2009-10/Inter Nos 1
Pubblicato su San Siro Calcio, sabato 24 ottobre per Inter-Catania
INTER A DUE FACCE – Tanto travolgente in campionato quanto inadeguata in Europa: l’Inter degli ultimi anni è questa: prendere o lasciare. Meglio prendere, a giudicare dall’Albo d’Oro, che nel calcio equivale alla Bibbia dei cattolici. Così, da un lato ecco partite in campionato da record che finiscono dritte negli almanacchi, come il fresco 5-0 di Genova o il 4-0 nel derby e dall’altro, tre gare insufficienti in Europa, che per ora fanno solo brutta classifica, con l’Inter che si ritrova fanalino di coda in un girone più duro del previsto. Oltreconfine le partite senza vincere diventano poi addirittura otto, se guardiamo anche alla scorsa stagione, con la ricorrenza di un compleanno da non festeggiare. E’ infatti trascorso un anno dall’ultimo successo in Champions League, proprio a ottobre 2008, con la vittoria di misura a San Siro sui ciprioti dell’Anorthosis con gol di Adriano. Dopo il 2-2 casalingo con la Dinamo Kiev, la strada verso la qualificazione agli ottavi si è fatta certamente più impervia, ma il funerale per ora lo facciano i tifosi nei bar! Ci sono ancora tre partite da giocare con l’obbligo di centrare la qualificazione: l’Inter non ha mai vinto, ma neppure perso. E questa Champions sta regalando più di una sorpresa: su tutte il Rubin Kazan che è andato a vincere al Nou Camp, perpetuando anche in Catalogna la maledizione europea di Ibra, che pure ha segnato. Chi pareva spacciato risorge nell’arco di 90 minuti e allora perché non credere che possa farlo presto anche l’Inter? Anche perché se non ci si sveglia subito, è giusto che si torni a casa!
IL TARLO EUROPA – Da tempo ci si danna cercando la vera ragione delle difficoltà dell’Inter in Europa, ma ormai non ci sono più dubbi. Mourinho sopravvalutato? Squadra tecnicamente non all’altezza? Balle. Purtroppo la questione è assai più seria e frignare a metà del girone non migliora certo le cose. Quello che non funziona in Europa è la testa e le pressioni dell’ambiente non fanno che peggiorare le cose. Più che uno psicologo servirebbe un grande risultato. Quattro anni fa, Roberto Mancini, al suo arrivo all’Inter, confidò ad un amico di aver incontrato un’aria di rassegnazione: sembrava che dopo tanti anni di delusioni vincere fosse diventato impossibile. C’era una cappa terribile su quell’Inter e fu il successo in Coppa Italia nel 2005 a rompere l’incantesimo, convincendo tutti che si era ancora capaci di vincere qualcosa. In Europa serve qualcosa di simile, un lampo che segni la svolta, prima di tutto nella mentalità. Non a caso gli ultimi arrivati sembrano quelli più liberi di testa in Europa, da Sneijder a Eto’o. Ma adesso guai a trascurare il campionato, che è ancora tutto da giocare.
IL CATANIA DI QUARESMA – E a proposito di campionato a San Siro arriva il Catania, superato di misura un anno fa con il primo e finora unico gol nerazzurro di Ricardo Quaresma. Oddio, più che un gol fu un’autorete, ma poco importa. Era il 13 settembre 2008 e il portoghese, appena arrivato in nerazzurro, sembrava dovesse spaccare il mondo. Invece ha finito per spaccarsi la schiena tra panchina e tribuna, giocandosi male anche la chance del disperato prestito al Chelsea la stagione scorsa. Chissà cosa penserà oggi Quaresma rivedendo a San Siro la squadra siciliana. Ma al di là di Quaresma, l’Inter ha l’imperativo di proseguire una marcia in campionato che pare addirittura più spedita di quella di un anno fa. Prima della trasferta a Kiev, in programma il 4 novembre, il calendario riserva ai nerazzurri tre partite abbordabili: dopo il Catania, giovedì arriva a San Siro il Palermo e poi si va Livorno. Se tutto fila liscio, non è escluso che in questo campionato si possa davvero cominciare a parlare di una prima vera fuga nerazzurra. E certe fughe in classifica servono anche ad essere più sereni. Ovunque.
LE RIPERCUSSIONI SOCIETARIE – Massimo Moratti non ha legato espressamente alla vittoria della Champions il futuro di Mourinho, ma è ovvio che quest’anno si aspetti ben altra autorevolezza in Europa rispetto a quella dimostrata fin qui. Non qualificarsi sarebbe certamente disastroso anche per il bilancio, ma ipotizzare in tal caso un cambio di allenatore in corsa è assurdo. Quei tempi è augurabile siano morti e sepolti. Con questo è ovvio che Moratti si aspetti non solo la qualificazione, ma anche che l’Inter, oltre alla conquista del 18° scudetto, sappia farsi valere seriamente anche in Europa, ben al di là dei soliti ottavi. Al momento i toni del presidente restano soft, anche perché è sua volta convinto che il nodo sia davvero psicologico e alzare i toni, trasformando l’ambiente nella polveriera di anni addietro, non gioverebbe. Il presidente prima ancora di essere deluso o arrabbiato è preoccupato, anche perché a suo insindacabile giudizio, è stato fatto tutto il possibile per dare una Mourinho una squadra in grado di ripetersi in Italia e di migliorare in Europa.
IL TARLO EUROPA – Da tempo ci si danna cercando la vera ragione delle difficoltà dell’Inter in Europa, ma ormai non ci sono più dubbi. Mourinho sopravvalutato? Squadra tecnicamente non all’altezza? Balle. Purtroppo la questione è assai più seria e frignare a metà del girone non migliora certo le cose. Quello che non funziona in Europa è la testa e le pressioni dell’ambiente non fanno che peggiorare le cose. Più che uno psicologo servirebbe un grande risultato. Quattro anni fa, Roberto Mancini, al suo arrivo all’Inter, confidò ad un amico di aver incontrato un’aria di rassegnazione: sembrava che dopo tanti anni di delusioni vincere fosse diventato impossibile. C’era una cappa terribile su quell’Inter e fu il successo in Coppa Italia nel 2005 a rompere l’incantesimo, convincendo tutti che si era ancora capaci di vincere qualcosa. In Europa serve qualcosa di simile, un lampo che segni la svolta, prima di tutto nella mentalità. Non a caso gli ultimi arrivati sembrano quelli più liberi di testa in Europa, da Sneijder a Eto’o. Ma adesso guai a trascurare il campionato, che è ancora tutto da giocare.
IL CATANIA DI QUARESMA – E a proposito di campionato a San Siro arriva il Catania, superato di misura un anno fa con il primo e finora unico gol nerazzurro di Ricardo Quaresma. Oddio, più che un gol fu un’autorete, ma poco importa. Era il 13 settembre 2008 e il portoghese, appena arrivato in nerazzurro, sembrava dovesse spaccare il mondo. Invece ha finito per spaccarsi la schiena tra panchina e tribuna, giocandosi male anche la chance del disperato prestito al Chelsea la stagione scorsa. Chissà cosa penserà oggi Quaresma rivedendo a San Siro la squadra siciliana. Ma al di là di Quaresma, l’Inter ha l’imperativo di proseguire una marcia in campionato che pare addirittura più spedita di quella di un anno fa. Prima della trasferta a Kiev, in programma il 4 novembre, il calendario riserva ai nerazzurri tre partite abbordabili: dopo il Catania, giovedì arriva a San Siro il Palermo e poi si va Livorno. Se tutto fila liscio, non è escluso che in questo campionato si possa davvero cominciare a parlare di una prima vera fuga nerazzurra. E certe fughe in classifica servono anche ad essere più sereni. Ovunque.
LE RIPERCUSSIONI SOCIETARIE – Massimo Moratti non ha legato espressamente alla vittoria della Champions il futuro di Mourinho, ma è ovvio che quest’anno si aspetti ben altra autorevolezza in Europa rispetto a quella dimostrata fin qui. Non qualificarsi sarebbe certamente disastroso anche per il bilancio, ma ipotizzare in tal caso un cambio di allenatore in corsa è assurdo. Quei tempi è augurabile siano morti e sepolti. Con questo è ovvio che Moratti si aspetti non solo la qualificazione, ma anche che l’Inter, oltre alla conquista del 18° scudetto, sappia farsi valere seriamente anche in Europa, ben al di là dei soliti ottavi. Al momento i toni del presidente restano soft, anche perché è sua volta convinto che il nodo sia davvero psicologico e alzare i toni, trasformando l’ambiente nella polveriera di anni addietro, non gioverebbe. Il presidente prima ancora di essere deluso o arrabbiato è preoccupato, anche perché a suo insindacabile giudizio, è stato fatto tutto il possibile per dare una Mourinho una squadra in grado di ripetersi in Italia e di migliorare in Europa.
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