Inter Nos 9

Pubblicato su San Siro Calcio, domenica 12 febbraio 2012

INTER INDIETRO TUTTA – Si ricomincia dal Novara a San Siro. Proprio quel Novara che un girone fa determinò la cacciata di Gasperini.
Si ricomincia dal Novara con ancora negli occhi le immagini del tracollo dell’Olimpico a Roma, domenica scorsa.
Da quanto tempo l’Inter non prendeva 4 gol in una sola partita? In fondo solo da quattro giorni prima, col Palermo a San Siro. Da quanto tempo però non li prendeva senza segnarne manco uno? Addirittura dal 7 maggio 2000, quando una delle ultime Inter di Lippi un 4-0 lo incassò addirittura a San Siro dalla Fiorentina di Batistuta. Per rintracciare lo stesso risultato in trasferta bisogna andare indietro di ancora un anno e più, al  21 marzo 1999, praticamente di un millennio, quando l’Inter aveva patito un poker a Marassi dalla Sampdoria. Sulla panchina nerazzurra c’era Luscecu.
A Roma si è avuta l’ennesima conferma della differenza tra una squadra che sta preparando il suo futuro ed un’altra che vegeta sul suo passato.
Per prendere davvero in pugno la situazione occorre spazzare via subito l’assurda idea di coloro che non avendo mai letto un giornale non sportivo da troppi lustri, vivono ancora nella pia illusione che l’Inter possa liberarsi di Moratti. Ripeto per l’ennesima volta, raccomandando ai visionari letture un po’ più impegnate delle solite cronache sportive, che nell’attuale situazione politica ed economica in cui versa l’Italia, nessun club con bilanci perennemente in rosso, senza possibilità di crescita, senza stadi di proprietà e senza una fiscalità concorrenziale, può oggi passare di mano, tantomeno ad investitori stranieri che non avrebbero alcun beneficio né interesse ad investire qui da noi, ovvero il Terzo Mondo nella considerazione di qualunque economista. Questo vale per Inter, Milan, Juventus e per tutti gli altri. Mentre Zamparini si fa fotografare con gli sceicchi per ragioni pubblicitarie, la Roma è solo un affare bancario e nomi come Thomas Di Benedetto o James Pallotta fanno scena solo agli occhi dei più sprovveduti.
Quindi ficcatevelo in testa una volta per tutte: l’Inter non è vendibile e ad un certo livello può andar avanti finché Moratti ne avrà voglia. L’impressione che oggi la società sia tornata ad essere gestita da dilettanti allo sbaraglio è però assolutamente reale. Eppure solo un paio di settimane fa si vinceva il derby e si parlava di scudetto! Cose da Inter. Cose da tifosi dell’Inter.
A Roma dei giocatori non si è salvato nessuno ed è pure ridicolo prendersela con Ranieri, le cui responsabilità restano ancora una volta secondarie al confronto di quelle della squadra. Se davanti non si riusciva proprio a far nulla, non è bastato nemmeno mettere quattro mediani davanti alla difesa per impedirle di prendere quattro pere!
L’amara verità è che il valore di questa squadra è questo e, senza Sneijder, peggiora oltremodo. Questa Inter più di una gara a settimana non la regge, dal punto di vista fisico, prima ancora che mentale.
Potrà ancora fare tre o quattro partite di livello giocando sui nervi e sull’antico orgoglio, sul modello derby, ma appena si torna a giocare ogni tre giorni su campi difficili e c’è da correre a perdifiato, è finita. L’incredibile di questo campionato è che il terzo posto per le sconfitte di Lazio e Udinese sembra ancora a portata di mano. Ora tutti a glorificare la Roma che solo tre giorni aveva incassato dal Cagliari gli stessi quattro gol che ha poi rifilato all’Inter. Ma è certo che se la Roma può ambire ad essere la squadra del futuro, l’Inter è più che mai la squadra del passato.

L’ORA DELLA RIFONDAZIONE – E’ bastata una settimana, con due sconfitte e un pareggio per cambiare radicalmente il campionato dell’Inter. Dopo sette vittorie consecutive e l’avvisaglia dell’eliminazione in Coppa Italia a Napoli, i nerazzurri non ne hanno più azzeccata una e quel terzo posto in campionato che pareva diventato una formalità ora è di nuovo complicato.
La questione però non riguarda solo i punti o di distacco da Lazio e Udinese nella lotta al terzo posto, sperando che anche le concorrenti proseguano con qualche giro a vuoto, ma la certezza che la generazione del Triplete sia davvero arrivata al capolinea. Sostituirla in blocco non si può, anche perché occorrerebbe gettare sul mercato disponibilità economiche d’altri tempi, cosa impossibile in tempi di crisi economica. All’Inter si bada più ad incassare che a spendere, come ha appena dimostrato il mercato di gennaio, in tono decisamente minore. La cessione di Thjago Motta non è certo stata compensata dagli arrivi, al momento solo in prestito, di Palombo e di Guarin, che per ora hanno determinato un esborso complessivo di soli 2.5 milioni di euro.
L’unica via d’uscita è quella di ripartire dai giovani, puntando nel contempo al naturale esaurimento dei pesantissimi contratti degli eroi del Triplete. Se proprio si vuole rinnovare qualche contratto lo si faccia a cifre ridottissime, altrimenti tanti ringraziamenti e tanti saluti.
La riconoscenza esterna è un vicolo cieco e, finalmente, sembra essersene accorto anche Massimo Moratti: dopo Roma sono tutti sotto esame, a cominciare dal tecnico che come al solito è il meno colpevole ma che, come al solito, rischia di pagare per primo e per tutti.

RIECCO CAPELLO – Nel puntuale turbinìo di voci attorno all’Inter è appena tornato alla ribalta un protagonista d’eccezione: Fabio Capello. Le sue dimissioni dalla panchina della Nazionale inglese hanno già indotto gli addetti ai lavori a riprendere a girare un film di mercato già visto più volte in passato, anche se sempre senza finale: Capello all’Inter.
Don Fabio stavolta prederebbe il posto di Ranieri, più verosimilmente a fine stagione che a campionato in corso, a meno di nuovi cataclismi tipo Roma.
Certo che Capello in fuga dall’Inghilterra a soli quattro mesi dall’Europeo di Ucraina e Polonia fa notizia e per molti sarebbe il toccasana ideale per l’ambiente.
Anche stavolta Capello si è dimostrato quello di sempre, poco propenso ad accettare compromessi o accomodamenti: sul caso John Terry, al quale la Football Association ha deciso di togliere la fascia da capitano della nazionale dopo le presunte accuse di razzismo al difensore del Queens Park Rangers Anton Ferdinand, Capello non è stato consultato e se ne è andato sbattendo la porta.
Ancora oggi ci sono però alcune controindicazioni sull’approdo di Capello all’Inter. Per la stragrande maggioranza dei tifosi nerazzurri Don Fabio ha il torto dei lunghi trascorsi rossoneri e, soprattutto, di essere stato il tecnico della Juventus di Moggi, finita alla sbarra per Calciopoli. Sarebbe interessante sentirlo rivisitare quel periodo storico da allenatore dell’Inter! Quindi il suo arrivo sulla panchina nerazzurra non sarebbe certamente morbido, malgrado la sponsorizzazione di lunga data da parte di Marco Trocnhetti Provera, storico vicepresidente interista.
Che però l’Inter in passato abbia cercato Capello è storia. Lo fece già prima dello scoppio dello scandalo di Calciopoli con un incontro a Lugano al quale partecipò Angelo Mario Moratti, figlio del presidente nerazzurro che all’epoca aveva deciso di chiudere con Roberto Mancini. E poi ci ha provato nel giugno scorso, subito dopo l’addio di Leonardo, ma all’epoca la Football Association, non avendo a disposizione un’alternativa immediata, bloccò d’imperio il tecnico di Pieris.
Recentemente Fabio Capello ha ammesso che i contatti diretti con il presidente Moratti lo avevano alquanto lusingato.
C’è da dire però che Capello sarebbe una scelta totalmente in controtendenza con la nuova austerity di casa Inter, perché il tecnico di Pieris chiederebbe cose che oggi Moratti non potrebbe concedergli: al di là della carta bianca totale sia sulla gestione della squadra che sul mercato, a bloccare tutto è l’ingaggio da autentico top-player, in un momento in cui l’Inter ha fatto chiaramente capire di non potersi permettere un costo-allenatore superiore ai 2 milioni di euro a stagione. Vedremo. Intanto al momento sulla panchina dell’Inter c’è Ranieri e sarebbe anche giusto che ci restasse.

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