Ritorno all’inferno

Per sei giorni me ne sono stato per l’ennesima volta a New York a disintossicarmi dall’Italia e  dai suoi veleni, anche calcistici. Appena tornato, ho acceso la Tv e ho ritrovato subito l’inferno, il solito inferno. Che per l’annullamento di Italia-Serbia le colpi gravi stavolta non siano nostre poco importa: Genova è in Italia e certi animali si vedono solo dalle nostre parti, intendendo quella parte d’Europa che scivola verso l’Asia e che già più di vent’anni fa Oriana Fallaci aveva ribattezzato Eurabia. Sorvolo su quello che si è visto a Marassi, tra spranghe e cesoie, quando alle persone perbene all’ingresso negli stadi requisiscono accendini e cinture in quantità industriali. Stavolta prendiamocela pure coi serbi, fingendo di dimenticare che qualche anno fa pochi prepotenti riuscirono a non far giocare il derby di Roma e altri fecero sospendere il derby milanese di Champions League. Solo tre anni fa abbiamo avuto un poliziotto morto a Catania e ho sempre la sensazione che potrebbe ricapitare ovunque, appena riabbassata la guardia. Certo i serbi più che violenti sono veri e propri miliziani della guerriglia, ma c’è chi crede ancora alla favola di riportare le famiglie negli stadi? Ci torneranno solo se e quando ne usciranno gli animali. E tutti a scandalizzarsi per la tessera del tifoso, che non è certo il rimedio migliore, ma solo il tentativo di fare qualcosa, visto che in Italia è comprovato che in galera ci si va di rado e per pochissimo tempo. Sarebbe comodo non fare nulla, in questo siamo i migliori del mondo. Invece, finché non si capisce che uno Stato serio le situazioni di emergenza le fronteggia con provvedimenti di emergenza, non se ne uscirà mai. Eppure io le famiglie negli stadi le ho appena viste a New York, alle partite di baseball o di hockey su ghiaccio, come il bellissimo derby tra Rangers e Islanders, con tifo solo a favore e mai contro. Nella vecchia e ormai decadente Europa negli stadi si rischiano puntualmente brutte disavventure, anche se dalla Germania al Nord-Europa si sta decisamente meglio, come in Inghilterra e perfino in Spagna. Lo dico da testimone oculare delle recentissime partite dell’Inter in Champions League: la semifinale al Camp Nou di Barcellona e la finale al Santiago Bernabeu di Madrid. Ora inutile che vi racconti ancora quel che normalmente accade in un qualsiasi stadio ad un Oceano di distanza perché poi trovo sempre qualche cialtrone che mi taccia di esterofilia o filo-americanismo, cosa che per altro neppure nego. Purtroppo o per fortuna ognuno è figlio oltre che del suo tempo delle sue esperienze personali ed io ogni volta che lascio il nostro paesello, in media otto-dieci volte l’anno, mi sento e mi trovo meglio, mentre ogni volta che ci ritorno m’incazzo.  Avrei dovuto salutare tanti anni fa, ma è mancata la vera occasione per farlo. E allora tanto vale restarsene all’inferno: con gli occhi bene aperti, però. E stavolta ve lo scrivo pure: siete una famiglia? Bene, dimenticatevi gli stadi!

26 Commenti su Ritorno all’inferno

  1. Anselmo // 14 ottobre 2010 a 15:12 //

    Triste realtà ben descritta…
    Purtroppo viviamo in Italia e questo ci dobbiamo sorbire, non voglio entrare in discorsi politici o altro (non è la sede) ma abbiamo ciò che ci meritiamo.
    Questo è il risultato della politica del vincere a tutti costi, dell’affannarsi alla ricerca del risultato. La controprova ci viene fornita regolarmente dai nostri colleghi di tifo per i quali dopo 4 scudetti (+1) consecutivi con Triplete incorporato si incupiscono perchè abbiamo perso una partita e dopo 6 giornate non siamo primi con 24 punti!!!!
    Poi c’è chi come molti se ne fa una ragione e chi invece ci perde le notti……..
    So che ti incazzerai ma di questo va dato “merito” anche a chi tra i tuoi colleghi fa il furbone sparandole sempre più grosse o continuando in assurde campagne sempre e solo in “difesa” dell’informazione (vedi calciopoli…..)
    TdF, no grazie!!! E’ lo slogan preferito da chi ha timore di averla, io spero mi arrivi quanto prima visto non ho avuto nessun problema a richiederla…
    Cmq, sempre W la F

  2. franco ex banear // 14 ottobre 2010 a 15:18 //

    GLR,
    intanto mi tira il cu*o che io da secoli sto qui a Udine e tu nella MIA NYC.
    le scene di Genova le ho sentite alla radio, non le ho viste. Ma non sono sorpreso.
    C’è una cosa che mi rattrista, e cioè che se (come nelle barzellette) ci sono un americano, un canadese ed un europeo, ormai le lezioni di cultura ce le dobbiamo sorbire, non le possiamo più dare. OK, gli stereotipi yankee sono diversi: guerrafondai, caciaroni, ignoranti, ma almeno se si va al Mad Square Gdn. o allo Yankee stadium, entri col tuo bel biglietto, nel tuo bel posto panoramico, se ti va bene vinci qualcosa (hotdogs gratis, magliette, di certo un poster c’è per tutti), se incontri un giocatore ci puoi (udite!) anche parlare, poi esci in 10′ dal parcheggio (se sei in auto) e ti rituffi nella Tua vita. Zero stress, zero pericoli.
    L’ultima gara di calcio che ho visto è stata Udinese-Dinàmo Zagreb, Uefa di due anni fa. Tengo a precisare che sono andato in tribuna, che il mio casellario giudiziale è immacolato e non avevo neanche il portafoglio, solo il biglietto, i documenti e dieci euro, guai servissero. TRE controlli di documenti, una perquisizione con palpate dappertutto, metal detector manuale, interrogazione sul perché non portavo la cintura (me la sono dimenticata), tornello, posto scomodissimo, gara sospesa per 20′ perché i croati, per contestare il presidente della squadra, hanno tirato in campo di tutto, picchiando i giocatori andati a calmarli sotto la curva, con le aste delle bandiere.
    Servono commenti sul perché non seguo più il calcio live?

  3. Alessandro // 14 ottobre 2010 a 15:51 //

    Lo spettacolo dell’altra sera (per una volta davvero non per colpa nostra e, nel contesto generale, penso anche che le Forze dell’Ordine abbiano lavorato benissimo, perché, comunque, hanno sacrificato la partita, ma hanno evitato il peggio, visto il bilancio molto meno drammatico di quello che avrebbe potuto essere) è indegno soprattutto per il fatto che per una volta il casino l’hanno fatto i serbi, ma quasi tutte le domeniche lo fanno gli italiani e ci si scandalizza molto meno.
    Io penso che in questo paese non si voglia risolvere il problema degli ultras.
    Quando l’80% degli italiani capirà queste cose e sarà stufo degli ultras, vedi che il problema verrà risolto.
    Adesso le cose vanno così, perché qui alla maggior parte della popolazione di cui i politici sono espressione diretta va bene che siano così. E le Forze dell’Ordine sono fin troppo brave a mediare.

  4. Come hai ragione (purtroppo), come hai ragione!!!

  5. marco ferrara // 14 ottobre 2010 a 16:18 //

    Ciao Gian Luca e bentornato, sono completamente d’accordo con te!! Amando viaggiare anche io come te, ho avuto la fortuna e il piacere di visitare moltissimi Paesi in giro per l’Europa e non solo; credimi (ma sono certo te ne sarai accorto anche tu) quello della sicurezza negli stadi è solo la punta dell’iceberg dei problemi che affliggono il nostro “paesello”!! Se si facesse un elenco delle cose che non vanno, non lo si finirebbe più; certo, tu essendo un giornalista sportivo metti in evidenza tale questione, ma di problemi ce ne sono veramente tanti e anche ben più gravi in ogni campo e settore!! Io sono uno studente universitario e sentirmi dire a malincuore ma a ragione dai miei genitori, di andarmene fuori qualora si presentasse l’occasione buona, ti posso assicurare non è proprio entusiasmante!! Ti abbraccio, Marco

  6. anguz82 // 14 ottobre 2010 a 16:35 //

    Verissimo Gianluca,
    quando la gente capirà che lo sport è un piacere e soprattutto un divertimento (accade nei paesi civilizzati!), forse qualcosa cambierà…o forse è davvero meglio lasciare questo “piccolo” paese.

  7. Sono d’accordo nel fare di tutto per impedire che vengano messe ancora in piedi sceneggiate come quelle dei serbi l’altra sera o di tanti altri gruppi di tifosi organizzati in tanti stadi italiani (primo tra tutti il nostro qualche anno fa).
    Però non vorrei neanche assomigliare troppo agli sport americani dove le squadre cambiano città solo per logiche economiche e i timeout esistono solo per dare spazio alla pubblicità. Alla fine penso che le società sportive siano solo formalmente dei loro presidenti e nei fatti invece debbano rimanere dei tifosi che le amano e sono disposti a tutto per seguirle.
    A questo punto ben venga davvero la tessera del tifoso; non mi fa certo impazzire ma se è l’unica possibilità, cogliamola; preferirei però che fosse una tessera di merito (sconti, agevolazioni, possibilità di partecipare ad eventi con la società) e non solo una carta prepagata bpm con vista sulla questura…

  8. andrea da sanpietroburgo // 14 ottobre 2010 a 17:47 //

    Da anni seguo lo Zenit. Ba anni vedo orde barbariche di famiglie entrare nel vecchio Petrovskij ad urlare Malazzì (bravi), roba che alle nostre latitudini partirebbero i fischi.
    Altra cultura, anche sportiva.

  9. Fabio Primo // 14 ottobre 2010 a 18:07 //

    Anch’io vado in giro per il mondo per turismo e spesso anche a me la situazione mi sembra + rosea e civile in altre parti che nel nostro Belpaese…..Ma un conto è andare e anche fermarsi per turismo ed osservare le situazioni da semplice spettatore fugace , un ‘altro sarebbe viverci da cittadino , e allora molte cose cambiano….
    Anche nei tuoi ammiratissimi Stati Uniti non è così facile e sicuro viverci come sembra….non è qui il blog per discutere di certe cose , ma le conosci anche tu…..
    Tornando al nostro piccolo mondo del pallone , basta vedere la fatica , le polemiche e gli anni impiegati per arrivare a 2 soluzioni logiche , ovvie , per non dire banali : 1) la divisione tra lega di A e quella di B 2) giocare la B al sabato , per valorizzarla.
    Figuriamoci risolvere problemi enormi come gli stadi , gli ultras , ecc…..vedi l’affossamento della legge sugli stadi , che giace in parlamento congelata , e forse mai vedrà la luce…..

    Ciao

  10. Angelo Paterlini // 14 ottobre 2010 a 21:14 //

    Ciao Gian Luca, il 13 Novembre a Verona partita Italia Argentina di rugby…ci vado di corsa anche se conosco poco questo sport…chi tiferò?non importa…so solo che mi divertirò …

  11. Lo sguardo di Stankovic diceva tutto………….. Lui e i suoi compagni mi han fatto pena poveracci!
    Silvia

  12. Andrea V. Ft.Lauderdale // 15 ottobre 2010 a 03:32 //

    Gianluca non parla delle condizioni di vita in generale, parla degli stadi negli Stati Uniti. Io ci abito da un po’ di anni e sono andato a vedere partite di hockey, basketball, football e “soccer.” Gli stadi sono colmi di famiglie. Lo sport e’ sport, se si vince o si perde, la vita continua.

  13. Il calcio è uno sport bellissimo, emozionante, coinvolgente, appassionante, per tutti, famiglie in primis. Ma non è di questo che stiamo parlando. Sigh!

  14. Ciao GLR, viaggio in tutto il mondo per lavoro e quando posso da Bangalore, da Vancouver, Chicago, Boston, Atlanta … cerco di vedere la Beneamata su qualche canale (ESPN). Assistere a Vancouver il 24 gennaio alla 11.30 di mattina da un hockey bar il Derby e gustarmi il Milito, Milito …gol!!! e Pandev che segna con una bordata su punizione oltre che le dichiarazioni dell’uomo di Setubal è impagabile … il tifo ci deve essere visto dall’esterno dobbiamo ancor percorrere molta strada…ma torniamo al dunque, quest’anno ero a Boston per lavoro e sono andato al Boston Garden ad assistere ad una partita dei Celtics. Anzitutto grande organizzazione ma la cosa che ti colpisce è che tu vedi il tassista, l’impiegato, il professore del MIT o di Harvard Medical School con la maglietta verde e con i bambini che festeggiano un evento dove possono ammirare i loro beniamini… il momento prepartita è affascinante, si crea un’atmosfera elettrica e si rafforza un senso di appartenenza, altro che inni delle squadre, c’è molto di più e c’è anche un vero senso dello sport!!…Non è snobismo ma purtroppo devo dire che abbiamo ancora moltissimo da imparare…
    Ahimè, il 14 novembre ci sarà il derby ma io sarò in terra di Germania…. Urge trovare un Inter club teutonico…

  15. Archandrea // 15 ottobre 2010 a 09:44 //

    Sono perfetamente allineato in merito alla questione ultras, che non si vuole affrontare seriamente. Altro che tessera del tifoso, certi “tifosi” devono essere tenuti lontani dagli stadi e non solo, infatti andrebbero puniti anche per tutti i “danni collaterali” che fanno fuori dallo stadio e lungo il viaggio. Credo sia inutile sottolineare come ogni volta che certe tifoserie si muovono devastano treni, saccheggiano autogrill… e noi sempre fermi e zitti, magari per evitare il peggio!!! ma che cosa vuole dire “evitare il peggio”? Questi personaggi devono essere “raddrizzati” alla base. E’ vero, non è facile ma qui non si deve parlare di carta del tifoso o altro, queste “persone” hanno un nome e cognome e devono essere denunciate per ogni inottemperanza che portano a termine.
    Tornando al caso di Genova, credo che le forze dell’ordine all’interno dello stadio abbiano agito nell’unico modo possibile, ma credo che l’errore sia nato ore prima e lontano dallo stadio dove andavano bloccati e lo stadio non lo dovevano vedere se non magari dalla tv di qualche commissariato…
    Personalmente mi sono stancato di vedere certe cose, non solo intorno al calcio, e soprattutto non sopporto l’indifferenza della maggior parte delle persone che sempre più spesso si nascondono dietro un “ormai è così” oppure un “non si poteva fare di meglio”, ma c…o se questo è il meglio che si poteva fare forse dovremmo rivedere tutto!?!?!?
    Ricordiamoci solo che non si può paragonare il calcio al rugby, alla pallavolo…. gli altri sono sport, questo è il “gioco del calcio”…..

  16. Archandrea // 15 ottobre 2010 a 09:48 //

    Caro GLR,
    concedimi una battuta, ma ci credo che in alcuni stadi “si sta decisamente meglio….Lo dico da testimone oculare delle recentissime partite dell’Inter in Champions League: la semifinale al Camp Nou di Barcellona e la finale al Santiago Bernabeu di Madrid” soprattutto se all’uscita sei: CAMPIONE D’EUROPA

  17. ArchAndrea // 15 ottobre 2010 a 09:51 //

    Caro GLR,
    concedimi una battuta. Ci credo che in alcune situazioni “si sta decisamente meglio…Lo dico da testimone oculare delle recentissime partite dell’Inter in Champions League: la semifinale al Camp Nou di Barcellona e la finale al Santiago Bernabeu di Madrid…” soprattutto se all’uscita sei CAMPIONE D’EUROPA!!!!

  18. peppino // 15 ottobre 2010 a 10:32 //

    bellissimo articolo sono d’accordo con te! ormai frequentare tranquillamente gli stadi qua è diventato quasi impossibile, non c’è paragone con l’America.

  19. E’ solo una questione di mentalità. Se si litiga quando si vanno a vedere figli e nipoti all’oratorio cosa ci aspettiamo da manifestazioni più imponenti?

  20. Capisco la battuta, ma ovviamente mi riferivo a prima e durante le partite: a Barcellona uno stadio imponente come il Camp Nou, alle 20.20 era ancora semi-vuoto e si è riempito nel giro di un quarto d’ora, con la folla che per file ordinate raggiungeva i propri posti. E se là non ci sono i tornelli forse è anche perché chi sgarra poi viene severamente punito. A Madrid l’organizzazione della finale è stata semplicemente perfetta.
    GLR

  21. Vallo a spiegare a chi scrive che esagero quando parlo dello sport in USA. Cosa vuoi dirgli? Se non ci sono mai stati, non possono capire. E potrei dire che in Canada, in Australia e in Nuova Zelanda è lo stesso. C’è una parte di mondo che è molto più civile di noi, ma guai a dirlo! Ci sono i patrioti da strapazzo, quelli che probabilmente a questo Paese manco un anno di militare hanno dato ma parlano…
    GLR

  22. Lo so, l’ho visto e ogni volta lo rivedo. E’ bellissimo ma guai a osare dire che abbiamo da imparare. D’altronde il nostro è un Paese che cerca di migliorarsi ogni giorno e che, soprattutto, guarda al futuro: basti dire che il presidente della Repubblica ha due anni più del papa!
    GLR

  23. Anselmo // 15 ottobre 2010 a 12:05 //

    Ecco bravo Lor.
    Questo è il secondo aspetto del calcio,quello che poi genera assieme a certi “falliti” il male del calcio.
    Vai a vedere una partita di giovanissimi e c’è gia il genitore che insulta l’arbitro (peraltro un ragazzo di 17 anni forse…)perchè a suo dire non ha visto un fuorigioco….. o perchè è scarso (salvo che poi vedere suo figlio fare uno stop a seguire di 6 metri e lui gli dice bravo)
    Purtroppo il problema è alla radice… dal calcio tutti si aspettano chissache cosa, il gentiore che il figlio faccia carriera per poter guadagnare tanti soldi, il tifoso perchè per lui è una ragione di vita, i giornalisti perchè poi vendono/lavorano, etc etc
    E quindi è lecito “buttare sempre un carico da 11″…
    Bai

  24. Alessandro // 15 ottobre 2010 a 12:13 //

    Io penso che, se la Polizia avesse fermato questi “tifosi” prima dell’arrivo in Italia, si sarebbero scatenate critiche di ogni genere: “sospensione dei diritti costituzionalmente garantiti”, “repressione”, “mancanza di volontà di dialogo”, “provocazione da parte della polizia” e tutto il repertorio che buona parte degli italiani tira regolarmente fuori ogni qual volta la Polizia ci va giù pesante.
    Finché, dopo qualche arresto sacrosanti, tollereremo cortei violenti di ultras per le strade, finché ci saranno politici che vanno a pescare voti e appoggio in questi gruppi, ecc. la forze dell’ordine non potranno che mediare.
    Io se mi sequestano un tappo di bottiglia all’ingresso a San Siro e poi fanno entrare cinquanta ultras con spranghe di ferro lunghe un metro, non mi scandalizzo: so che cercano di minimizzare i rischi di episodi di violenza da parte del cane sciolto e che, per quanto riguarda gli ultras, cercano di contenerli nel loro settore e di controllarli. Se all’ingresso a San Siro perquisissero ogni singolo ultras si scatenerebbe una guerriglia ogni volta: guerriglia che poi vedrebbe gli ultras e i loro sostenitori in posizione di accusa, e la polizia violenta e provocatrice (perché la perquisizione di uno che arriva con una granata attaccata alla cintura è una “provocazione”, eh… sia chiaro!) sotto inchiesta.
    Allora meglio cercare di contenere questa gente, anche sacrificando una partita.
    Finché la stragrande maggioranza dei nostri concittadini non capirà che plaudire ad un certo tipo di anarchia che impera nelle curve è sbagliato, questa gente ce la dobbiamo tenere sapendo che troppi provvedimenti non potranno esser assunti.
    A proposito, con gli espisodi dell’altro giorno credo che la tessera del tifoso c’entri poco in tutti i sensi: erano stranieri, questo è uno strumento valido solo con gli italiani. Che non sono meglio di quei serbi.
    Durante Inter – Milan di CL, durante Inter – Alaves di Coppa Uefa, durante il lancio di motorino in quell’Inter – Atalanta del Maggio 2001 ero a San Siro: e non mi sono divertito.

  25. Alessandro // 15 ottobre 2010 a 12:34 //

    Qui da noi a San Siro (io sono al settore 225, proprio di fianco ad una scala, una di quelle che servono solo per accedere ai posti a sedere perché in alto non hanno sbocco), sulla scala accanto al mio posto, non si riesce a passare perché c’è gente regolarmente seduta lì. Sulla scala: e siccome non è previsto che ci sia gente lì, e quindi anche la visibilità viene parzialmente ridotta, guai a provare a chiedere loro di spostarsi…
    E non sono ultras.
    Ovvio che se qui ciascuno è abituato a fare ciò che vuole anche chi è preposto a garantire la sicurezza non potrà mai fare più di tanto.

  26. cito un episodio personale:partita corneliano d’alba-sommariva perno (avessi detto real-barcellona), clima rigido, terreno osceno e tribunette di pietra (portata massima 100 persone) ideali per congelarsi le chiappe…fatto sta che alla mezz’ora del primo tempo la squadra ospite (quella del mio amico alberto) vinceva già 4-0, troppo netta la differenza fra le due compagini, 0 agonismo, 0 di tutto, in pratica tutti i presenti (quasi tutti amici e familiari) hanno buttato via 3 ore della propria esistenza.
    a metà secondo tempo,quando il risultato era sull’1-7, normalissimo contrasto a centrocampo con fallo di un sommarivese e la tribunetta che insorge chiedendo l’espulsione….io che non riesco mai a stare zitto mi permetto di dire che era un fallo normalissimo e che la partita era già finita, per poco non finiamo tutti al TG…la cultura sportiva è un altra cosa.
    Davide

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