il tecnico chiedeva è normale che i gol siano stati venuti da più reparti, ma un dubbio sulla giustezza della formula adottata rimane perché alla fine quanto fatto non è bastato.

Alcuni dubbi li ha lasciati anche la difesa, ancora questa. Un paio di infortuni importanti hanno avuto il loro peso, ma dal resto della rosa non è venuta una valida alternativa: 22 gol subiti in 19 partite restano tanti, e troppi se raffrontati ai 16 dell’Inicial.
Nel complesso, a non convincere in molti casi è stato proprio il gioco su cui il Pelado tanto puntava come storicamente ha sempre fatto. E’ vero, la sua mano si è vista, esisteva un’idea di calcio diversa da quella raffazzonata di Almeyda che aveva puntato più che altro sullo spirito di gruppo. Ma troppe volte si è giocato solo un tempo e altre ancora gli undici in campo non sono proprio mai decollati. Alla fine quindi, complici anche alcune assenze forzate di Ponzio, si è fatto conto più sulle scorribande di Vangioni sulla fascia e le incursioni di Iturbe che su una costruzione vera della manovra. Talentuosissimi entrambi, ma da soli non potevano certo fare squadra.
Già, Iturbe. La nota forse più positiva in assoluto del semestre, la scintilla che da tanto mancava. Anche lui è andato via, per reincorporarsi al Porto che non ha rinnovato il prestito. Col suo nome, quelli già fatti degli attaccanti e per esempio quelli di Ledesma, ex perno contenitivo della Banda targata Díaz, s’infoltisce il gruppo dei partenti più o meno sicuri e s’infittisce il mistero circa la fisionomia del River che verrà. A maggior ragione se in vendita venisse messe pure Balanta, difensore rivelazione assoluta: non si capisce perché sostituirlo con qualcuno che difficilmente sarebbe meglio, spendendo magari tutti i soldi incamerati grazie alla sua cessione e quindi senza nemmeno tenersi in casa un tesoretto…
Insomma, è decisamente presto per fare previsioni ma mai troppo per sentire un minimo d’incertezza. Incertezza soprattutto all’idea che Passarella abbia dato un ultimatum al suo allenatore: vincere e basta. Perché se non succedesse nemmeno nel prossimo semestre, indipendentemente da quanto dimostrato finora in questa sua nuova tappa potrebbe essere sacrificato il miglior condottiero possibile sulla strada del ritorno al successo. Con le conseguenze che nessuno auspica, visto quanto hanno pesato e ancora bruciano gli effetti di gestioni scellerate del recente passato.
(articolo scritto per Riverplate.com)

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