Brasile, l’altra Inter

di Andrea Ciprandi da Calciotradotto

L’Internacional di Porto Alegre ha conquistato la sua seconda Coppa Libertadores e a fine anno, ad Abu Dhabi, affronterà a pieno titolo le vincitrici degli altri maggiori trofei continentali del 2010. Alla kermesse mondiale, infatti, si era già qualificata di diritto in quanto ultima rappresentante della CONMEBOL rimasta in lizza nella massima competizione sudamericana. Fatto sta che fra pochi mesi proverà ad aggiudicarsi il secondo Mondiale per Club, dopo averlo già fatto suo nel 2006 in Giappone, avversario il Barcellona e con Pato nel mirino del Milan, ove un anno dopo si sarebbe trasferito. Curioso come sulla strada di questo titolo che ultimamente è tornato a essere apprezzato anche in Europa mentre in Sud America è sempre stato ambitissimo troverà proprio l’altra squadra di Milano, l’Inter, di cui oltretutto è omonimo.
Ma torniamo al presente. La doppia finale coi messicani del Chivas, liberatisi della stella Chicharito in un momento storico forse irripetibile, si è risolta con due successi tirati, ottenuti in rimonta. Il primo, fuori casa, per 2-1. Il secondo, a Porto Alegre, per 3-2. Questo dopo che il passaggio dei turni precedenti era stato altrettanto sofferto. Bisogna infatti ricordare come l’Inter, sulla strada per la gloria, abbia eliminato anche i campioni uscenti dell’Estudiantes e i rivali brasiliani del San Paolo, sempre al termine di doppie sfide al cardiopalma. Gli argentini sono stati superati grazie a una rete a due minuti dalla fine sul campo del Quilmes, dove si è giocato il ritorno. I paulisti invece sono stati fatti fuori soltanto in virtù dei gol segnati fuori casa: dopo l’1-0 interno al Beira-Rio, l’Internacional ha limitato i danni perdendo 1-2 al Morumbì.
Fra i protagonisti assoluti di questa campagna spiccano gli esperti argentini D’Alessandro e Guiñazú, ma poi una sfilza di giovani talentuosi come il centrocampista offensivo Giuliano, autore di gol fondamentali e andato a segno in entrambe le partite di Finale, e gli attaccanti Taison e Leandro Damião, quest’ultimo prodotto del vivaio, tutti ventenni o poco più. E poi due difensori stagionati ma difficilmente superabili come Bolivar e il veterano assoluto Indio, che con questo è arrivato a vincere dieci titoli negli ultimi cinque anni. In panchina, per finire, Celso Roth, al suo quarto passaggio per il Club e apparentemente colpevole di aver guidato anche i cugini del Gremio; in Brasile, però, non è peccato mortale cambiare tante maglie e nemmeno vestire quelle dei più acerrimi rivali, sia da giocatore che da tecnico.
Capitolo a parte quello del Pato Abbondanzieri, che sarà pure il secondo del portiere titolare Renan ma può comunque vantarsi di aver vinto la sua quarta Libertadores dopo le tre alzate col Boca. Per non dire degli altri suoi successi internazionali, tanto che a fine anno mirerà a far sua anche la terza ex Intercontinentale.
Con un occhio alla storia, gli ultimi dieci anni hanno letteralmente proiettato il Colorado (dal rosso della maglia) nell’olimpo del calcio mondiale. Dal punto di vista dei suoi sotenitori, questa ascesa è stata addolcita dal contemporaneo crollo del rivale di sempre, il Gremio, che due Libertdores le aveva vinte fra gli anni Ottanta e Novanta e poi nel 2007, stagione immediatamente seguente quella della prima affermazione dell’Internacional, aveva sfiorato un altro successo cedendo soltanto al Boca in Finale. Nell’ultimo decennio l’Internacional ha messo in bacheca due Libertadores, un Mondiale per Club, una Coppa Sudamericana e una Recopa, mentre in campo nazionale ha fatto suoi addirittura otto campionati statali, che in Brasile hanno un valore pari se non superiore a quello nazionale, organizzato solo a partire dagli anni Settanta.
Insomma, sembra proprio che i gauchos per cui Falcao giocò quasi quattrocento partite abbiano raccolto il testimone del San Paolo, campione del Sud America e del mondo nel 2005 e sconfitto nella finale continentale proprio dall’Internacional l’anno dopo, ma anche vincitore di tre campionati brasiliani consecutivi dal 2006 al 2008. Da sempre fa notizia quando una squadra rompe la monotonia del dominio di quelle di San Paolo e, in misura minore, Rio de Janeiro. Ma con ritmi simili e, prima ancora, giocatori in grado di garantire continuità, c’è da credere che anche quest’Inter abbia fatto definitivamente il salto di qualità.

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